Latiano: Museo di Storia della Farmacia allestito nell’ex Convento dei Domenicani

Di Marina Poci per il numero 375 de Il7 Magazine
Con alcuni degli oggetti che attualmente sono esposti al Museo della Storia della Farmacia, collocato in un’ala del Polo Museale di Latiano (sito nell’ex Convento dei Domenicani), il dottor Fabio Pierri Pepe ci giocava da bambino: sui tasti dei calcolatori meccanici che risalgono ai primi del Novecento e sono appartenuti al suo amato nonno, le sue dita di piccolo apprendista farmacista si esercitavano con i numeri, mentre il suo sguardo curioso si soffermava sugli antichi libri di alchimia, sulle prime confezioni di galenici realizzati nel laboratorio di famiglia, sulle vecchie siringhe di vetro, sterilizzate per poter essere riutilizzate, lontane dalle monouso che sarebbero arrivate qualche decennio dopo.
L’idea di realizzare il Museo è nata nel 2011 per iniziativa della famiglia Pepe, che ha devoluto alla città tutto quanto esposto: una donazione accolta con sensibilità dall’amministrazione comunale dell’epoca (primo cittadino era Antonio De Giorgi, assessori Maria Concetta Milone e Angelo Gaglione) all’indomani del restauro dell’antico Convento in cui, oltre al Museo della Storia della Farmacia, sono ospitati il Museo delle Arti e Tradizioni di Puglia (con le sezioni relative alla ceramica, al vino, al tessuto e all’abbigliamento, all’archivio della memoria) e il Museo del Sottosuolo.
“Mio nonno materno, che è stato farmacista a Taranto dal 1927, aveva origini latianesi”, spiega Pierri Pepe. “Uno dei suoi zii, Vincenzo Pepe, ebbe una parte molto importante nella conversione del beato Bartolo Longo, e uno dei suoi fratelli donò all’amministrazione comunale un magnifico palazzo, che speriamo venga adesso utilizzato per l’organizzazione di eventi di cui possa fruire la cittadinanza. Io e mia madre Cristina, farmacista a sua volta, abbiamo sempre coltivato un forte legame con la città di Latiano, nonostante non ci abbiamo mai vissuto. E, come mio nonno, siamo appassionati di storia della farmacia: nel tempo abbiamo messo su una discreta collezione di reperti, alcuni dei quali anche molto antichi, e il primo pensiero, mio e di mia madre, è stato quello di preservare la raccolta affinché non vada disperso l’immenso patrimonio accumulato da mio nonno in poi. Riteniamo che sia giusto condividere questi oggetti con la collettività in un luogo che ci sta a cuore. Ci fa piacere che vengano esposti e contribuiscano a ricostruire la storia della nostra professione non soltanto dal punto di vista scientifico, ma anche sociale. Ancora adesso, a meno che non ci siano problemi gravissimi per i quali sia assolutamente necessario rivolgersi al medico di famiglia o al Pronto Soccorso, il primo riferimento della gente in materia di salute è il farmacista”, racconta.
Il Museo della Storia della Farmacia di Latiano è stato il primo del suo genere ad essere istituito in Puglia ed è uno dei pochissimi in tutta Italia, tanto che è intenzione del dottor Pierri Pepe lavorare per dare origine a una rete nazionale che consenta collaborazioni e gemellaggi, anche nell’ottica della organizzazione di mostre itineranti che portino in giro per lo Stivale quanto viene custodito.
“Uno degli oggetti a cui teniamo di più è uno stetoscopio in legno molto antico, che lo zio del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, pediatra a Taranto e grande amico di mio nonno, regalò a mia madre quando seppe che si era iscritta alla facoltà di Medicina: sul reperto, che è in esposizione al Museo, c’è l’incisione “Moro”. Tra i reperti più interessanti ci sono alcune confezioni di farmaci omeopatici risalenti agli anni Cinquanta, a dimostrazione che l’omeopatia non è poi così recente come si potrebbe pensare. Poi ci sono degli antichi alambicchi, che servivano per l’allestimento dei distillati, e una serie di etichette, molte delle quali provenienti proprio dalla farmacia di mio nonno, che sino agli anni Sessanta, prima dell’avvento dell’industria farmaceutica, come tutti i colleghi si occupava personalmente della preparazione dei medicinali. Erano farmaci altamente personalizzati, creati per uno specifico paziente in base non soltanto alla patologia, ma anche all’età, al sesso, alle condizioni generali di salute. Era un modo di esercitare la professione ormai non più praticabile, soprattutto perché le prescrizioni dei medici attualmente si indirizzano in massima parte sui farmaci industriali. Ma per me, che in quel mondo ci sono cresciuto, il lavoro del farmacista di una volta resta estremamente affascinante, anche per la sperimentazione che comportava. D’altronde, non dimentichiamo che è stato un farmacista, il dottor Caleb Bradham, a inventare la Pepsi Cola nel 1893, nel suo laboratorio di New Bern, nel North Carolina, per alleviare la dispepsia, cioè i disturbi digestivi. Così come è stato un farmacista, Giovanni Battista Zampironi, ad inventare il “piroconofobo”, poi conosciuto proprio come zampirone. E anche il burro di arachidi è nato per merito di un mio collega: il dottor George A. Bayle jr., di Saint Louis, che inventò questo alimento come sostituto proteico della carne, allora molto costosa e non accessibile a molte famiglie delle classi meno abbienti”, spiega con orgoglio Pierri Pepe.
Quanto custodito a Latiano rappresenta soltanto una minima parte della collezione della famiglia Pepe, che mano a mano potrà essere incrementa con ulteriori donazioni. Ma il progetto del dottore è ben più ambizioso: “Vorremmo che diventi un vero e proprio centro culturale, un punto di riferimento per la storia della Farmacia e per tutte le arti sanitarie. E mi fa piacere poter rivelare in anteprima che per l’anno prossimo stiamo lavorando a ben due mostre temporanee”, anticipa Pepe Pierri. La prima riguarderà la sanità militare: grazie alla disponibilità di un importante collezionista, che vanta un patrimonio di circa centocinquanta divise storiche militari, saranno esposte, in una sala al piano terra del Museo, divise e cimeli delle due guerre mondiali. La speranza del farmacista è quella di poter contare anche sulla collaborazione del Corpo militare della Croce Rossa, che potrebbe partecipare offendo alla mostra non soltanto divise, ma anche barelle, strumenti chirurgici e reperti farmacologici risalenti ai due conflitti. La seconda mostra dovrebbe invece prevedere l’esposizione di libri rari e antichi che riguardano il mondo della Farmacia, provenienti da collezioni private: “Un mio parente, Alfredo Calabrese, possedeva una collezione di quasi mille volumi antichissimi: tra questi, sceglieremo quelli che riguardano i temi della mostra, in particolar modo quelli di alchimia, che è una mia grande passione “, precisa Pierri Pepe.
Infine, il passaggio a cui la famiglia tiene in modo particolare: la creazione di una collaborazione permanente con l’unica facoltà di Farmacia in Puglia, quella dell’Università degli Studi di Bari, per dare la possibilità di accedere al Museo e a quanto in esso custodito ad eventuali laureandi che abbiano scelto di scrivere la tesi in Storia della Farmacia: “È tutto in itinere: valuteremo questa possibilità con l’amministrazione comunale di Latiano e, se vi sarà la disponibilità, mi attiverò per prendere contatti con il preside della facoltà. Ci stiamo muovendo sui social, perché è importante che l’iniziativa venga conosciuta e che la gente prenda contatti per visitare la collezione. L’accesso è libero e l’archeologa che si occupa di fare da guida in tutto il Polo Museale è preparata anche per illustrare i reperti presenti nell’ala dedicata al Museo della Storia della Farmacia”, conclude il dottor Pierri Pepe.
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