Il duplex: quando si aveva il telefono in comune con i vicini

Intorno agli anni Sessanta il telefono entrò nelle nostre case e pur di risparmiare sul costo del canone si accettava di condividere la linea telefonica con un altro utente. Il duplex, così si chiamava il telefono, lo avevi in comune con una famiglia vicina di casa. Il numero di telefono si differenziava di una cifra, ma la linea era la stessa.
La SIP (Società Italiana per l’Esercizio delle Telecomunicazioni) offriva un risparmio del 34% sulla spesa.
Se dovevi fare una telefonata, alzavi la cornetta e se dava il segnale di “libero”, potevi comporre il numero e telefonare. Se, invece, non si sentiva nulla, voleva dire che il “compagno” era al telefono e dovevi aspettare che terminasse. E se il telefono era occupato dall’altra parte, non si potevano neanche ricevere le telefonate.
Un breve segnale avvisava della fine della conversazione e immediatamente ti catapultavi sul telefono, prima che fosse occupato nuovamente. Se la telefonata era urgente e la linea era occupata, l’unica cosa da fare era munirsi di gettoni e andare a telefonare dalla cabina telefonica.
Se uno dei due abbonati doveva traslocare si doveva subito cercare qualcun altro che prendesse il suo posto, altrimenti si era costretti a passare all’abbonamento “simplex”, che costava più del doppio. Con l’avvento del benessere molte famiglie decisero di “passare al simplex” e ciò indusse molti a pensare che “chi aveva ancora il duplex” fosse poverello.
Il telefono in passato ha fatto da corollario a molte storie d’amore. I corteggiatori qualche volta facevano ascoltare un disco al telefono alla loro amata, dedicandole una canzone.
Ma i giovani facevano anche molti scherzi. Ricordo che in quegli anni il custode del cimitero di Brindisi era il signor Peppino Brugnola, uomo socievole e di buona compagnia, ma dall’aspetto e dall’abbigliamento che tradivano il suo mestiere ti bicchinu. I ragazzi facevano scherzi di ogni tipo. Per esempio, telefonavano a qualcuno e lasciavano un numero di telefono a cui farsi richiamare. Il numero, naturalmente, era quello del telefono della famiglia Brugnola. Oppure telefonavano a casa Brugnola e dicevano: – “Casa Brugnola? Pi favori ddo casci…”

Cavolfiori sott’aceto
Mùgnuli sott’acìtu

Ingredienti: 2 cavolfiori di media grandezza, aceto di vino bianco, 3-4 limoni, pepe in grani, qualche foglia di alloro, sale.
Preparazione: Pulite il cavolo, eliminando le foglie (che potrete lessare e condire con olio, sale e limone) e il torsolo; quindi tagliatelo a capolini e lasciatelo per due ore in acqua fredda acidulata con succo di limone.
Mettete a bollire in una pentola abbondante acqua salata in cui siano stati spremuti i limoni.
Al primo bollore, calate i cavolfiori e fateli cuocere per 3-4 minuti, quindi scolateli e fateli asciugare su un panno per almeno un paio d’ore.
Quando saranno asciutti, sistemate i pezzi in un contenitore di vetro.
Mettete a bollire l’aceto col sale, il pepe e le foglie di alloro. Ancora caldo, versatelo nel vasetto; fate raffreddare, quindi chiudete ermeticamente.
Ponete il vaso in un luogo buio e non consumate prima di un mese.