Liberare la natura dai rifiuti, tutti insieme: lo spirito di “Clean Coast South”

di Marina Poci per il7 Magazine

L’idea di dare un nome e una forma associativa, pur se non ufficiale, alla sua consuetudine di liberare la natura dai rifiuti durante viaggi, vacanze ed escursioni gli è venuta tre anni fa, su suggerimento della moglie: “Prendeva il sole da sola, mentre io passeggiavo sulla battigia raccogliendo pattume. Mi ha fatto notare quanto fosse sbagliato il mio approccio così isolato e mi ha spronato a creare una struttura più stabile e a coinvolgere gente con le competenze giuste”. Così, tra una bottiglia di plastica trovata in un bosco e un sacchetto di spazzatura abbandonato sulla spiaggia, è nata Clean Coast South, per iniziativa di Gianluca Parodi, trentasettenne militare dell’Aeronautica (di origini mesagnesi, ma residente a Novara), che di una sana abitudine individuale ha fatto un impegno collettivo e organizzato al servizio della natura. Iniziando a interfacciarsi sul web con persone e associazioni che operano nel campo della pulizia dei siti naturali, Parodi ha compreso che “il problema è talmente complesso che la soluzione non può essere appannaggio dei singoli, bisogna lavorare insieme. Il bisogno del clean up è il fallimento della società ed è per questo che come società, e non singolarmente, dobbiamo affrontarlo”.
Così, insieme al fratello Pierluigi, militare della Marina, ha dato vita ad un gruppo il cui obiettivo è preservare ambiente, flora e fauna, senza confini territoriali: un gruppo animato dalla filosofia del partecipare, più che da quella del sensibilizzare.
Parallelamente a Clean Coast South, è nata una rete, Clean Up Italia, ideata insieme a Gabriele Vetruccio di Clean Up Tricase, con l’idea di riunire gruppi e associazioni che operano sul territorio nazionale nella pulizia dell’ambiente. Al momento più di 70 gruppi di volontari, più o meno noti, hanno sposato la causa, organizzando eventi in tutta Italia.
Chi c’è dietro Clean Coast South?
“Un gruppo di amici, soprattutto. C’è Luigi Argese, un ingegnere industriale mesagnese con una spiccata sensibilità ambientale, che si è avvicinato a Clean Coast South in occasione di un nostro evento organizzato a Brindisi in collaborazione con una organizzazione non governativa americana. Luigi sta piantumando un bambuseto nelle campagne di Mesagne con l’obiettivo di assorbire l’inquinamento provocato nella zona del Brindisino. Poi c’è il campione olimpico mesagnese di taekwondo Carlo Molfetta, al quale ho chiesto aiuto un paio di anni fa per un evento che c’era su Roma. Non eravamo in confidenza, ma ci siamo subito fidati l’uno dell’altro e abbiamo continuato a collaborare anche su Taranto e su Mesagne. Persino nell’ultimo nostro evento si è speso molto: nonostante fosse a Tokyo per le Olimpiadi come dirigente CONI, si è occupato a distanza di molte questioni organizzative. Ancora, una grossa mano ce la dà il mio amico d’infanzia Gabriele Scoditti, che adesso vive in Francia, mettendo a disposizione dell’organizzazione le competenze che gli derivano dagli studi economici. Poi c’è il brindisino Michele Cappellari, in arte “Boer il contadino”, sempre presente nelle pulizie, che sviluppa progetti di agricoltura sociale e sarà impegnato in prima linea anche quando, in autunno o in primavera, piantumeremo degli alberi su territorio pubblico di Mesagne coinvolgendo anche gli studenti. Gli alberi probabilmente saranno acquistati vendendo all’asta le opere realizzate dall’artista veneto Massimo Marchiori con la plastica proveniente dai rifiuti delle coste adriatiche o ioniche della Puglia. C’è Francesco Simone, anche lui di origini mesagnesi: disegna fantastici fumetti a tema ambientale e si sta preparando aa andare al Salone Internazionale del Libro a Torino. Infine, non posso che citare l’archeologo Christian Napolitano, responsabile di Muro Tenente, che dall’anno scorso, visto che noi ci occupiamo prevalentemente di spiagge, ci aiuta a tenere alto il focus sulle campagne, anch’esse ridotte malissimo”.
Come mai non siete costituiti come ente di terzo settore?
“Siamo un’organizzazione informale che però collabora con enti, associazioni, amministrazioni. Il mio timore è che la burocrazia prenda il sopravvento sulle persone, per questo sono diffidente all’idea di costituirci formalmente come ente di terzo settore. Se anche diventassimo un’organizzazione di volontariato, non cambierebbe nulla nella nostra attività: tutto ciò che facciamo, lo facciamo a costo zero e senza ricevere un euro. Non aspiro a che si dica di me “presidente di”, non mi sento nemmeno un attivista (come spesso vengo definito). Sono soltanto una persona che ama la natura e prova a salvaguardarla in ogni modo possibile”.
Operate su chiamata di enti o amministrazioni oppure di vostra iniziativa?
“Siamo noi stessi ad attivarci. Ogni volta che uno di noi si imbatte in un problema, lo segnala agli altri. Se ne parla insieme e si cerca il modo migliore per risolverlo, coinvolgendo i soggetti interessati e chiedendo le relative autorizzazioni. Il 7 di agosto, ad esempio, abbiamo lavorato, in collaborazione con altri gruppi, sulla spiaggia brindisina di Pedagne, che era in condizioni disperate, chiedendo i permessi al Demanio e contattando, come facciamo abitualmente, amici, parenti, gruppi di vario tipo (spesso, ad esempio, ci rivolgiamo alle palestre). Questa è, per noi, la parte più difficile: c’è più fatica nell’organizzare che nell’indossare i guanti e mettersi a ripulire. Quel giorno abbiamo trovato una decina di boe che abbiamo regalato ad Emilia Pede, l’artista di San Pietro Vernotico che trasforma questi vecchi rifiuti in pezzi di arredamento. Abbiamo trovato il modo di consegnargliele direttamente a casa a costo zero. Mi piace anche ricordare che alla pulizia di Pedagne hanno partecipato i fucilieri della Marina della Brigata San Marco, disponibilissimi a collaborare con noi anche in futuro, nonché gente proveniente dall’estero, che ha trascorso il primo giorno di ferie con guanti e sacchetti. È stato un lavoraccio, ma il giorno dopo abbiamo avuto la soddisfazione di sapere che su quella spiaggia, dove da tempo più nessuno andava, erano stati piantati circa dieci ombrelloni”.
C’è spazio per le segnalazioni di privati cittadini o siete voi ad individuare le criticità?
“Generalmente le individuiamo noi. Io non sono più a Mesagne da poco meno di vent’anni, quindi lavoro e coordino prevalentemente in Piemonte, Lombardia e Liguria. Per fortuna, negli ultimi giorni, dopo il post che la famosa pagina Inchiostro di Puglia ci ha dedicato, siamo stati contattati da moltissimi mesagnesi e da tante persone della provincia, tutti ansiosi di aiutarci, che ci hanno segnalato situazioni particolari e ci hanno dato consigli per la risoluzione dei problemi. Ho individuato una ragazza di Mesagne che si occuperà del coordinamento delle attività nella zona già a partire dal 18 settembre. Io non posso essere dappertutto, è arrivato il momento di iniziare a delegare, responsabilizzando chi si offre di dare una mano”.
Che tipo di rapporti avete con le istituzioni e le amministrazioni territoriali?
“La collaborazione con gli enti locali per noi è fondamentale. Non ci limitiamo a chiedere i permessi e a ripulire, ma cerchiamo di avviare con chi rappresenta il territorio un dialogo. È giusto non imporsi e rispettare l’autorità di chi amministra. Rendiamo un servizio alla comunità, eppure è capitato (non nelle nostre zone, ma in Lazio e in Sicilia) che ci siano stati negati i permessi”.
Per quale motivo un’amministrazione locale dovrebbe ostacolare il lavoro di volontari che sopperiscono a una disfunzione del sistema?
“Non ci sono state date spiegazioni plausibili. Semplicemente, ci è stato detto che non eravamo autorizzati ad andare a ripulire nel posto individuato e che, se ci avessero trovati, avrebbero chiesto l’intervento delle forze dell’ordine. La delusione è stata tanta, ma è durata poco: ci sono così tanti posti che hanno bisogno del nostro intervento, che immediatamente abbiamo individuato altri siti”.
I mezzi con cui ripulite, a partire dalle dotazioni individuali sino ai veicoli, sono vostri e acquistati da voi? Ci sono collaborazioni in questo senso da parte delle istituzioni o donazioni?
“Non essendo un’associazione riconosciuta, non abbiamo forza economica, perciò dobbiamo arrangiarci con i nostri mezzi. Nel caso della consegna delle boe ad Emiliana Pede, per esempio, le abbiamo trasportate con un camion messoci a disposizione da uno dei volontari. La spazzatura viene ritirata dalla municipalizzata autorizzata dal Comune, fa parte degli accordi che prendiamo con le amministrazioni. Solitamente i Comuni ci forniscono anche buste e guanti, anche se qualche volta abbiamo dovuto provvedere autonomamente. Per il resto, stiamo pensando di organizzare una campagna crowdfunding per l’acquisto di strumenti che potrebbero esserci utili: ad esempio vorremmo comprare una Oleo Sponge, la spugna che elimina dal pelo d’acqua gli idrocarburi, e una Hoola One, un aspiratore di microplastiche da utilizzare in spiaggia”.
Quali sono le prossime iniziative?
“È in programma una giornata a Mesagne e ci stiamo adoperando per avere le autorizzazioni necessarie. Abbiamo già i volontari e i mezzi, quindi sono fiducioso che riusciremo a portare a termine il progetto, che dovrebbe coinvolgere o il Parco Baden-Powell, utilizzato dagli Scout, o la zona intorno a Muro Tenente, lungo il tragitto dell’Appia Antica. O magari, se ci fossero sufficienti volontari, potremmo dividerci e ripulire tutti e due i posti. Da ottobre, poi, avremo molti eventi nelle scuole, in diverse parti d’Italia, perché crediamo molto nella formazione dei ragazzi”.
A parte gli eventi singoli, avete programmi permanenti?
“Sì, due: il Coast to Coast, che ci impegnerà sino a quando ce ne sarà bisogno sulle spiagge pugliesi ioniche e adriatiche, e il CleanAppia, patrocinato dall’Appia Day e dall’associazione europea delle vie Francigene, che si propone un’azione di pulizia risalendo da Brindisi a Roma attraverso la Regina Viarum, valorizzando una strada simbolo del nostro Paese. Siamo partiti dal Parco Archeologico di Muro Tenente, luogo simbolo dell’archeologia mesagnese, e stiamo già organizzando le prossime tappe”.
Il suo sogno ambientalista più ambizioso?
“Il mio sogno è che non ci sia più bisogno di organizzazioni come la nostra, ma sarebbe utopia. Per questo non ragiono su grandi numeri, ma sui singoli territori. Il mio pensiero, nonostante i tanti anni di assenza, va sempre a Mesagne: sono sicuro che se lavoriamo tutti insieme (associazioni, singoli, amministrazione comunale, scuole) da qui a dieci anni non ci sarà bisogno del clean up nella nostra bellissima città”.