Il passaggio da Brindisi dei principi di Russia

Con il completamento della sistemazione del porto, avvenuta dopo l’unità d’Italia, lo scalo brindisino ritornò ad assumere un ruolo di primo piano nel traffico merci e passeggeri da e verso importanti destinazioni del Mediterraneo. Già dalla seconda metà dell’800 a Brindisi sbarcarono personaggi illustri, transitarono principi e reali europei e sostarono nobili esponenti della cultura nazionale ed internazionale, in qualche modo si tornò a percepire atmosfere già vissute in epoche antiche, quando la città si elevò a snodo fondamentale nelle relazioni internazionali e nelle missioni militari verso oriente.
Le cronache dei primi anni del ‘900 raccontano del passaggio in città di autorevoli personalità, alcuni di questi ricordi sono racchiusi nelle immagini in bianco e nero catturate da “fotografi dilettanti”, grazie a loro è stato possibile il consolidamento e la rivalorizzazione di alcuni aspetti della cultura urbana e della memoria storica cittadina. Uno degli scatti più caratteristici ricorda il transito da Brindisi dei principi di Germania Federico Guglielmo e del fratello Eitel Federico, rispettivamente primo e secondogenito di Guglielmo II, ultimo imperatore tedesco e re di Prussia, e di Augusta Vittoria di Schleswig-Holstein.
I “graziosi principi” giunsero in treno, alla stazione centrale, il 4 marzo del 1903 accompagnati nel loro viaggio dall’aiutante di campo e da “parecchi ufficiali tedeschi addetti al loro seguito”; furono ricevuti dal sottoprefetto cav. Selmi, elogiato dalla stampa locale come “meritevole d’encomio per lo splendido servizio disposto”, dal console germanico Oscar Nervegna e dal cav. Verde, comandante della nave militare Iride, seguito dall’aiutante di bandiera. La Real nave italiana fu fatta venire espressamente da Taranto, su esclusivo ordine del Governo italiano, per rendere i dovuti onori militari al passaggio delle importanti figure reali germaniche. Nella circostanza giunsero a Brindisi anche “moltissimi tedeschi” che colsero l’occasione per salutare il loro erede al trono Federico Guglielmo. Il principe, che all’epoca non aveva ancora compiuto ventuno anni, era già tenente dell’esercito tedesco e stava ancora ricevendo la rigida educazione militare secondo le inflessibili regole della milizia prussiana. Lo seguiva il fratello Eitel “più alto di figura quantunque più giovane di un anno”.
I due augusti ospiti, arrivati alle ore undici “direttamente dalla Germania passando da Milano”, qui “smisero l’incognito, viaggiando ormai in forma ufficiale”, e vennero fotografati da Alberto Monticelli-De Marzo, uno dei giovanissimi appassionati all’arte fotografica che quel giorno non mancarono all’evento: il fotogramma mostra il momento dell’imbarco dei reali tedeschi sul noto yacht “Sapphire” (Zaffiro) del Duca di Bedford, un bellissimo veliero a vapore da 142 tonnellate ancorato proprio di fronte alla stazione del porto. L’imbarcazione inglese era nota in quei primi anni del nuovo secolo oltre che per il lusso e l’eleganza, anche perché veniva utilizzata nella maggior parte del tempo per i viaggi della duchessa di Bedford, appassionata all’hobby dell’ornitologia. I due reali “dopo le presentazioni d’uso, presero immediatamente posto sul ponte di comando per assistere alla manovra della partenza”, e mentre lo yacht innalzò sull’albero di maestra la bandiera da guerra germanica su autorizzazione diretta dell’ammiraglio britannico, dalla nave italiana Iride partirono le ventuno salve di cannone di saluto, colpi ripetuti quando il panfilo uscì dal porto esterno, con l’equipaggio che “fece il saluto alla voce”. Durante il viaggio di crociera verso l’Egitto e altre destinazioni, i due principi alloggiarono proprio nelle cabine solitamente utilizzate dalla duchessa durante i lunghi itinerari naturalistici nei mari del nord. Quel giorno l’agente della compagnia Navigazione Puglia, il cav. Angelo Titi, mise a disposizione della stampa locale il piroscafo Iapigia per assistere all’evento.
Una settimana dopo nel porto esterno della città ancorò l’imponente incrociatore corazzato dalla marina imperiale russa “Bayane” dotato di ben 38 cannoni; il capitano di vascello Wiren, comandante della maestosa nave con 517 persone di equipaggio, volle accogliere e far visitare la nave ad alcuni componenti di note famiglie brindisine invitate dal console di Russia, il cav. Antonio Sierra, e non furono pochi coloro che nel primo pomeriggio riuscirono a salire a bordo dell’incrociatore, accompagnati da una lancia a vapore e da una a remi. I militari russi “colmarono di gentilezze gli invitati – raccontano le cronache dell’epoca – si suonò della buona musica e si brindò da ambo le parti, alla salute e prosperità dei sovrani d’Italia e della maestà imperiali di Russia”. Gli ufficiali “come ricordo del loro breve soggiorno fra noi”, vollero farsi fotografare in gruppo insieme alle “distinte signore e signorine” che “indossavano splendidissime toilettes”.
Sempre nel mese di marzo del 1903 giunsero da San Pietroburgo con il loro seguito, il Gran Duca di Russia Georgij Michajlovič della dinastia dei Romanov, conosciuto in famiglia come Gogi, e la Gran Duchessa Maria di Grecia, figlia più giovane del sovrano ellenico Giorgio I. Anche in questa occasione un comitato di accoglienza, composto dai consoli di Russia e di Grecia, dal sottoprefetto e dal comandante dello yacht reale ellenico Amphitrite, volle fare gli onori a gli illustri ospiti appena giunti alla stazione centrale. Subito dopo i reali s’imbarcarono sull’Amphitrite e partirono con destinazione Pireo. Tre anni dopo la principessa, soprannominata la “Minny greca”, transitò nuovamente da Brindisi ma questa volta insieme al padre, erano di ritorno dalla capitale italiana dopo la visita ufficiale alla famiglia reale e al parlamento italiano. Maria Georgievna ormai trascorreva molto tempo lontano dalla Russia, ufficialmente per migliorare la salute delle due figlie, in realtà per allontanarsi dal marito Georgij che non aveva mai amato.
Il mese successivo fu la volta del ministro della pubblica istruzione francese l’on. Joseph Chaumié, il membro del governo transalpino proveniva da Roma dove aveva partecipato ad un importante congresso internazionale latino; anche a lui fu riservata una calorosa accoglienza da parte delle autorità locali prima dell’imbarco sul piroscafo Scilla della Compagnia di Navigazione Generale Italiana diretto ad Atene.
In quegli anni il grande movimento di navi e di piroscafi rendeva il porto di Brindisi particolarmente animato, tutto ciò attirava ladri e “molestatrici”: nelle cronache non mancano infatti riferimenti a furti e presenza sulle banchine di alcune donne, ”per di più forestiere” che all’arrivo dei piroscafi “molestano con una insistenza che suscita veramente rabbia” molti dei passeggeri e marinai che sbarcavano dalle navi appena ormeggiate nel porto interno. I media “reclamavano” tali comportamenti all’addetto del servizio al porto Raffaele D’arpe e sollecitavano in più occasioni la Pubblica Sicurezza a prendere i dovuti provvedimenti di legge.