
Dopo il Carnevale la Chiesa celebra il mercoledì delle Ceneri che apre la Quaresima nel rito romano. La sua data è ogni anno diversa, dal momento che dipende dal calcolo della Pasqua e, comunque, secondo il rito romano, oscilla dal 4 febbraio al 10 marzo.
Le ceneri, che provengono dai rami di ulivo benedetti l’anno precedente nel giorno delle Palme e poi bruciati, vengono benedette durante la messa.
Memento, homo, quia pulvis es et in pulvere reverteris, Ricordati, uomo, che sei polvere e polvere ritornerai: sono parole tratte dalla Bibbia (Genesi III, 19), che fanno riflettere sui momenti di licenziosità vissuti durante il Carnevale e sulla necessità di iniziare un periodo di penitenza per il perdono dei peccati commessi. Sono le parole che il parroco ripete durante la messa mentre, segnando una croce, cosparge le ceneri, simbolo di penitenza, sul capo dei cristiani. Ciò per ricordare la caducità dell’esistenza umana e il comune destino mortale.
Anticamente le Ceneri venivano cosparse pubblicamente ai penitenti che, dopo aver ricevuto la penitenza dal vescovo, aspettavano il giorno della riconciliazione vestiti di sacco. In seguito questa usanza venne meno e fu estesa a tutti i credenti.
All’inizio della Quaresima, all’incrocio tra due strade, veniva appesa la Quaremba, un fantoccio raffigurante una vecchia donna brutta, vestita di nero, in lutto per la morte del marito Carnevale. In una mano stringeva il fuso con la lana, nell’altra un frutto. Qualcuno appendeva alla cintura sette taralli, tanti quante erano le settimane che intercorrevano dal giorno delle Ceneri a Pasqua. La Quaremba veniva bruciata il giorno che precedeva la Pasqua, come se dalla morte dell’anno vecchio rinascesse il germe dell’anno nuovo.
Un tempo il mercoledì delle Ceneri era giorno di stretto digiuno, così come il venerdì santo. I brindisini rispettavano la tradizione: si recavano a messa per ricevere l’imposizione delle Ceneri e digiunavano fino a sera consumando, quindi, un solo pasto nella giornata.
La cena serale era semplice e sempre a base di “magro”, cioè pastina in brodo vegetale o in brodetto di pesce non costoso o verdure lessate condite con olio e limone.
Durante tutto il periodo quaresimale i fedeli partecipavano alle prediche del quaresimalista, un frate cappuccino che spingeva il cristiano a riflettere sui suoi peccati con prediche appassionate che colpivano il cuore e lo facevano sentire in colpa.
Donne e uomini assumevano comportamenti austeri, anche nell’aspetto: le donne non indossavano abiti colorati; in casa non si ascoltava musica con toni alti; durante il pranzo non si consumavano carne e formaggi, neppure quello da grattugiare sulla pasta al pomodoro. In sua vece si usava il pane grattugiato fritto.
Pasta col pane fritto
Ingredienti: 70/80 grammi di pasta a persona, olio extravergine di oliva quanto basta, acqua, sale. Pane grattugiato. A piacere un’acciuga a persona. Pepe o peperoncino a piacere.
Preparazione: tostate il pane grattugiato in una pentola con pochissimo olio, girando spesso affinché non bruci. Quando diventa dorato, spegnete e trasferitelo in una coppetta. Se desiderate l’acciuga, aggiungetela al pane appena tostato. Lessate la pasta in abbondante acqua salata rispettando i minuti di cottura, quindi scolatela e distribuitela subito nei piatti. Ognuno aggiungerà personalmente la quantità desiderata di pane abbrustolito.
Potete anche condire la pasta col sugo e usare il pane fritto come se fosse formaggio. Comunque potete aggiungere pepe o peperoncino, secondo il gusto.