La movida nel mare: una notte nella Brindisi subacquea

Una delle esperienze che non dovrebbe assolutamente mancare nel bagaglio di un subacqueo, ancor più se vive in una terra baciata dal mare come è Brindisi, è quella delle immersioni notturne. Nulla di rischioso o spaventoso, a patto che si rispettino le normali cautele e specialmente se si opta per una pinneggiata sottocosta, senza rincorrere l’ebbrezza della profondità, facendola in buona compagnia di amici affiatati e ben equipaggiati con idonee torce subacquee.
Per ciò che concerne la scelta del luogo, come sopra accennato, grazie a Dio dalle nostre parti non c’è che l’imbarazzo della scelta e, da cala Materdomini, proseguendo verso la Batteria Brin, il Serrone e Punta Penne c’è tutta una sequela di luoghi in cui è facile scendere in acqua e trovarsi subito a 6-7 metri di batimetrica, che è la profondità ideale per effettuare una bella e divertente immersione, senza mai allontanarsi, se non di qualche decina di metri, dalla linea di costa.
Le sere di fine estate sono quelle ideali in quanto la temperatura del mare è ancora calda, la costa, pur non essendo spopolata, non presenta la confusione del ferragosto ed i pesci più grossi tendono ad avvicinarsi maggiormente a riva, in quanto la confusione dei bagnanti è finita e sono attratti dalla abbondanza dei pescetti di nuova generazione, per cui non si rischia di rimanere delusi da ciò che si riuscirà a vedere. L’esperienza notturna, infatti, è differente rispetto ad una normale immersione subacquea ed assai più interessante per via del fatto che una gran parte della fauna ittica ha abitudini notturne e soprattutto per il fascino che l’ambiente assume nottetempo.
Per potersi godere appieno questa esperienza, il mare deve essere il più possibile piatto, con poca corrente e senza bave di vento eccessive; inoltre, ho sottolineato l’importanza di equipaggiarsi con una buona torcia subacquea in quanto in fondo al mare non c’è illuminazione pubblica – invero non ce ne è molta nemmeno sulla strada litoranea…- ragion per cui in fondo al mare, di notte, si riesce a vedere solamente ciò che si illumina con il fascio della propria luce artificiale e, a differenza di ciò che avviene con i raggi del sole, non c’è stella o luna abbastanza luminosa che possa riuscire a penetrare il mare e portare luce a sufficienza negli abissi marini.
A questo proposito va detto che la notte è il momento migliore non solo per osservare, ma anche per fotografare, non solo perché i pesci, intontiti dal sonno ed abbagliati dalle torce, anche pwerchè privi di palpebre, stanno fermi e non fuggono via, ma anche e soprattutto perché di notte non valgono più le normali leggi di assorbimento cromatico che caratterizzano le immersioni subacquee diurne, in cui la distorsione dei colori, lo sbiadimento fino alla scomparsa del rosso, del giallo e dell’arancio e la predominanza quasi assoluta delle tonalità verdi e blu distorcono i reali colori alla vista ma anche alla fotografia subacquea e siccome al buio la luce naturale, distorta, viene totalmente a mancare ed è completamente sostituita dalle fonti artificiali, come per incanto tutto viene visto – ed anche fotografato – con i veri, reali e sgargianti colori scelti per ogni specie marina, sia essa animale o vegetale, da Madre Natura.
Va subito precisato, qualora ce ne fosse bisogno, che la pesca subacquea notturna, sia essa con le bombole (comunque vietata anche di giorno) che in apnea, costituisce una grave violazione di legge per cui sono previste grosse sanzioni pecuniarie ed anche il sequestro dell’attrezzatura a carico di chi fosse sorpreso a farla, per cui rilassiamoci insieme e godiamoci la bellezza del nostro mare senza altro fine se non quello di ammirarne le creature che lo abitano e che ne sono padrone, cercando di non dimenticare che noi umani ne siamo semplici e non sempre graditi ospiti.
D’altronde tenendo conto delle condizioni in cui oggi versano le nostre risorse ittiche, se si consentisse ancora questo tipo di pesca predatoria i nostri mari sarebbero un autentico deserto già da un pezzo in quanto l’unico paragone calzante ad una battuta di pesca notturna con bombole e fucili subacquei mi verrebbe quella di consentire l’ingresso in un pollaio o in una stalla a gente armata che spara a botta sicura nei confronti di bestie inermi ed immobili: niente di epico né di sportivo di cui vantarsi con gli amici, ma pura carneficina.
Il luogo prescelto per la scorribanda notturna che ho intenzione di raccontare ed illustrare con le mie foto è quello “nazional-popolare” di Materdomini che, in attesa di diventare realmente il lido pubblico attrezzato di cui da anni si sente, anche con una certa enfasi, parlare, è sempre più abbandonato a se stesso, per cui l’appuntamento con i compagni di immersioni è al “canalone” posto affianco della mitica Conca: una lingua di mare in mezzo agli scogli con il fondale che degrada immediatamente a 5 metri di profondità e da dove è facile seguire un percorso senza perdersi tenendo all’andata la parete rocciosa sulla destra e, al ritorno, sulla sinistra.
L’orario prescelto è sempre una mezzoretta prima del tramonto in modo da approfittare della luce crepuscolare per poter assemblare l’attrezzatura e calarci in mare all’ultimo raggio di luce.
Una volta in acqua, illuminando i numerosi anfratti, vediamo come sono colorati e pieni di vita: quelli più piccoli appaiono sovrappopolati di pescetti che li hanno scelti come rifugio per passare la notte nella speranza di non essere predati oltre che di coloratissimi gamberetti in movimento, come il curiosissimo Gambero meccanico, un animaletto lungo fino a dieci centimetri di un bell’arancio vivo che deve il suo nome alle lunghe e delicate chele che ricordano molto le tenaglie di un meccanico.
Quando si è fortunati, e questa volta lo siamo stati, è possibile ammirare anche delle splendide Cipraee, delle vere porcellane viventi con le loro lucide conchiglie mai incrostate; dal momento che si tratta di molluschi che temono la luce e che durante le ore del giorno si nascondono in piccole fessure inaccessibili o sotto delle pietre, su fondali rocciosi e corallini; è possibile vederle in giro solamente nelle ore notturne, quando escono allo scoperto, alla ricerca di spugne che rappresentano il loro cibo preferito.
Nelle fessure più grandi, invece, incontriamo soprattutto Saraghi, anche di medie dimensioni, e grossi Tordi a farla da padroni.
C’è anche una grande Cicala di mare, parente povero della nobile Aragosta, in posa in testa in giù ai margini di una grotticella da dove, poco dopo, si affaccia con un’aria di ostentata indifferenza un bel Paguro Bernardo, color rosso vivo, con il suo carico di Attinie montato sulla conchiglia predata a qualche mollusco e divenuta la sua accogliente casetta.
All’improvviso mi capita a tiro (di obiettivo e non di fucile) un bel dentice appisolato, che giace inerme e mezzo intontito dal sonno, che non reagisce, ma rimane immobile; quando oltre alla torcia, gli “sparo” addosso il flash della fotocamera subacquea, sembra anzi che si sposti appena, giusto per mettersi meglio in posa ma, in realtà, credo proprio che mi stia maledicendo fino alla settima generazione.
Una considerazione che mi viene in mente quando vedo dei pesci predatori, come appunto il Dentice, dormire a pochi centimetri dalle potenziali vittime, come le Castagnole ed altri piccoli pescetti è che, se alle prime luci dell’alba sarà il predatore a svegliarsi per primo, avrà di che riempirsi facilmente la pancia; nel caso contrario, avrà il suo bel da fare per soddisfare questo primordiale istinto e, quindi, senza dover scomodare la favola africana del Leone e della Gazzella, in questo caso ben si può rimarcare che chi dorme non piglia pesci!
Man mano che avanza la notte inizia la “danza” dei polpi, in giro a caccia di prede, come crostacei e molluschi, di cui frantumano carapaci e gusci con il forte becco corneo di cui è munita la loro bocca, ma sono a loro volta prede ambite di murene e gronchi affamati, in una catena alimentare che, di notte, non conosce ben precise gerarchie e dove ad avere la meglio non sempre è il più forte.
Spostando lo sguardo e la torcia verso il fondale sabbioso impossibile non notare tutta una pletora di buffi serpentelli grigi, della lunghezza che varia da pochi centimetri fino ad esemplari di quasi mezzo metro, che nuotano serpeggiando con la pancia sul fondo e, se messi alle strette, con un movimento rapidissimo della coda, spariscono a retromarcia sotto la sabbia tenendo fuori di essa solamente gli occhi e la bocca: si tratta dei Gronghi delle Baleari che, in barba al loro nome hanno colonizzato tutto il bacino del Mediterraneo, che passano il giorno nascosti sotto la sabbia mentre la notte vanno in giro a caccia di pesciolini e crostacei di cui si nutrono con avidità.
La luce delle torce indirizzata verso il mare aperto attrae delle piccole seppie che, con la loro pancia fluorescente ed i piccoli tentacoli davanti alla bocca, si posizionano proprio di fronte alla fotocamera facendosi riprendere da ogni posizione.
Illuminati dal fascio della luce artificiale gli scorfani, che di giorno si mimetizzano sul fondale e sulle pareti rocciose, sono delle vere esplosioni di rosso vivo, fin quasi brillante.
Dopo oltre un’ora di immersione e quando siamo già avviati sulla via del ritorno, finalmente l’incontro con una grossa Murena fuori tana, rende ancora più memorabile questa passeggiata notturna.
Questa volta non ci è capitato di incontrare i cavallucci marini anche perché il tratto della parete rocciosa che fino alla scorsa estate ne ha ospitato una bella colonia, è stato letteralmente fatto a pezzi dai martelli dei datterari, all’opera nel periodo natalizio, per soddisfare la gola di quei pochi criminali che ancora credono di poter ingurgitare qualsiasi creatura di Dio, incuranti delle leggi, anche penali, che ne vietano la loro pesca distruttiva.
Rimessa la testa fuori dall’acqua sono da poco passate le nove di sera ed i chiassosi e numerosi bagnanti sono stati sostituiti da alcune coppiette in cerca di intimità che cerchiamo di disturbare il meno possibile mente riponiamo in auto le nostre attrezzature e ci rivestiamo.
A questo punto della sera ci attende un vero e proprio irrinunciabile rito che segna da sempre ogni nostra immersione notturna, vale a dire, la birretta ed il panino consumati velocemente in uno dei chioschetti della litoranea, mentre ci raccontiamo quello che abbiamo visto e già programmiamo la prossima avventura.