La bomba – Racconti al balcone

Amelia tornò a casa dopo aver fatto la spesa al supermercato. “Mi dai una mano?” chiese a Tonino, tornando verso il pianerottolo. L’ascensore era bloccato da una busta piena di pacchi di zucchero. “Devi preparare dolci per tutta la città?” scherzò il marito, di fronte a quella fornitura esagerata. “È per la bomba” rispose, rimproverandolo con lo sguardo per la stupidità della domanda e l’ovvietà della risposta. Tonino era perplesso: “La bomba? Che bomba?”. “Ma dove vivi? La bomba, quella del 15 dicembre. L’evacuazione, no?”. Il legame con lo zucchero continuava a sfuggirgli. “Non sei mai attento. Ogni volta che la nonna ricorda il tempo di guerra, tu sbuffi e te ne vai da un’altra parte. Lei dice sempre che dovevano fare scorta di zucchero e farina, caso mai mancava. Poi lo nascondevano nelle cantine, così quando andavano al rifugio durante i bombardamenti, i ladri non lo potevano trovare”. Tonino tardò a rispondere.
La logica di sua moglie, a volte, era contorta. “Guarda che dovremo allontanarci solo per qualche ora, per precauzione. Non corriamo nessun rischio. Non ci sarà carestia e neanche pericolo di borsa nera. Al limite, passiamo la mattinata in qualche centro commerciale e poi torniamo in tempo per vedere la partita in televisione. Oppure, ci sono i centri predisposti dal comune. Ci portiamo le sedie, così stiamo comodi. Distribuiranno anche un pasto caldo”. Aveva usato un tono pacato, con la voce leggermente contraffatta, come quando si parla ad un bambino. “Sempre facilone, fosse per te non dovremmo neanche andarcene da casa”. In effetti, Tonino ci aveva pensato. Abitavano al limite della zona gialla, pochi passi e sarebbero stati fuori. Sarebbe bastato restarsene chiusi dentro a leggere un buon libro e aspettare l’avviso di fine pericolo. Però la sua ipocondria aveva prevalso. E se si fosse sentito male? Una colica, un infarto, un attacco d’asma o una crisi d’ansia? Non poteva certo chiamare il 118. Non solo non l’avrebbero soccorso, ma avrebbe dovuto pagare una multa salata. Meglio andare sul sicuro. Tanto erano mattinieri. L’abitudine di alzarsi con le galline non l’aveva abbandonato, anche adesso che era in pensione. Alle sette sarebbero stati pronti per uscire. Intanto Amelia aveva finito di svuotare le buste. Almeno sei chili di pasta e quattro bottiglie di salsa erano rimasti sul tavolo.
Aveva preso dallo stipo il pentolone che usava per i grandi pranzi natalizi, quando l’intera famiglia, circa venti persone, si radunava in casa loro. Tonino provò a mordersi la lingua per non parlare, ma la curiosità prevalse: “Cominci da ora a cucinare per le feste?” chiese, timoroso di conoscere la risposta. “Faccio scorta per la bomba”, gli rispose Amelia, sempre trattandolo come fosse uno stupido, “preparo un poco di pasta al forno, così ce la portiamo dietro. Dovresti tirare fuori dal box la tenda da campeggio dei ragazzi, i sacchi a pelo e il tavolino pieghevole. E la stufetta a gas, naturalmente. Controlla che la bombola sia piena, così la usiamo pure per il fornello, per riscaldare la teglia”.
A Tonino venne da ridere, ma si trattenne: “Non sarebbe più facile andarcene alla casa di mare? Possiamo dormire dal sabato, tanto ci sono i termoconvettori. Una pizza la sera e la domenica ce ne andiamo a mangiare la carne arrosto”. Amelia allargò le braccia scuotendo la testa: “E i ladri? Stanno dicendo tutti che ci sarà la calata dei barbari, con le case vuote e le finestre aperte. Noi ce ne andiamo al Cillarese, che da lì si vede casa nostra. Montiamo la tenda, caso mai piove, e tu controlli con il binocolo se vedi qualcuno che si avvicina al portone o sale le scale. Così stiamo belli tranquilli”. Tonino si chiese cosa avrebbe potuto fare in quel caso. Sfidare la sorte correndo come un pazzo verso casa? Allertare la cavalleria? Gridare a squarciagola per farli scappare? “Le strade saranno pattugliate, stanno arrivando rinforzi da altre province, è tutto sotto controllo. Vuoi che non notino uno che cammina su una via deserta? Il coprifuoco vale per tutti, anche per i ladri”. “Appunto” rispose convinta Amalia, “i controllori saranno al riparo, perché dovrebbero rischiare quando scoppia la bomba? Quindi non potranno accorgersi di niente”. Aveva cominciato a cuocere il ragù e un profumino allettante si stava diffondendo in cucina. Tonino spezzò un panino fresco e si avvicinò per una scarpetta direttamente nella padella. Stranamente, la moglie lo lasciò fare. “Guarda che abbiamo i migliori artificieri del mondo” proseguì, masticando il pane e soffiando contemporaneamente perché il sugo era bollente, “Il rischio che esploda è remoto, quasi impossibile. L’evacuazione è una misura cautelativa e ribadisco che i controlli saranno efficaci”, concluse.
“Quella, la bomba, mica lo sa che sono passati tanti anni e la guerra è finita. Non esisteva una tecnologia che le dicesse che non deve esplodere più, tanto non serve fare danno. Come quei soldati giapponesi che sono rimasti nascosti nella giungla e quando li hanno trovati pensavano di stare a combattere ancora. Senti, è inutile che continui, noi faremo esattamente come ti ho detto. Se va bene, ce ne torniamo a casa sani e salvi. Se va male, abbiamo tutto il necessario per sopravvivere: caffettiera, caffè, biscotti, pasta al forno e ho comprato anche la carne in scatola. La nonna racconta sempre che l’hanno portata gli americani e che dura un sacco di tempo. Ah, vedi che nel bagagliaio sono rimaste le bottiglie di acqua. Meno male che abbiamo la station wagon, che ne ho comprate cinquanta”. Tonino si rassegnò. A che serviva continuare a parlare, se non a fare harakiri.
L’ora X li avrebbe trovati pronti. Almeno non sarebbero morti di fame o di freddo. Prese il telecomando del box. L’avrebbe considerata una scampagnata, un ritorno alla gioventù, come quando si erano girati tutta la Grecia dopo la maturità, zaino in spalla e stuoia per dormire. Poteva chiamare gli amici di allora. Chissà se Antonio suonava ancora la chitarra. Un coro intorno al fuoco come nelle notti d’estate in spiaggia con colonna sonora alla Battisti. Non era certo che fosse permesso accendere un falò al Cillarese, ma sedersi intorno al barbecue, forse, li avrebbe fatti risentire giovani lo stesso.