Lo sciopero della Befana – Racconti al balcone

di Ida de Giorgio per il7 Magazine

La signorina Munifici, segretaria del reparto Tradizioni Popolari, bussò alla porta del Direttore Generale. Non usò il solito tocco leggero delle nocche, come quando voleva rendere la sua presenza meno invasiva possibile. La lettera che aveva appena ricevuto richiedeva colpi sonori e vigorosi. Entrò senza neanche chiedere il permesso: “È urgente. Una lettera dalla Befana”. Lasciò il foglio sulla scrivania e si allontanò di un paio di passi.
Il dottor Festa sollevò appena lo sguardo dallo schermo del computer: “Che vuole quella vecchia bisbetica? Le sembra il caso di disturbarmi? Lo sa che ha mandato di provvedere per le richieste di routine, non ha bisogno di chiedermi il permesso”. La signorina Munifici si limitò a indicare il foglio e si allontanò di un altro passo.
“Gentile direttore, la presente per porgerle le mie sacrosante rimostranze. Il trattamento riservatomi dall’azienda è a dir poco umiliante e sicuramente non adeguato all’impegno profuso. Senza fare riferimento a San Nicola e Santa Lucia, che godono della devozione di innumerevoli fedeli e sono ammantati di quell’alone di santità che li rende intoccabili, pongo come termine di paragone il signor Babbo Natale.
Il nostro incarico prevede uguali mansioni: entrambi supervisioniamo la corrispondenza dei bambini, provvediamo a predisporre i regali richiesti e li distribuiamo in una sola notte, ricoprendo le stesse distanze ed effettuando lo stesso numero di consegne. Tuttavia, il mio omologo ha una sede arredata con gusto e dotata di tutti i confort e un’intera equipe di folletti che lo coadiuvano nell’attività, dispone di una comoda slitta volante trainata da renne, indossa una divisa di ordinanza comoda, elegante e soprattutto idonea al clima invernale. La sua visibilità è tale da farne oggetto di campagne pubblicitarie e la risata inconfondibile è sinonimo di amabilità. I bambini fanno la fila per sedersi sulle sue ginocchia per esprimere desideri e gli lasciano latte e biscotti come spuntino notturno. Del quale approfitta in quantità, vista la circonferenza della pancia che lo caratterizza. Io lavoro da sola senza nessun aiuto, tranne la compagnia dei ragni che condividono con me la stamberga nella quale vivo. Vesto di stracci e viaggio su una scopa. Sfido chiunque a volare in pieno inverno in quelle condizioni e a non beccarsi una broncopolmonite. E, di questi tempi, significa fare tampone e quarantena anche con le tre dosi di vaccino. E vogliamo parlare degli altri benefit? Barba e capelli sempre curati, mentre il mio contratto vieta parrucchiere ed estetista. Perché la befana deve essere una vecchia trascurata e brufolosa? In alcune zone vige persino la tradizione di bruciare un fantoccio con le mie fattezze. Al rogo come una strega, altro che dolcetti per alleviare la fatica. Ma, soprattutto, il signor Babbo Natale percepisce uno stipendio sensibilmente superiore al mio. Abbiamo entrambi la stessa anzianità di servizio e lo stesso orario di lavoro e sono sicura che, a lui, non avete chiesto se avessi intenzione di avere dei bambini, durante il colloquio di assunzione. Pertanto, alla luce di quanto rilevato, chiedo l’adeguamento degli emolumenti e delle gratifiche con effetto retroattivo nonché opportuno calcolo degli interessi maturati, ristoro danni morali e materiali, assegnazione di alloggio adeguato al mio status, assunzione di personale di supporto. In assenza di risposta tempestiva e positiva, proclamo lo sciopero a tempo indeterminato a partire dalla notte del cinque gennaio prossimo. Distinti saluti. La Befana”.
Il dottor Festa la rilesse due volte, prima di contattare l’ufficio legale. Dopo breve attesa ebbe conferma di quanto già sospettava, il contratto era inattaccabile. Redatto in tempi precedenti al Jobs act, prevedeva il pagamento di una considerevole penale in caso di licenziamento ingiustificato. E anche a prendere in considerazione questa ipotesi, dove trovare una sostituta in solo un paio di giorni? Non poteva permettersi migliaia di bambini delusi, altrimenti sarebbe stato lui a dover cercare un nuovo impiego.
La vecchiaccia l’aveva pensata bene, quella lettera era al limite del ricatto. Guardò la signorina Munifici che era rimasta in piedi a prudente distanza. Non le aveva mai prestato grande attenzione. Una presenza costante in tailleur grigio e capelli raccolti dietro la nuca. Non sapeva neanche la sua età. Efficiente e discreta, preparava un ottimo caffè ed era straordinaria nel risolvere i problemi. Mai una lamentela o una rimostranza, neanche quando se ne andava di nascosto a pesca e la lasciava portare avanti la baracca al posto suo. Un mazzo di fiori al compleanno e una bottiglia di profumo a Natale, ed era la donna più felice del mondo. Tanto se li sceglieva da sola. Lui si limitava a chiederle di aggiungere la fattura all’elenco delle spese di rappresentanza. Si rassegnò e diede mandato di giungere ad un accordo.
Il pomeriggio del 7 gennaio successivo, una decappottabile entrò nel giardino di una villa sul mar dei Caraibi. Ne uscì una donna con un prendisole a fiori, infradito e un largo cappello di paglia. Si avvicinò alle sdraio accanto alla piscina. Un cocktail colorato e decorato con una fragola e un ombrellino arcobaleno era già pronto per lei. Ne bevve un sorso.
“Tutto bene” disse rivolta alla figura sdraiata sotto un ombrellone, “Nessun sospetto. Quando ha saputo che mi avevi richiesta come assistente personale deve aver pensato che volessi fargli un dispetto”.
“Beh, sei tu che mi hai dato l’idea. Se non ti avessi dato ascolto starei ancora a tremare di freddo in quella catapecchia”. La befana si tolse l’accappatoio e si tuffò nell’acqua azzurra.
La signorina Munifici sorrise degli schizzi che le arrivarono sulle gambe. Si era resa conto presto della difficoltà di fare carriera solo perché era una donna. Se non fosse stato obbligatorio assumere un minimo di quote rosa, avrebbe faticato persino a trovare quel posto da segretaria, nonostante la laurea alla Bocconi. Ma quella posizione defilata le era servita a conoscere meglio i punti deboli dell’azienda e a sfruttarli. La Befana era stata subito d’accordo. Per un attimo immaginò il direttore Festa alle prese con la macchinetta del caffè o intento a ricordare la password del suo pc. Ma le bastò bere un altro sorso per dimenticarlo.