Ingegneria biomedica, dietro il boom delle iscrizioni due giovani mesagnesi

C’è (anche) il lavoro paziente e competente di due ingegneri mesagnesi dietro l’istituzione del nuovo corso di laurea in Ingegneria Biomedica presso l’Università del Salento che, attivato da circa due settimane, registra un numero altissimo di iscrizioni nonostante le immatricolazioni non siano ancora state chiuse. Christian Demitri, dottore di ricerca in Bioingegneria Industriale e docente di Ingegneria Tissutale e di Interazione materiale-cellula, e Flavio Dipietrangelo, ingegnere delle telecomunicazioni, con compiti di supporto tecnico per la didattica per tutto il dipartimento di Ingegneria, nonché responsabile per la didattica del polo di Brindisi, sono tra i protagonisti dell’ambizioso progetto di portare nell’ateneo salentino un corso di laurea triennale ad altissima specializzazione e ad impostazione prettamente interdisciplinare. Collaborando strettamente con il professor Alessandro Sannino, delegato Unisalento alla ricerca, con il professor Alfonso Maffezzoli, decano delle scienze e tecnologie dei materiali a Lecce e con la professoressa Maria Grazia Gnoni, presidente del consiglio didattico, i due mesagnesi, che sin da subito hanno creduto profondamente nell’idea, si sono spesi in prima persona sia nella fase di progettazione che in quella di attivazione del nuovo corso che, nell’ottica dello sviluppo del territorio, potrebbe servire anche ad incubare progetti di ricerca per aziende che vogliano investire nel settore.
“Questo corso nasce dall’esigenza di rendere più attrattivo il nostro ateneo e, di conseguenza, dalla volontà di evitare che molti dei nostri studenti, terminato il percorso formativo con la laurea triennale a Lecce, vadano a completare l’iter di studi in altre università. Tra le sedi di Lecce e Brindisi (presso la Cittadella della Ricerca), Unisalento garantiva tre corsi triennali nell’ambito del settore scientifico-disciplinare dell’ingegneria: Civile, Industriale e dell’Informazione. Ciò che abbiamo notato in questi anni è che spesso i laureati in Ingegneria Industriale proseguivano gli studi altrove, specializzandosi proprio in Biomedica, un settore di ricerca in espansione e nel cui mercato del lavoro c’è una crescente richiesta. Ecco, abbiamo voluto creare questo nuovo corso di laurea proprio per offrire alle nostre matricole ciò che, una volta laureate, a Lecce non trovavano più”, afferma il dottor Demitri, che ha avuto un ruolo di grande rilievo nello staff che ha elaborato il piano formativo.
Laureato in Ingegneria dei materiali nel 2004 in quella che allora si chiamava ancora Università degli studi di Lecce, in cui nel 2008 ha conseguito anche il dottorato, da più di dieci anni svolge l’attività di ricerca in ambito biomedicale presso lo stesso ateneo, dove insegna nel corso di laurea in lingua inglese di Materials Engineering and Nanotechnology e nel corso di laurea di Biotecnologie: “Mi occupo da sempre di biomateriali, applicati nella rigenerazione di tessuti e di organi (quindi impiantati direttamente nell’organismo) ma anche utilizzati per la produzione di dispositivi medici che vengono collocati in maniera permanente nel o sul corpo umano”.
Tentato per un fugace momento dalla possibilità di lavorare all’estero, quando in una fase del suo dottorato svolto in Inghilterra gli fu offerto un contratto di lavoro all’università di Brighton, il dottor Demitri è comunque felice di poter svolgere la sua attività sul territorio: “Vorrei sfatare la credenza che laurearsi in una università del Sud Italia debba necessariamente significare non trovare lavoro. O, peggio, trovarlo e non essere gratificati economicamente. Il titolo conseguito all’Università del Salento non ha nulla di meno rispetto al titolo conseguito nelle grandi università del Nord Italia o nei Politecnici. Dal punto di vista didattico la preparazione di un nostro studente non ha nulla da invidiare a quella di un suo collega milanese o torinese. Inoltre, negli ultimi tempi sempre più aziende investono sul nostro territorio creando ottime opportunità di collaborazione per i nostri laureati. Per noi questo è un punto di forza, perché valorizza tutto il lavoro didattico che è stato svolto in questi anni”.
Nel documento di presentazione, Unisalento chiarisce che il nuovo corso di laurea “ha come obiettivo la formazione di figure professionali in grado di integrare, in modo sinergico, le competenze tipiche dei laureati della classe dell’ingegneria industriale con alcune competenze specifiche del campo della biologia e dei materiali, tecnologie e sistemi per applicazioni biomedicali” e che “nello svolgere tali attività l’ingegnere biomedico si avvale delle conoscenze acquisite mediante insegnamenti propri di settori dell’ingegneria industriale, dell’informazione e di area prettamente biologica”.
Ebbene, l’altissimo numero di nuove iscrizioni dimostra che si è intercettata, in questo campo didattico, una importante esigenza culturale e che l’istituzione del corso di laurea in Ingegneria Biomedica colma quel vuoto formativo che costringeva gli interessati al settore biomedicale a cercare altrove quella specificità di competenze che all’Unisalento non esisteva: “Nell’ultimo ventennio l’Università del Salento aveva puntato molto sul settore dell’Ingegneria dell’Informazione e dell’Ingegneria Industriale, prestando particolare attenzione, anche per una questione di indotto, al comparto aerospaziale. Mancavano dei laureati in grado di operare nelle strutture ospedaliere e sanitarie, nei laboratori clinici e in tutte quelle aziende che si occupano di dispositivi biomedici ed elettromedicali. Nella scienza del domani la bioingegneria sta acquisendo un’importanza sempre maggiore ed è naturale che l’offerta formativa universitaria debba seguire anche gli orientamenti del mercato del lavoro”, spiega l’ingegner Flavio Dipietrangelo, laureato nel 2003 a Parma e dal 2013 nell’organico tecnico-amministrativo dell’Unisalento.
Quanto alle sue specifiche mansioni, specifica: “Avendo compiti di supporto tecnico alla didattica, il mio lavoro concretamente è iniziato una volta che l’istituzione del nuovo corso di laurea è stata approvata dal MIUR. Per la vera e propria attivazione, occorre predisporre gli strumenti tecnici in grado di supportare il lavoro degli studenti, dei docenti e delle segreterie. Mi sono quindi occupato dell’elaborazione di una serie di software che consentono, ad esempio, l’immatricolazione degli studenti, così come la possibilità per le matricole di compilare il piano di studi, nonché di tutto ciò che serve ai professori per l’erogazione delle lezioni, a partire dalle aule per arrivare al calendario delle lezioni e degli esami. Tengo a dire che anche per questo nuovo corso di laurea, oltre alle lezioni in presenza, è attiva la teledidattica su una piattaforma online gestita dal sottoscritto”.
Allo stato, l’ateneo non è in grado di fornire i numeri definitivi circa i nuovi iscritti, dal momento che le immatricolazioni sono ancora in corso, ma è possibile dire che decine e decine di matricole stanno già seguendo le lezioni. La scommessa, dunque, sembrerebbe vinta. Soprattutto, cosa che conferma quanto ci abbiano visto lungo i fautori del progetto, il boom di iscrizioni al nuovo corso di laurea non ha comportato contrazione del numero degli iscritti ai corsi già in essere: “Abbiamo lavorato moltissimo e con aspettative altissime, ma eravamo ben consapevoli che servono anni per poter dire che un corso di laurea è ben radicato sul territorio. Sapevamo che, dovunque siano stati attivati, questi corsi hanno sempre esercitato una grande attrattività territoriale e speravamo che anche da noi si ripetessero gli stessi numeri degli atenei in cui l’ingegneria Biomedica è già consolidata. Ragionando calcisticamente, possiamo dire che abbiamo portato a casa il risultato”.
A fronte di questo risvolto certamente apprezzabile ma che potrebbe essere un effetto collaterale della pandemia (che in tutti gli atenei del Sud ha generato un incremento di iscrizioni dovuto a ragioni sanitarie ed anche strettamente economiche) il prossimo obiettivo dovrà necessariamente essere quello di costruire un’offerta formativa attivando degli altri corsi che si vadano ad aggiungere (“Penso, per esempio, ad una laurea specialistica indirizzata su queste tematiche e poi eventualmente anche ad altri tipi di corsi triennali e dottorati di ricerca”, precisa Demitri).
Senza dubbio il territorio brindisino presenta prospettive di sviluppo molto promettenti dal punto di vista scientifico: diverse aziende che si occupano di biologia e di biotecnologie hanno già localizzato proprie sedi nella provincia, captando la tradizionale vocazione di Brindisi per il settore chimico e farmaceutico e assumendo spesso laureati dell’Unisalento. La speranza è che nel giro di pochi anni, al traino del nuovo corso di laurea, anche la ricerca biomedica e le aziende che se ne occupano abbiano interesse ad investire nel territorio, nella consapevolezza di trovare personale adeguatamente formato e motivato.
“Sicuramente la pandemia ha cambiato il nostro lavoro e tutta l’organizzazione didattica delle università. Per questo riuscire a far partire un nuovo corso di laurea nonostante le oggettive limitazioni che subiamo e l’avvio della teledidattica, che comporta un lavoro aggiuntivo, è qualcosa che ci rende orgogliosi. Abbiamo vissuto mesi in cui tutto si è fermato. L’università invece ha continuato a funzionare. Abbiamo lavorato per garantire l’erogazione dei servizi già previsti e in più, con l’istituzione di questo nuovo ulteriore corso di laurea, siamo stati capaci di offrire ai nostri diplomati un’offerta formativa più ricca e più competitiva”, conclude Dipietrangelo.