Il Monumento al Marinaio e il suo messaggio che rimanda a Dante

Ricorre quest’anno il 700° anniversario dalla morte di Dante Alighieri, avvenuta il 14 settembre a Ravenna.L’ opera, gigantesca ed imprescindibile, del Sommo Poeta, ha reso necessario per il Ministero della Cultura indire ed organizzare iniziative per la sua “lettura” durante tutto l’anno 2021.
Stando al calendario, il 25 marzo del 1300, giorno di Venerdì Santo, Dante si perse nella “Selva Oscura, che la diritta Via era smarrita”. Tutti gli italiani che hanno frequentato un aula scolastica la conoscono con la rima finale dei tre canti della Divina Commedia: “E ritornammo a riveder le stelle” una orrispondenza con l’avventurosa esperienza pandemica che ci rende un po’ tutti persi nella selva delle incertezze, nella speranza che alla fine si torni, ancora tutti, a rivedere le stelle di una vita che si riappropria della speranza.
Brindisi conserva tra le sue preziosità, le radici culturali che proprio Dante ha seminato nel corso della sua impareggiata produzione letteraria.
Se a Brindisi si celebra il mentore di Dante, Virgilio, il poeta latino più celebrato, che in città moriva il 21 settembre del 19 a.C. e che Dante vuole nel suo viaggio nei tre regni dell’oltretomba, proprio a Brindisi, la storia recente vuole ricomporre il duo dei massimi poeti italiani, proprio nel simbolo cittadino più osannato, il Monumento Nazionale al Marinaio d’Italia, che con la sua Cripta è testimone dei significati culturali e spirituali che si ritrovano nella scrittura dantesca.
Da sei anni il Consiglio Periferico di Assoarma, la federazione delle associazioni d’arma e combattentistiche della provincia, in comunione con l’Amministrazione Comunale e l’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni, cura i dialoghi con la memoria ed il ricordo dei caduti in mare.
Il suo calendario 2021 è dedicato al Sommo poeta e con cadenza mensile, invita alla riflessione dantesca, quale metro di paragone per le memorie di persone ed accadimenti a cui vengono riservati il pensiero e la preghiera.
Ricorrendo il 25 marzo il Dantedì e nel rispetto delle norme anti covid, che hanno comportato la chiusura del Monumento, l’invito alla riflessione dantesca, avviene attraverso un video che accenna ad una delle tante suggestioni che il Monumento rimanda a Dante.
La celebrazione è occasione per coltivare e avere cura di un dialogo tra cultura militare e cultura civile, legate da medesimi valori e principii ispiratori.
Tutto il Monumento è altare alla memoria, non tomba.
Non sono custoditi resti mortali, ma le memorie di circa 40.000 militari morti in mare, per causa di guerra.
A rappresentare tutti i militari caduti in operazioni di pace, la targa riservata a Filippo Montesi, il marò neppure ventenne, caduto a Beirut, nella prima operazione di pace, in cui fu coinvolta l’Italia, nel marzo del 1983.
La ragione dantesca del Monumento, la si ritrova sin dal principio, ovvero a quando gli autori del progetto, selezionato fra tanti, scelsero per il loro, il titolo assai suggestivo: “Sta come torre” che è l’inciso di un versetto della Divina Commedia, nel quale Virgilio esorta Dante, che si attarda ad ascoltare le anime dei pigri in Purgatorio e lo ammonisce: “Vien dietro a me,
e lascia dir le genti: sta come torre ferma, che non croll già mai la cima per soffiar di venti”
Dante si era attardato a vedere ed ascoltare quelle anime che continuano a indicarlo, finché Virgilio lo scosse da quella insistente incertezza. Il monito che gli rivolge, aoncora attuale per quanti si attardano ad ascoltare opinioni vuote di contenuto, è in forma di ammonimento perentorio a seguirlo senza ascoltare nessuno e comportarsi come fosse una torre che resta salda nonostante i venti, perché l’uomo che si perde in troppi pensieri non raggiunge l’obiettivo che si é prefissato.
Non è quindi il monumento ad essere torre, esso riprende infatti, le sembianze di un timone di imbarcazione, la cui barra orizzontale, idealmente si innesterebbe nell’incastro che disegna la nicchia dov’è posta la statua della Madonna “Stilla Maris” (goccia di mare e non erroneamente Stella, come siamo abituati a credere).
Torre è ogni uomo, ogni persona che si richiama a quei valori eterni che ne costituiscono l’affidabilità per mezzo della coerenza. Da cittadini, tutti giuriamo di essere fedeli alla nostra Repubblica alla Sua Costituzione, alla bandiera. Non parole, né concetti, ma valori indefettibili, misura della nostra coerenza.
Nel Monumento che è luogo sacro alla memoria, che si riserva a chi è testimonianza di esempio e coerenza, è legittimo simbolo a cui affidare la nostra attenzione i brindisini devono guardare e fare riferimento con grande senso di responsabilità, per il bene che in esso si rappresenta per tutta la nazione.
Dal 2014 il bene monumentale è transitato dal Demanio Militare all’Amministrazione Comunale e pochi mesi dopo, in un costante ascolto con le Istituzioni Pubbliche e Militari, si è dato vita ad un dialogo che ad oggi rilancia la centralità di una rilettura del nostro essere comunità, società che la pandemia, mette a dura prova e che resiste solo per il solerte contributo di quanti, a partire dai sanitari, sino alle forze dell’ordine per toccare ognuno di noi, si sono rappresentati come “torri” che non cadono sotto i colpi dei dubbi e delle incertezze e della paura per un futuro sempre meno percepibile. Siamo come esuli di un approdo sicuro, incapaci di navigare nell’oceano di incertezze.
Si fa attuale e per alcuni versi ritorna profetico il messaggio conservato negli scritti danteschi e che già sette secoli fa aveva identificato vizi e virtù di un Paese e di un popolo che era tutto lontano da venire.
Dante morì esule ed ha vissuto sentimenti che ad oggi, moltissimi di noi sentono vibrare dentro e che transitano dal dantesco “quell’umile Italia” per giungere alla sferzante strigliata alla perduta grandezza del Belpaese ridotto a La grandezza dell’Italia nel passato e la penosa situazione che aveva Dante sotto gli occhi, ma ahimè viviamo oggi anche noi 700 anni dopo: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!”.
Scrive Dante nel suo “La Vita Nova” primo ed intenso lavoro attorno al tema dell’amore, lo stesso di cui oggi, forse non si sta percependo l’intera emergenza. Scrive nel 1292: “Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io, fossimo presi per incantamento e messi in un vasel, ch’ad ogni vento, per mare andasse al voler vostro e mio; sì che fortuna od altro tempo rio, non ci potesse dare impedimento”.
Ancora una volta Brindisi. Non è forse questa la città, il suo porto, il suo approdo, luogo di speranza per i naviganti, che si augurano e nella serenità del viaggio e nella tempesta, di trovare approdo al porto dove rinasca speranza?