Capita di arrivare a scuola una mattina qualsiasi e di trovarsi catapultati in un’avventura inaspettata. È quello che è accaduto a otto studenti del Liceo Palumbo della nostra città. L’occasione è stata la partecipazione al Girothon, organizzato in onore del Giro d’Italia. Gli Hackathon sono gare che coinvolgono gruppi di concorrenti e hanno come obiettivo la realizzazione di un progetto. Il termine deriva dalla fusione di Hacker e di Marathon e, in genere, si tratta di una full immersion di 72 ore. Non è necessario piratare siti, come il termine hacker fa credere, ma dimostrare capacità di gestire la rete, alla ricerca di informazioni utili alla competizione. Il Girothon prevedeva 12 squadre di studenti, una per regione, e l’onore di rappresentare la Puglia è toccato a Brindisi, ad un Liceo che si è già distinto per l’attenzione alle tecnologie innovative. Obiettivo: progettare una tappa del giro d’Italia 2021, con la stessa competenza tecnica dei veri organizzatori.
È così che ho conosciuto Antonio, Alberto, Davide, Gemma, Helena, Marta &Marta e Pasquale, equamente divisi fra maschietti e femminucce. Otto è un bel numero. Per alcune religioni ha simbologia mistica e fortunata. Se lo si piega di lato, si ottiene il simbolo dell’infinito. Come infinite sono le potenzialità dei giovani, se ben motivate. Sono arrivati alla History Digital Library, nella sala multimediale, aula aggiuntiva del loro Liceo grazie alle disposizioni anticovid che hanno consentito di allargare all’esterno gli spazi scolastici. Qui ci sono connessioni veloci e schermi touchscreen, oltre a programmi di videomaking e grafica. Spaesati e inconsapevoli, i ragazzi hanno cominciato a leggere le regole del gioco. Seduti intorno ad un lungo tavolo ovale, i volti protetti dalle mascherine e ben distanziati, hanno studiato la mappa della Puglia. La tappa doveva per forza passare da Brindisi, in onore del Liceo Palumbo, ma coinvolgere altre province. Cosa non facile, in una regione più lunga che larga. Otranto è un buon punto di partenza. La litoranea corre lungo la costa fino ai confini della nostra città. Un tratto di strada interessante, fra lo splendido Adriatico e la campagna. Certo, costeggia la zona industriale, ma la presenza dell’oasi di Punta della Contessa avrebbe regalato ai corridori un accompagnamento di volo di aironi, ad essere fortunati. Poi deviazione all’interno, percorso serpeggiante in Valle d’Itria e discesa verso Polignano dalla Selva di Fasano. 214 Km, fra mare, vigne e ulivi. Una lunga passeggiata adatta anche ai cicloamatori, quelli che hanno il tempo di godersi il paesaggio e non devono arrivare primi al traguardo. Bisogna dare un nome al percorso. Perché non sensibilizzare il pubblico sui problemi di uno dei nostri simboli culturali e agricoli? Non tutti conoscono la xylella e quanto male sta causando alla nostra economia. Nasce così la Tappa degli Ulivi. I ragazzi sono soddisfatti, ma sono solo all’inizio e il tempo corre. Un giorno è andato perso nell’organizzazione. A loro restano solo poche ore per completare tutto. Io assisto al loro affannarsi, dando qualche consiglio, a volte interpretando una parola. Geolocalizzazione, dislivello, infrastrutture non sono termini che si ascoltano tutti i giorni. Dove posizionare i traguardi intermedi? Quante transenne ci vorranno per delimitare il percorso? Quante strade da chiudere? Quante bottiglie di acqua? Dove alloggeranno i componenti della carovana? Dove sistemare il podio? Qualche telefonata ai prof, altre al mentore esperto in Hackathon. Digitano veloci sulle tastiere. A volte le teste si avvicinano, perché lo schermo è uno e i cervelli all’opera di più. Le mascherine si abbassano. Ma basta una parola per riportarli all’ordine. Sono disciplinati. Quello che mi stupisce è la familiarità che hanno fra loro. Sono uniti, collaborano, si dividono i compiti, si organizzano. Sono amici. Eppure, alla fine dell’orario scolastico, tornano nelle loro case, sparse nella provincia. Difficile incontrarsi per trascorrere del tempo insieme, quando si abita in paesi diversi. Ogni tanto un’imprecazione colorita. Di quelle che fanno sorridere, niente di più. Momenti di stanchezza e di fame.
Allora i futon, che fanno da sedile ai visitatori più piccoli della struttura, diventano il posto ideale dove stravaccarsi per qualche minuto. Vanno via che è già sera, dopo aver mangiato un pezzetto di focaccia al volo. Non sapevano di dover restare così a lungo. Creano una chat su WhatsApp. Mi includono. Il cellulare continuerà a trillare per tutta la sera. A mezzanotte sono ancora lì a scambiarsi informazioni, dubbi, domande. La mattina dopo di nuovo al lavoro, alle 11.00 bisogna inviare tutto. Devono scegliere un portavoce. Si scaricano l’un l’altro l’incombenza, schernendosi della loro timidezza. Alla fine, un volontario: Alberto. Sarà lui a illustrare il percorso. Si agita, quasi trema. Ma ci sono gli altri a sostenerlo. Scrivono il testo della presentazione. Bisogna definire bene la partenza e l’arrivo. Ancora calcoli, planimetrie, l’idea di coinvolgere studenti come loro nel servizio d’ordine. Creano un video, le immagini si animano. Il collegamento di prova è alle 15.00. Alberto siede davanti allo schermo. I compagni intorno, a fargli coraggio. Gli ultimi intoppi da superare. Dopo due ore, c’è la diretta. Un applauso liberatorio alla fine. Scappano via. È tardi e gli autobus non aspettano. La giornata non è ancora finita. Seguiranno la premiazione dai loro cellulari, in viaggio. Ci sarà solo un vincitore, che avrà il compito di organizzare la tappa proposta il prossimo anno. Non ci sperano molto. Troppa insicurezza, troppo poco tempo. Vince il Trentino-Alto Adige. Ma ci sono le menzioni d’onore. La maglia ciclamino, quella assegnata al leader della classifica a punti, va al team della Puglia, per aver ideato la tappa più veloce. Un riconoscimento che vale quanto una medaglia d’oro alle Olimpiadi. Li immagino esultare, ognuno nella propria casa. La chat esplode. Gli otto cavalieri che fecero l’impresa sono: Antonio Antonica, Alberto D’Agnano, Helena Dell’Abate, Gemma Morelli, Davide Panzanaro, Pasquale Saponaro, Marta Serinelli, Marta Tundo. A loro vanno i miei più calorosi complimenti, per il meritato riconoscimento, per la curiosità, la determinazione, l’affettuosa solidarietà. Per avermi fatto credere che, nonostante tutto, il futuro dell’Italia è in buone mani.