Ina Casa, quelle targhe in ceramica: un patrimonio da conservare

Animaletti, barche a vela, fiori e oggetti di vita quotidiana, ma anche piacevolissimi disegni con motivi astratti dai colori vivaci, tutti accompagnati della scritta “INA Casa”. Erano queste le immagini maggiormente rappresentate sulle formelle ceramiche poste davanti alle abitazioni, anche quelle brindisine, costruite con il famoso Piano INA Casa (1949-1963), il più vasto intervento di edilizia popolare sovvenzionata dallo stato e concepito per far fronte alla povertà socio-abitativa del nostro Paese nel secondo dopoguerra. La mattonella policroma veniva cementata sulla parete davanti ai portoni d’ingresso dei vani scala, accanto al numero civico, ma anche sulle testate e nei punti più in vista di tutti i caseggiati edificati durante l’intero quindicennio. A questo semplice elemento ceramico, pensato ed integrato al Neorealismo architettonico postbellico, veniva riconosciuta una particolare preziosità simbolica: da un lato rendevano l’edificio meno anonimo, più decoroso, distinguendolo dagli altri edifici di edilizia popolare, dall’altro creavano un senso di appartenenza al quartiere e facevano sentire gli abitanti “a casa loro”, in un “luogo felice”. La sua apposizione era determinante, una delle condizioni essenziali per il rilascio del certificato di collaudo.
Da qualche anno queste targhe hanno guadagnato l’attenzione di autorevoli esperti e studiosi d’arte, di architetti e docenti universitari di ogni parte d’Italia, che ne hanno riconosciuto l’importanza all’interno dei movimenti artistici del Novecento, talvolta avviando percorsi di ricerca per una migliore conoscenza iconografica, con approfonditi confronti stilistici e tecnici su forme e colori. Lo studio ha riguardato solo una piccola parte degli oltre trecento quartieri italiani interessati dal progetto nazionale, noto anche come Piano Fanfani, dal nome dell’uomo politico, ministro del Lavoro e della Previdenza sociale del quinto governo De Gasperi, che lo varò. Firmato il 28 febbraio 1949 dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, il provvedimento nato per promuovere la rinascita economica del dopoguerra, incrementando l’occupazione operaia e agevolando la costruzione di case per lavoratori, venne avviato nel giro di pochi mesi e in breve tempo andò a pieno regime, con il completamento settimanale di ben 2.800 alloggi, assegnati rispettivamente a 560 famiglie. Il Piano di grande sensibilità sociale venne finanziato principalmente dallo Stato, con la partecipazione solidaristica dei datori di lavoro e dei lavoratori dipendenti, attraverso una trattenuta sul salario mensile “equivalente di una sigaretta al giorno”, come recitava la propaganda dell’epoca. Al termine dei due settenni di attività, il programma riuscì a dare un lavoro stabile a quarantamila operai edili negli oltre ventimila cantieri aperti, coinvolgendo un terzo di ingegneri e architetti attivi in quegli anni, furono realizzati circa 360 mila alloggi, assegnati ad altrettanti nuclei famigliari, di questi il 40% in precedenza abitava in cantine, grotte, baracche, sottoscala e il 17% in coabitazione con altre famiglie.
Le palazzine erano caratterizzate da una certa omogeneità compositiva e facilmente riconoscibili per unità stilistica, rispettando l’originalità di linguaggio architettonico tipico dei singoli progettisti. Esse venivano inoltre identificate per la presenza delle particolari e originali formelle ceramiche policrome decorate, pensate come elementi integrati con l’architettura, presumibilmente proposte ed introdotte nel Piano dall’architetto Arnaldo Foschini, presidente della Gestione INA-Casa (l’organo autonomo con compiti operativi dell’Ente, costituito presso la sede storica dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni), ex preside della facoltà di Architettura della capitale, molto vicino all’ambito culturale della ceramica artistica. Per la realizzazione delle targhe furono indetti appositi concorsi ai quali parteciparono aziende artigiane o industriali di ceramiche e artisti di rilievo: tra i tanti nomi del panorama artistico nazionale compaiono quelli di Pietro De Laurentiis, Publio Morbiducci, Guerrino Tramonti, Alberto Burri, Duilio Cambellotti, Irene Kowaliska, Leoncillo Leonardi, Tommaso Cascella e Piero Dorazio. Gli artisti proponevano i loro bozzetti grafici, quelli accettati da un’apposita commissione venivano riprodotti in serie sulle formelle, inviate poi ai vari cantieri. Furono eseguite non meno di 40 mila targhe di almeno cento tipi diversi, oltre alle varianti.
Le mattonelle smaltate, anche quelle presenti a Brindisi, sono ancor oggi ben visibili e non passano certamente inosservate, attraggono i passanti per i loro caratteristici soggetti alludenti al valore del focolare domestico, incisi o in rilievo, rappresentati su sfondi lisci monocromatici o colorati con toni più o meno decisi. Una specifica ricognizione ha permesso di rinvenire nella nostra città diversi tipi di targhe presenti nei complessi residenziali INA-Casa dei quartieri Commenda e Paradiso, differenziati per quelle che erano le aree di cantiere, dove veniva destinato un soggetto specifico: anche qui, come nel resto d’Italia, la Gestione comunicava alle stazioni appaltanti la tipologia prescelta, le quantità, le indicazioni operative per la corretta applicazione e la collocazione delle formelle. Negli edifici residenziali ricadenti nella zona di via Pace Brindisina-via Carnia-via Cattaneo si distinguono mattonelle di due differenti grandezze, il “tipo piccolo” (20×26 cm) davanti agli ingressi, e il “tipo medio” (30×36 cm, misure assolutamente indicative) sui prospetti, tutti contraddistinti da sagome geometriche ben delimitate, arricchite da cromie accese, con variazioni di forme e colori per ogni caseggiato. L’edificio presente in via Cicerone è caratterizzato da una formella di dimensione media, di colore chiaro, con al centro una grossa formica a simboleggiare il lavoro e la previdenza del futuro. Sopra gli ingressi altre due formelle: sul primo un fiore blu, probabilmente un tulipano, affiancato da una pianta con due grossi fiori rotondi azzurri, dai contorni e dettagli incisi, sullo sfondo giallo stellato, un motivo che ritroviamo, con varianti di colori, anche sui muri degli stabili di viale Commenda e via Tirolo. Tutti questi soggetti si trovano rappresentati anche in alcuni complessi residenziali realizzati nel centro Italia. Molto interessante la formella del secondo ingresso, dove figurano alcuni simboli – non ancora ben identificati – di varie tinte, una peculiarità compositiva che si ripete sui prospetti laterali degli edifici Ina-Casa tra via Tirolo e via Carnaro. Davanti agli ingressi delle palazzine di viale Commenda, via Tirolo e la piazzetta posteriore – conosciuta come “liscio”- furono poste in opera alcune formelle dove un grande fiore giallo stilizzato, con cinque petali appuntiti, spicca su fondi azzurri traforati, un modello che torna nei condomini di corte Tirolo-via Sicilia-viale Aldo Moro. Differenti nella tipologia e nel simbolismo le targhe delle abitazioni costruite dall’Ina-Casa al rione Paradiso, nelle piazze Giannone e Colletta, qui i soggetti raffigurano rispettivamente un’ape, emblema della rinascita e dell’ingegnosità, una barca a vela (su una formella è anche impresso il pertugio della serratura) e la spiga di grano dorata giunta a maturazione, tra il sole e la mezzaluna.
Non esiste ancora un censimento o una mappatura dettagliata sull’intero territorio nazionale di tutte queste opere, un patrimonio “diffuso” molto particolare, che nella sua semplicità è divenuto testimone di una importante fase artistica e storica della ricostruzione e della rinascita economica e sociale italiana, meritevole di essere valorizzato e forse anche salvaguardato. Interessanti saggi sono stati già presentati in convegni internazionali, come quelli di Luca Rocchi e Antonella Pesola, con mostre limitate a ristretti ambiti territoriali. Esiste persino un profilo Instagram che le raccoglie in un catalogo partecipato. Per Brindisi è in fase di elaborazione uno specifico studio, in collaborazione con l’Archivio di Stato, di tutta la documentazione tecnico-progettuale per identificare con precisione le aree e gli edifici nei quali andare alla ricerca di targhe, anche di quelle perdute. Sono gradite segnalazioni.