Il paradiso di Albano: dalle tenute alla masseria “La Mea”

di Alessandro Caiulo per il7 Magazine

Mi era capitato più volte, percorrendo in auto la strada che da Brindisi, attraversando Tuturano, porta verso San Donaci di intravedere sulla sinistra, proprio all’altezza dell’ultimo svincolo per Cellino San Marco, un’antica masseria le cui pareti della ampia corte, colorate di bianco ed ocra, mi richiamavano alla mente le fazendas messicane, così come ci venivano rappresentate nei western all’italiana che mi sorbivo da ragazzo.
Così alla prima occasione utile ho ritagliato qualche minuto di tempo per potermi fermare un attimo, deviando per un centinaio di metri nello sterrato e vedere che si trattava della Masseria La Mea, risalente, a quanto risulta dalla cartellonistica in loco, al XVII secolo ed in cui in passato si praticava l’allevamento di animali, in effetti proprio come nelle sopra accennate fattorie del vecchio Messico.
Questo primo approccio è stato davvero un “mordi e fuggi”, anche perché vi era un tempo da lupi e cominciava a venir giù acqua a secchiate per cui, risalito prontamente in auto, mi sono riproposto di tornarci non appena avrei avuto un po’ più di tempo per poterla visitare per bene ed anche tempo, metereologicamente parlando, migliore per poter godere anche dei benefici effetti di una lunga passeggiata all’aria aperta.
Fatta una breve ricerca su internet, a fronte di poche notizie storiche che riguardavano questa antica masseria, se ne trovavano, invece, a bizzeffe sui rotocalchi, specialmente di quelli che prediligono le cronache rosa ed il gossip riguardante gli uomini di spettacolo.
La Masseria La Mea, ricadente in agro di Cellino San Marco, è infatti di proprietà, da qualche anno a questa parte, del celebre Albano Carrisi, le cui tenute, famose in tutto il mondo, non solo per gli amanti della sua arte canora ma anche per gli intenditori di vino, si trovano proprio dall’altro lato della Strada Provinciale 79, ad appena un tiro di schioppo.
Alla prima domenica di sole, armato della mia fedele macchina fotografica compagna di tante avventure, mi sono riportato sul posto, con l’intenzione di non limitare la mia curiosità alla visita alla masseria, ma di addentrarmi, poi, nel regno di Albano Carrisi.
L’intera struttura è davvero molto grande: l’antico corpo di fabbrica della masseria, risalente a tre secoli e mezzo fa, appare in buone condizioni statiche ma non è stato in alcun modo interessato dai lavori di ristrutturazione che, invece, hanno interessato la vasta corte; carina anche la dignitosa cappella religiosa, risalente con ogni probabilità allo stesso periodo, con tanto di affresco dedicato, e non poteva essere diversamente, a San Marco, patrono di Cellino San Marco, che proprio da questo evangelista ha tratto il suo nome.
Come molte masserie nostrane, anche questa è stata probabilmente edificata sui resti di una villa rustica risalente ai tempi dell’antica Roma e rappresentò, quasi sicuramente, il primo nucleo abitativo di Cellino, come qualche ritrovamento archeologico, avvenuto nel secolo scorso in zona, sembra confermare, come anche appare certa la presenza di fiorenti attività umane in epoca medioevale.
La prima impressione che avevo avuto, relativamente alla corte/fazenda, non era stata del tutto sbagliata e, infatti, anche vedendola da vicino, resta l’impressione di visitare un set cinematografico, cosa assolutamente compatibile con l’uso che se ne è fatto di questa struttura negli ultimi 10/15 anni da quando, evidentemente, si è messa mano a questa parte per risanarla.
Questa masseria infatti, ha costituito il suggestivo scenario di alcune edizioni del “Mea Puglia Festival” fra il 2009 ed il 2012, una sorta di kermesse, non solo musicale, cui partecipavano artisti di chiara fama, personalmente invitati da Albano Carrisi. Solo per citarne alcuni: Massimo Ranieri, Toto Cotugno, Cristiano Malgioglio, Checco Zalone, Gianni Morandi, Roberto Vecchioni, Lino Banfi, Michele Placido, Renato Pozzetto, Little Tony, Emma Marrone, Roby Facchinetti dei Pooh ed anche Angela Brambati, la brunetta dei Ricchi e Poveri.
In tempi più recenti gli spazi, sia esterni che interni della corte della Masseria La Mea sono stati utilizzati anche per mettere in scena un paio di edizioni della Passione Vivente di nostro Signore Gesù Cristo, ad opera della “Compagnia te lu ’Ntartieni” in collaborazione con la Parrocchia dei SS. Marco e Caterina e con la partecipazione di numerosi figuranti.
Nell’estate del 2017 costituì lo scenario ideale per la rappresentazione dell’opera lirica “La Cavalleria Rusticana”, meglio ancora di come l’avrebbe potuto immaginare lo stesso compositore Pietro Mascagni che aveva ambientato la storia in cui compare Alfio, il carrettiere, uccise compare Turiddu dopo che era venuto a sapere dalla giovane e pettegola contadina Santuzza che questi, in sua assenza, aveva insidiato la moglie Lola, accompagnandola a messa, nella Sicilia di fine ottocento, fra maestosi fichi d’India, muri a secco e superbi olivi secolari come quelli cellinesi.
Ma l’evento che si è tenuto alla Masseria La Mea e che ha colorato di rosa le rotative dei rotocalchi di mezzo mondo è stato sicuramente quello di fine estate di cinque anni fa: le nozze di Cristel Carrisi, la figlia di Albano e Romina Power, con Davor Luksic, il rampollo di una notissima famiglia croata che ha costruito un autentico impero nel mondo dei resort e degli alberghi di lusso.
E’ facilmente immaginabile il jet set presente nell’occasione.
Ecco spiegata anche l’impressione che avevo provato fin dal primo momento, prima ancora, cioè, di scoprire i “retroscena” dietro questa masseria, di trovarmi all’interno di un set cinematografico, in uno scenario sicuramente autentico che era venuto a calzare a pennello con la creazione di una location per eventi da tenersi in un contesto rustico ma, al tempo stesso, bello e suggestivo.
Discorso diverso per la masseria vera e propria, il bello e massiccio nucleo originario, non toccato in alcun modo da questi lavori di restiling, come anche la cappella antica che mantiene intatto anche il suo valore religioso che ha avuto nei secoli e che ha rappresentato per generazioni e generazioni di cellinesi, ma anche sandonacesi, un’oasi di spiritualità.
Dopa aver girato in lungo per La Mea, mi dirigo, rigorosamente a piedi verso la strada provinciale, l’attraverso e dopo poche decine di metri mi ritrovo già al cospetto della collinetta pietrosa su cui si erge, fra agavi, yucche ed eucalipti una riproduzione stilizzata del Cristo Redentor di Rio de Janeiro che sembra voler accogliere con un abbraccio i viandanti.
Percorro la strada che costeggia le tenute Carrisi e non posso non notare, con estremo piacere, che l’Albano contadino, radicato come è alla sua terra, sta lottando con tutte le sue forze per salvare i suoi olivi dal flagello della Xylella, per cui gli “alberi sacri” delle Tenute Carrisi si presentano potati ad arte e con tanta nuova vegetazione sana, a differenza dello scenario apocalittico che regna nelle campagne poste a poche centinaia di metri di distanza.
Nonostante siano ancora le dieci del mattino di un fredda domenica di dicembre, c’è un bel via vai di gente. Quando varco l’ingresso del resort, alla mia destra c’è l’hotel che non può che chiamarsi “Felicità”, come il successo discografico planetario di Albano e Romina di quasi quarant’anni fa, ma è tutto un richiamarsi ai brani più famosi: la Spa “è la tua vita”, prende il nome dal brano “è la mia vita”, con cui Albano si presentò nel 1996 al Festival di Sanremo, ma è anche il titolo del libro autobiografico edito nel 2006, la piazza del Sole non può che richiamare la canzone che ancora, a distanza di più di mezzo secolo è il suo cavallo di battaglia e da cui fu tratto, nel 1967, il film “Nel Sole”, il cui set fu galeotto per l’incontro con Romina.
Come più volte ha detto Albano: se ha acquistato Curtipitrizzi e decise di investire i suoi guadagni a Cellino San Marcio, fu perché Romina si innamorò perdutamente oltre che di lui anche della campagna, della masseria e del bosco di Cellino San Marco.
Per viale Iolanda (la madre del cantante scomparsa due anni fa alla bella età di 96 anni)) si accede al nucleo originario della Masseria Curtipitrizzi dove è ora posizionato il ristorante Don Carmelo (in ricordo del padre, a cui è dedicato anche uno dei vini più pregiati delle sue cantine).
Volgendo verso destra, vi è la chiesetta consacrata, anche essa in perfetto stile fazenda messicana, tanto è vero che i quadri in ceramica ritraenti immagini sacre riportano le nomenclature ispaniche: S.Joao, S.ta Teresinha, S.to Agostinho, S.Martinho, N.S. da Assuncao, N.S. da Suade, c’è anche qualche ex voto e rare foto/immagini di eventi di famiglia come quella di Madre Teresa di Calcutta che fa da madrina di battesimo a Cristel Carrisi.
Ci sarebbero da visitare ancora le rinomate cantine, annesse al resort ed il confinante Bosco di Curtipitrizzi, un vero gioiello naturalistico, esteso circa 60 ettari, i cui confini sono segnati da un plurisecolare muro a secco (il significato del nome è proprio luogo chiuso fra le pietre) ed all’interno del quale convivono essenze di sottobosco e macchia mediterranea con stupendi esemplari di lecci, pini d’Aleppo e rare quanto preziose querce vallonee.
Mi ripropongo di tornare in primavera a visitarlo, quando la natura si sarà risvegliata in tutto il suo splendore e sarà possibile ammirare anche la fauna che lo popola e magari approfitterò di questa prossima occasione anche per provare la cucina del ristorante Don Carmelo che, se è all’altezza del vino che porta lo stesso nome, sicuramente sarà di ottimo livello!
A questo punto, anziché girare attorno ai muretti a secco del bosco o tornare indietro, taglio per la campagna dirigendomi, in direzione della S.P. 79, verso un boschetto di grossi eucalipti, in quanto mi aveva già incuriosito non poco la dicitura “Lago” con cui viene contrassegnata quella zona dal motore di ricerca Google Map, che solitamente utilizzo per programmare le mie scorribande.
Pensavo fosse un semplice laghetto artificiale, senza infamia e senza lode, magari agghindato con ninfee e popolato di pesci rossi e, invece, mi devo ricredere quando, superata l’alta barriera di pietrame e fichi d’india, osservo la vastità, la forma irregolare e la naturalità del grande specchio acqueo, con addirittura degli isolotti con canneto nel mezzo e, cosa che non guasta, un grosso airone, infastidito dalla mia presenza, che si alza pesantemente e pigramente in volo per spostarsi giusto di qualche decina di metri per meglio nascondersi fra la fitta vegetazione.
Un’altra chiesetta – è la terza che vedo nelle proprietà del cantante cellinese in mezza mattinata- questa molto più moderna e dalle forme essenziali, a dimostrazione, qualora ce ne fosse bisogno, della genuina religiosità di Albano.
Il giro da me effettuato, dopo un paio di ore di cammino, mi ha riportato a poche centinaia di metri dal luogo di partenza, riattraverso la provinciale e percorro nuovamente lo sterrato che porta verso la Masseria La Mea, che ormai ha assunto per me un’aria quasi famigliare, per cui mi concedo un nuovo giro sotto gli archi di pietra della corte e attraverso i suggestivi spazi interni ed esterni che la caratterizzano: è quasi un sollievo, per me che sono abituato a girare per vecchie masserie, non vedere cumuli di rifiuti e macerie ad ogni piè sospinto, per cui va reso il giusto onore al merito anche da questo punto di vista.
Il silenzio che regna attorno alla masseria è interrotto di tanto in tanto dai tuoni delle doppiette dei cacciatori che, nonostante sia già mezzogiorno e loro siano probabilmente in giro dall’alba, ancora non si rassegnano a fare ritorno a casa, vedo volare in alto una Poiana (un grande falco), che solca i cieli delle nostre campagne e spero vivamente che non sia stata lei a suscitare l’interesse degli adepti della dea Diana, anche perché si tratta, come tutti i rapaci, di una specie protetta dalla legge e dalle convenzioni internazionali.
Nel fare ritorno a Brindisi devio verso contrada Uggio per passare vicino al parco dei divertimenti Carrisiland, di proprietà di Franco “Kocis” Carrisi, il fratello di Albano che come cantautore ebbe anche un qualche successo nella prima metà degli anni settanta, un parco acquatico e a tema che offre anche visite guidate nel bosco di Curtipitrizzi, cui sopra ho accennato, che ospita al suo interno, oltre che varie ambientazioni fiabesche anche la gettonatissima area dei Dinosauri, il tutto a completamento dell’offerta turistica che i Carrisi offrono all’interno delle loro proprietà.