Leonardo, gli elicotteri e la genialità incompresa da Brindisi

Frequentare un istituto tecnico, come il “Carnaro” di Brindisi, è sinonimo di buona formazione e di discreta opportunità di trovare lavoro. Bisogna avere la forza e il coraggio di sognare il proprio futuro, se a 14 anni decidi di voler diventare un tecnico dell’aviazione. Non bastano i libri e lo sforzo congiunto di scuola e famiglia che stimolano il percorso formativo, per giungere all’agognato traguardo del titolo scolastico, col suo carico di esperienze teorico-pratiche, con le giornate di orientamento lavorativo e decine di ore di stages aziendali.
Brindisi è epicentro del distretto aero-spaziale e non a caso, nella città messapica, trovano sede i colossi della produzione e della ricerca ed sia presente, presso la cittadella, un polo di ricerca e di alta formazione in ingegneria aerospaziale.
Non manca niente, proprio niente, perché col fatidico pezzo di carta, a Brindisi, un tecnico specializzato possa trovare la realizzazione formativa e soddisfazione lavorativa.
Invece no. Come nel caso di due giovani bravissimi tecnici che, pur avendo percorso l’intero iter, sono approdati al sogno lavorativo proprio alla “Leonardo” e proprio a mettere le mani sugli elicotteri in produzione nello stabilimento di contrada Santa Teresa, ma con una piccola e sostanziale differenza: a soli 2500 chilometri da casa, nella ridente, Świdnik, località a pochi chilometri da Lublino, nella Polonia orientale.
L’assunzione è avvenuta per il tramite di un’azienda italiana specializzata in elettro-automatismi del frusinate che, col colosso aeronautico, che dal 2017 ha acquisito da AgustaWestland a sua volta confluita in Finmeccanica la società Wytwórnia Sprzętu Komunikacyjnego “PZL-Świdnik”, ha un contratto d’appalto proprio per il montaggio della componentistica che “Leonardo” continua a delocalizzare, da Brindisi in Polonia.
Il trattamento economico è soddisfacente, oneri di trasferta, vitto, alloggio e due viaggi aerei mensili per casa. I giovani brindisini credono che il periodo di gavetta ben remunerato, includa la non semplicissima abitudine ad un clima più rigido (d’inverno non di rado -25° che non spaventa, anzi corrobora) ed il confronto con i giovani colleghi polacchi, mediati in inglese.
La parola che per prima accomuna è “na zdrowie!” (alla salute!) La seconda, però, è “kurwa mać” (porca puttana), esclamazione che rende efficacemente la condizione aberrante di giovani specialisti, colleghi sul medesimo posto di lavoro, che percepiscono un terzo dello stipendio dei giovani italiani. Come testimonia anche una foto in questo articolo, i lavoratori della produzione di Świdnik, hanno lavorato in ginocchio perché le nuove sedie non erano ancora state consegnate e l’azienda non poteva permettersi perdite di produttività.
La scarsa propensione alla sindacalizzazione delle maestranze e la predisposizione a lavorare a qualsiasi costo, mostra un discrimine ed una deriva che chi si intende di economia conosce bene e che, per semplificare moltissimo, risponde al principio edonistico per cui il massimo risultato deve essere ottenuto col minimo sforzo.
Al termine del contratto, la speranza impatta con la precarietà ed uscire dal circuito è un batter di ciglio. Il rientro è carico di delusione ma, ancora una volta, la ricarica arriva da un’azienda del settore aeronautico per uno stabilimento del settentrione, dove la speranza si riaccende, ma dura poco. Ironico è l’ncontro con alcuni ragazzi polacchi formatisi e conosciuti a Swidnik, con cui ci si scambia qualche illusorio “na zdrowie” che lascia sempre più spazio e voce all’esclamazione polacca, dura e sprezzante quanto si vuole, ma efficacissima sintesi della loro condizione: “kurwa mać!”.
La Società è un partner principale del Ministero polacco per la Difesa nazionale: quasi 160 elicotteri PZL-Świdnik sono in servizio presso le Forze armate polacche. Quasi l’80% di tutti gli elicotteri consegnati alle forze armate polacche negli ultimi decenni sono stati progettati a Świdnik (SW-4 Puszczyk, W-3PL Głuszec e W-3WA Sokół anche in configurazione VIP per il trasporto di funzionari statali di alto livello).
Attualmente PZL conta circa 3.300 dipendenti, tra cui oltre 650 ingegneri, e collabora con oltre 1.000 imprese polacche, mantenendo quasi 4.500 posti di lavoro ed è impresa del comparto aeronautico polacco chiamato Aviation Valley, per le tecnologie aerospaziali avanzate. Il parallelo col distretto brindisino è calzante, ma con qualche nota di un certo interesse.
I due giovani brindisini, oggi sono disoccupati ed infoltiscono la schiera dei disoccupati formati e specializzati che non riescono a competere sul mercato del lavoro che investe sempre più su modalità contrattuali e professionalità più duttili e meno onerose. È la brutale legge del mercato. Senza alcuna dignità da difendere ed ancor più, nessuno che abbia la forza di rappresentarli, 28 febbraio, hanno saputo che ha sfiorato il 100 per cento dell’adesione dei lavoratori lo sciopero ai cancelli dello stabilimento elicotteri di Leonardo di Brindisi. Lo sciopero, indetto dalle Rsu, ha messo in evidenza – registrano le accurate cronache – la grande preoccupazione dei lavoratori diretti che da tempo assistono all’uscita dal sito di Brindisi di macchinari e materiali che vengono trasferiti in Polonia.
Nello stabilimento sono impiegati 430 lavoratori più i 48 con contratto di somministrazione in scadenza alla fine di dicembre. I macchinari e le attrezzature vanno via e mancano le informazioni, per non dire le assicurazioni, da parte dell’azienda rispetto al futuro dello stabilimento e la conseguente sorte dei lavoratori dello stabilimento di Brindisi.
Non più di due anni fa, Il gruppo Leonardo, nuovo nome di Finmeccanica, aveva garantito che avrebbe continuato a puntare sulla Puglia, investendo 400 milioni per potenziare la sua presenza tra Grottaglie (fusoliere Boeing), Foggia (componentistica) e Brindisi (elicotteri). Ma il principale attore del polo aeronautico sembrerebbe orientato su una profonda riorganizzazione della propria presenza, visto che la dirigenza già da tempo ha denunciato alle istituzioni regionali perdite per 800 milioni dovute a promesse non sempre mantenute.
Da troppo tempo a Brindisi, però, i lavoratori non hanno trovato dialogo tanto dall’azienda che dalle istituzioni pubbliche, definendo di fatto una situazione di costante declino e di inefficace programmazione. “Terremo la situazione sotto controllo, insieme alle organizzazioni sindacali” avevano promesso dalla Regione. I 502 posti di lavoro previsti dall’accordo di programma sono scesi a 470, ma la cancellazione delle attività dell’indotto rende il saldo ancora più pesante.
“Pur avendo Leonardo realizzato investimenti per oltre 11 milioni di euro in Attività materiali e R&D (ricerca e sviluppo, ndr) – aveva scritto due anni fa Mauro Moretti A.D. Leonardo -, la contrazione del mercato elicotteristico e la conseguente riduzione dei carichi di lavoro rendono non più possibile adempiere all’obbligo di mantenere il livello occupazionale”.
A succedergli nell’incarico Alessandro Profumo, uomo altrettanto efficace del primo a far rendere al massimo l’importantissimo complesso industriale, fiore all’occhiello della genialità italiana nel mondo, partner di decine di Paesi e produttore di tecnologie sofisticatissime che fanno dell’Italia un player mondiale nella produzione e vendita di mezzi e tecnologie d’avanguardia.
Brindisi ed il suo sistema amministrativo-economico ancora oggi manca della capacità di farsi protagonista e dialogare con le istanze del lavoro, di chi lo offre e di chi lo domanda.