I segreti della Fontana Tancredi: tra storia e leggenda

Se ci soffermassimo a osservare con maggiore attenzione le forme, a volte enigmatiche, dei monumenti cittadini, e a leggere i nomi impressi sulle loro epigrafi, scopriremmo tante storie, spesso ricche di passioni, di intrighi, di sofferenze e di amori. Proviamo a farlo, appena ci sarà possibile, partendo dal Fonte Grande, la più antica fontana cittadina voluta e intitolata a Tancredi, il nobile condottiero normanno della dinastia degli Altavilla, Conte di Lecce e re di Sicilia dal 1189 al 1194.
La fontana venne costruita nel 1192 proprio con i finanziamenti elargiti da Tancredi in onore delle nozze tra il suo primogenito Ruggero e la principessa Irene, figlia dell’imperatore di Costantinopoli, Isacco Angelo II, un matrimonio organizzato fondamentalmente per convenienza politica: in questo modo veniva rafforzata la posizione del sovrano normanno e, da parte bizantina, per evitare l’integrazione del regno di Sicilia nell’impero tedesco. Le nozze vennero celebrate con grande solennità nella cattedrale di Brindisi, dove in precedenza vi era stata l’investitura ufficiale dello stesso Ruggero a re di Sicilia, la prima volta di un’incoronazione avvenuta fuori Palermo. Il giovanissimo principe affiancò il padre nella conduzione del regno fino al 24 dicembre 1193, quando a soli 18 anni, morì. Un’iscrizione su una lastra marmorea posta sul muro frontale della fontana, abrasa dal tempo, rievoca le circostanze del rifacimento, in effetti qui c’era una preesistente struttura di epoca romana “che segnava l’accesso in città da nord, proprio dove è possibile ipotizzare, sulla base di un rilievo idrologico del 1700, la ricongiunzione nel tratto di accesso alla città di arterie viarie importanti, la via Appia e la sua variante Traiana, che proprio in questa zona si fondevano prima dell’ingresso a Porta Mesagne”, racconta il dott. Dario Stomati, affermato neurologo, scrittore e stimato studioso medievalista, che ha presentato il suo lavoro di ricerca sul monumento durante un convegno sull’età normanna in Puglia. “I romani avevano fatto di Brundisium il porto da cui salpavano le legioni destinate all’oriente e punto d’arrivo delle preziose merci da quelle terre, fu quindi necessario dotare la città di infrastrutture che potessero soddisfare le esigenze della massa enorme di persone in transito, oltre che dei residenti”. Avevano scelto questo luogo sui rialti del Seno di Ponente in quanto prossimo all’attracco degli eserciti accampati fuori le mura e anche perché “la zona presenta delle sorgenti sotterranee tuttora attive: lo stesso quartiere Minnuta, alle spalle della fontana, prende il nome dalla caratteristica ubertosa della sua terra, come una mammella o ‘minna’ femminile”.
“L’attuale aspetto del monumento non è certamente quello originario – ricorda ancora il dott. Stomati – la fontana fu restaurata nel 1540 a cura del governatore della Terra d’Otranto, Ferrante Loffredo”, quando sindaco era il nobile Bartolomeo Tomasino e la città contava su poco più di ottocento famiglie. Nell’occasione furono aggiunti gli stemmi araldici della città di Brindisi, dello stesso governatore e di Carlo V, insieme all’epigrafe che invita i viandanti a dissetarsi con quest’acqua benefica prima di proseguire il viaggio, un testo scritto in latino leggibile ancor’oggi al centro dell’opera architettonica. “La funzione delle fontane in epoca medievale poteva essere di tipo decorativo, ispirate a modelli classici, di cui si hanno numerose testimoniate, o ‘a pila’, ovvero destinate all’uso pubblico, dalle quali attingere l’acqua per le più svariate finalità. Solitamente, queste fonti presentano delle grosse vasche idriche e sono localizzate, per lo più, lungo assi viari”. L’antico fonte brindisino rientra in quest’ultima tipologia ed è servito durante tutto il medioevo per l’abbeveraggio dei destrieri, delle milizie e degli innumerevoli pellegrini in transito da e verso la Terra Santa, ma anche per irrigare i pregevoli e lussureggianti giardini circostanti.
Nella seconda metà del XIX secolo la fontana era ridotta in condizioni pessime, per cui venne ricostruita ed ampliata ad opera del Decurionato brindisino; nel restauro vennero recuperate le memorie araldiche ed epigrafiche e risistemate in modo diverso da come erano state apposte secoli prima. Tra i materiali reimpiegati anche i due mascheroni che vediamo all’interno delle nicchie laterali, risalenti al XII secolo, da dove attingevano l’acqua le persone, mentre nella grande vasca centrale si abbeveravano i cavalli e gli animali di passaggio. “Nella stampa del 1797 realizzata dell’artista francese Antoine-Laurent Castellan, che si trattenne a Brindisi per motivi di quarantena – rileva lo studioso medievalista – si potrebbe desumere anche un suo diverso orientamento, rispetto alla posizione attuale. Tuttavia, è possibile che l’artista abbia voluto includere il maniero per esigenze raffigurative. È possibile anche desumere una differente copertura dei loggioni, che verosimilmente erano a forma piramidale. L’attuale sistemazione delle coperture con cupolette (di stile arabo, ndr), potrebbe risalire proprio al restauro ottocentesco, in accordo con gli stili dell’epoca. Le foto degli inizi del secolo scorso dimostrano inoltre come l’attuale terrapieno, alle spalle del monumento, si sia formato nel corso di pochi decenni. Ciò potrebbe essere ascrivibile alla presenza di una particolare pendenza del terreno, associata a opere di sterramento per scopi edili. Immagini aeree dimostrano chiaramente la possibile origine antropica del terrapieno, lasciando ipotizzare anche la probabile fragilità dello stesso. Dato, questo, da non sottovalutare in rapporto all’edificazione di nuovi palazzi nella zona”. L’assenza di detto terrapieno è altresì evidente nella caratteristica cartolina postale edita da Nicola Passante, che ritrae la fontana attorniata in ogni suo spazio dai bersaglieri, rimpatriati nel dicembre del 1903 dopo una delicata missione in Cina. Il battaglione della 7ª Compagnia faceva parte del Corpo di Spedizione italiano inviato a Pechino sin dalla primavera del 1900 per proteggere le delegazioni italiane a seguito della cosiddetta “Rivolta dei Boxer”. L’originale posa dei militari fu riproposta nel maggio del 1992 in occasione del 40° Raduno Nazionale dei Bersaglieri.
Questo straordinario e storico luogo di adduzione e di approvvigionamento idrico, una fonte purissima e abbondante che per la gradevolissima qualità delle sue fresche acque era “considerata dai medici e dai periti la migliore in assoluto della città e dei dintorni”, è stato oggetto di ulteriori interventi di restauro conservativo completati nel 1999 e nel 2012, il Comune di Brindisi nell’ultima occasione ha egregiamente riqualificato anche i giardini circostanti creando suggestive aree di sosta, con l’inserimento di panchine e un più adeguato impianto illuminotecnico.