Gli «alieni» hanno invaso il nostro mare: alghe tossiche e «killer»: come riconoscerle

di Alessandro Caiulo per IL7 Magazine

Gli alieni sono tra noi ed hanno invaso i nostri mari! Il riferimento, però, non è ad umanoidi provenienti da altri sistemi solari che hanno deciso di colonizzare il nostro mondo, ma alla gran quantità di organismi marini che, negli ultimi venti anni, ma con una notevole accelerazione nell’ultimo lustro, si sono resi protagonisti di una vera e propria invasione biologica dei mari che bagnano le coste italiane, con una maggiore incidenza relativamente alle coste liguri, campane, siciliane e pugliesi.
La famosa alga tossica, nome scientifico Ostreopsis Ovata, che negli ultimi anni fra il mese di luglio e quello di agosto rende inidonee alla balneazioni lunghi tratti di costa pugliese, sia sul versante jonico che su quello adriatico, altro non è che una delle circa 800 specie alloctone, cioè provenienti da altre zona del pianeta, in particolare dai mari tropicali, ed ha trovato in puglia le condizioni climatiche ideali per prosperare.
Come ha fatto a percorrere le migliaia di chilometri rispetto al suo naturale areale di distribuzione è presto detto, questa come la maggior parte delle altre specie invasive, non ha dovuto faticare nè sfruttare il gioco delle correnti, ma ha comodamente viaggiato nelle stive delle grosse navi mercantili che quotidianamente attraccano nei porti di Taranto, Brindisi e Bari, nell’acqua di zavorra che, scaricata nei porti di arrivo dalle imponenti navi, ci ha messo poco a colonizzarli.
Il problema della Ostreopsis Ovata è che durante il periodo della sua fioritura, quando le condizioni del mare sono particolarmente calme per più giorni e la temperatura dell’acqua e superiore ai 24°, come appunto accade dalle nostre parti nel mezzo dell’estate, questa alga unicellulare, invisibile ad occhio nudo ma che colonizza alghe più grosse ed interi tratti di fondale marino roccioso, rendendoli di un brutto colore brunastro, sviluppa una tossina, la Palitossina Similis che, oltre a provocare morie di organismi quali granchi, stelle marine ricci, molluschi e polpi, può incidere anche sulla salute dell’uomo.
E’ di pochi giorni addietro l’allarme alga tossica che ha portato i sindaci di alcuni comuni pugliesi, fra cui anche quello di Fasano, Francesco Zaccaria, ad emanare una ordinanza interdittiva alla balneazione per tre giorni in un tratto di alcuni chilometri di costa dopo che, un paio di dozzine di bagnanti avevano accusato malesseri di vario genere, facilmente imputabili alla presenza di quest’alga che proprio nella metà del mese di luglio, ha superato, secondo le indagini condotte dall’ARPA, i livelli di guardia nella costa nord brindisina, fra le marine di Ostuni e di Fasano in special modo.
Proprio l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione dell’Ambiente ha evidenziato che in quei giorni si sono manifestati fra i bagnanti riniti, faringiti, laringiti, bronchiti, febbre, dermatiti e congiuntiviti, con il picco proprio in concomitanza delle elevate concentrazioni di questa alga nelle acque e sui fondali, specialmente dopo una mareggiata, in quanto le mareggiate favoriscono la formazione del cosiddetto aerosol marino che in questi caso, invece che far respirare il salutare iodio, può diffondere la tossina nell’area e farla respirare anche a chi è sulla costa semplicemente per fare una passeggiata o prendere il sole.
I controlli effettuati sul mare del capoluogo, nel caso di specie nei pressi di Apani, a riscontrato una presenza minima di questa alga ed in una percentuale non allarmante sia nell’acqua che sul fondale.
Fortunatamente le condizioni che favoriscono lo sviluppo di questa tossina nell’alga sono assai limitate nel tempo come anche gli effetti sulle persone che ne vengono colpite sono del tutto transitorie e durano appena un paio di giorni, ma si tratta pur sempre di una iattura per il turismo e le strutture balneari in quanto una non corretta informazione ed un eccesso di allarmismo potrebbero portare a credere che la situazione di pericolo sia ben più grave di quella effettiva.
I consigli degli esperti, infatti, suggeriscono semplicemente di limitare il consumo di ricci di mare che, brucando sulle alghe potrebbero accumulare le tossine ed evitare lo stazionamento lungo le coste rocciose durante le mareggiate nei periodi di picco segnalate di quest’alga. Trattandosi poi di condizioni che possono registrarsi solamente sotto costa, nessun rischio, neanche teorico, relativamente a questa tossina ci può essere per chi va a fare il bagno al largo.
Come abbiamo sopra accennato l’alga tossica è solo una delle centinaia di specie aliene che hanno invaso il nostro mare, altre specie, come il pesce palla maculato, dotato di un veleno mortale per chi lo dovesse ingerire, il pesce scorpione, molto più urticante dello scorfano nostrano o il pesce coniglio, dotato di spine dorsali che in caso di puntura producono intenso dolore, oppure tanti nudibranchi o lumaconi di mari, granchi tropicali e tante specie di anellidi policheti dai colori sgargianti che ci stiamo abituando a vedere lungo le nostre coste e nelle acque portuali, cominciano, oramai, a far parte anche del nostro patrimonio ittico al punto che non destano più nemmeno tanta sorpresa le catture accidentali da parte dei pescatori nostrani e molti dim questi essere sono anche assai belli a vedersi.
A voler restare alle alghe, però, ce ne un’altra, questa volta molto più grande e chiaramente visibile ad occhio nudo, che sta colonizzato interi tratti rocciosi di fondali anche brindisini soffocando il coralligeno esistente e soffocando spugne e coralli nostrani si tratta di una verità di Caluerpa che si guadagnata il soprannome di alga killer anche se in questo caso non rappresenta un pericolo per l’uomo ma solamente, il che non è cosa da poco, per gli organismi marini mediterranei che tendono a soccombere e soffocare di fronte al suo straripare infestante e prepotente