
Ciao, Marta. Ci possiamo dare del tu?
“Penso proprio di sì, così è più facile parlare”.
Togliamoci subito il pensiero: preferisci sindaco o sindaca?
“Beh, visto che sono una ragazza, preferisco essere chiamata sindaca”.
Si approccia con consumata disinvoltura alle questioni di genere, padroneggia con autorevolezza argomenti complicati come edilizia urbana, verde pubblico e sviluppo sostenibile e discorre in maniera puntuale delle criticità che presenta la didattica a distanza, il tutto con accuratezza di linguaggio e un uso perfetto dei tempi e dei modi verbali. Nessuna meraviglia (o forse sì?) che una sindaca conosca e sappia affrontare le tematiche più scottanti del dibattito politico attuale, se non fosse che Marta Caiulo ha appena nove anni e frequenta soltanto la quarta elementare. Scolara presso il plesso “Calò” dell’Istituto Comprensivo brindisino “Casale”, è stata eletta sindaca dei ragazzi di Brindisi superando la dodicenne Naomi De Vito e succedendo a Gigi Menga, che nel nuovo anno scolastico frequenterà il liceo classico. Amante delle materie scientifiche e dell’inglese (“l’italiano non è tra le mie materie preferite, lo ammetto”), appassionata di ginnastica artistica e ritmica (“anche se purtroppo ho dovuto smettere appena è arrivato il virus”), Marta Caiulo, con tutta la freschezza dei suoi nove anni, appare determinata a lasciare in città il segno della sua consigliatura, a cominciare dal record di età battuto con la sua elezione.
Sei la sindaca più giovane del Consiglio Comunale dei Ragazzi di Brindisi.
“Non lo sapevo, me l’hanno detto quando sono stata eletta. Sono molto orgogliosa, anche perché non me l’aspettavo proprio e non vedo l’ora di cominciare a impegnarmi per la mia città insieme a tutto il consiglio comunale”.
Quali sono state le reazioni della tua famiglia, delle insegnanti e dei compagni di classe alla notizia dell’elezione?
“I miei sono stati molto felici, forse si sono anche un po’ commossi, mentre le maestre sono proprio impazzite per la gioia! I miei compagni sono stati molto affettuosi e mi hanno fatto una sorpresa: in classe ho trovato dei bellissimi cartelloni con tante frasi di complimenti, poi un disegnino di me con la bandiera dell’Italia. Ma la cosa che mi ha fatto più piacere è che su alcuni di questi cartelloni hanno stampato delle foto con il mio personaggio preferito, Deku, tratto dall’anime “My Hero Academia”, un cartone che parla di supereroi che salvano la loro città”.
Mi sembra di buon auspicio: ti vedono come l’eroina che salverà Brindisi.
“Infatti è proprio quello che voglio fare”.
Come nasce il tuo interesse per la politica e perché hai deciso di candidarti?
“In realtà io volevo candidarmi ad essere soltanto rappresentante di classe, non pensavo che sarei diventata sindaca. Però comunque è bello esserlo, così posso collaborare per far diventare Brindisi una città migliore. Ringrazio per la fiducia i miei compagni, le maestre, tutto l’Istituto Comprensivo “Casale”, il preside Melissano e anche il sindaco Rossi”.
Cosa ti ha detto il sindaco Riccardo Rossi durante la proclamazione?
“Prima di tutto mi ha fatto i complimenti, poi mi ha augurato buon lavoro e ha detto che spera che tra noi ci sarà una buona collaborazione. È pronto ad ascoltare le nostre idee”.
Hai altre esperienze politiche alle spalle?
“No, questa è la mia prima esperienza. Forse è anche per questo che sono così emozionata”.
Quindi sei diventata sindaca alla tua prima elezione.
“Sì, è capitato così. In effetti anche a me sembra strano”.
Il motto della tua lista era “Sono piccola ma con grandi idee”: quali sono le idee che vuoi mettere al servizio della città?
“La prima cosa che vorrei fare è aumentare gli spazi verdi e decorarli piantando alberi e fiori. Ad esempio, sarebbe bellissimo se in ogni parco ci fosse una bandiera di fiori con i colori dell’Italia: verde, bianco e rosso. Un’altra idea è quella di migliorare tutti i parchi della città, attrezzandoli con giostre e campi da gioco perché è giusto che noi bambini stiamo quanto più possibile all’aria aperta, lontani dalle fonti di inquinamento, e non respiriamo lo smog delle strade con tanto traffico di macchine. Poi mi piacerebbe molto che nei cinema ci fossero delle sale dedicate soltanto ai più piccoli, perché tante volte danno film spaventosi o violenti, che non sono adatti a noi. I nostri genitori possono scegliere tra tanti film quando decidono di andare al cinema, invece noi dobbiamo aspettare che trasmettano cose più divertenti e purtroppo non sono tanti gli spettacoli che possono piacerci. Sarebbe bello anche se si organizzassero campionati, gare, olimpiadi per i bambini e i ragazzi, in modo che possiamo divertirci e nel frattempo imparare uno sport”.
A marzo dell’anno scorso all’improvviso abbiamo sentito parlare di Covid-19 e ci sono state imposte una serie di misure per limitare i contagi.
“Che brutto periodo. Non andavamo a scuola, non uscivamo, non potevamo incontrare i parenti e gli amici”.
A parte seguire le lezioni a distanza, come trascorrevi il tempo?
“Se devo dire la verità, all’inizio ero sempre scocciata, anche perché tutte le cose che facevo prima non potevo più farle, non soltanto andare a scuola, ma anche frequentare il corso di ginnastica artistica e il catechismo, incontrare le amiche dopo i compiti, uscire a passeggiare. Poi, dopo un po’, mi ci sono abituata e con le amiche ho iniziato a parlare tramite una chat, o meet, o zoom. Soltanto quando siamo entrati in zona gialla ho ripreso a vederle di persona, ma sempre una alla volta”.
Come vi è stato spiegato dalle maestre quello che stava accadendo?
“Non lo dico per dire, ma perché è proprio vero: le maestre sono state bravissime. Ci hanno spiegato che cos’è un’infezione, come si fa a evitare di contagiarsi, quali sono le persone più a rischio, cioè gli anziani e gli ammalati. Noi all’inizio l’abbiamo presa malissimo, è stato difficile abituarsi. Siamo bambini, ci piace abbracciarci, stare vicini per confidarci o per scherzare, il distanziamento non fa per noi”.
Che ricordo ti porterai dietro di quest’ultimo anno scolastico?
“È stato un anno molto strano. La prima cosa che ricorderò è che non mi sentivo a mio agio, spesso ero nervosa. Ad un certo punto non ci stavo capendo più niente. Dopo tante ore al computer è facile andare in tilt”.
In questi ultimi mesi sei andata a scuola o i tuoi genitori hanno scelto la Dad?
“Sono stata io a scegliere e ho preferito andare in presenza: sinceramente la dad non mi piace, l’ho sopportata l’anno scorso, ma quest’anno ho chiesto di stare in classe. Sono troppo affezionata ai miei amici, stare da sola in una stanza davanti al computer è bruttissimo”.
Per quella che è la tua esperienza, le scuole sono posti sicuri?
“Sicuramente sì. Bisogna fare capire a chi prende le decisioni che nelle scuole tutto funziona bene e che le regole vengono rispettate. Noi bambini siamo molto obbedienti e molto prudenti. Forse bisognerebbe controllare meglio quello che fanno i grandi”.
Allora parliamo di quello che fanno i grandi.
“Preferisco fare un esempio, così è più chiaro quello che voglio dire. Qualche giorno fa sono stata a prendere un gelato. Io ho tenuto la mascherina abbassata soltanto mentre mangiavo, invece davanti a me c’era un gruppo di persone vicinissime tra loro, che ridevano e urlavano senza mascherina. E posso assicurare che nessuna di quelle persone era un bambino, erano tutti grandi, avevano più o meno l’età dei miei genitori. Sono quelli i comportamenti pericolosi. In quel momento, anche se ero molto lontana da loro, mi sono sentita in pericolo come se ci stessi a contatto. Ho finito il gelato e ho subito rimesso la mascherina. Ma questo è solo uno degli esempi, potrei farne tanti altri”.
Dall’inizio della pandemia ad oggi, pensi che gli adulti abbiano commesso degli errori nel gestire l’emergenza? E cos’hanno sbagliato?
“Sicuramente è stato molto difficile prendere delle decisioni, però io penso che, soprattutto sulle scuole, si è sbagliato tantissimo. I bisogni di noi bambini non sono stati rispettati e nessuno ci darà indietro questi anni che stiamo perdendo: oltre alle scuole sono stati chiusi per tanto tempo i parchi giochi e tutti i posti dove noi ci divertiamo e facciamo sport. Nessuno ha pensato a risolvere le cose in altri modi e io questo non lo trovo giusto”.
In questo ultimo anno, qual è stato il momento in cui ti sei sentita più triste e quale quello in cui hai avuto più paura?
“È lo stesso momento. Quando a settembre siamo rientrati a scuola, ero molto felice di riprendere a studiare in presenza, anche se con tutte le precauzioni (mascherina, igiene delle mani, distanze tra i banchi, divieto di avvicinarci ai compagni, di abbracciarci, di baciarci). Poi un giorno le maestre ci hanno detto che avremmo dovuto tenere la mascherina sempre, che non potevamo toglierla nemmeno quando restavamo al banco, mentre prima ci era permesso. In quel momento ho avuto paura, perché ho capito che, se ci dicevano di comportarci in questo modo, significava che il virus stava tornando ad essere cattivo come a marzo. E sono anche stata triste, perché forse voleva dire che entro poco saremmo tornati alla didattica a distanza e avrei visto i miei amici solo da dietro lo schermo del computer”.
Detto tra noi… secondo te come si sentono i maschietti ad essere guidati da una bambina?
“Questo è un argomento molto importante. Sono sicura che alcuni di loro sono sconvolti, se posso usare questa parola. Spesso ci sono dei compagni che dicono che i maschi sono più bravi delle femmine, che sanno fare meglio alcune cose, che è giusto che a comandare ci siano loro. Io non li sopporto proprio. E in questi due anni ci impegneremo a dimostrare a tutti che le femmine valgono quanto i maschi”.
E tra dieci anni cosa starà facendo Marta Caiulo?
“Tra dieci anni avrò diciannove anni, quindi non sarà più sindaca. Probabilmente starò studiando per iscrivermi all’università: voglio diventare un ingegnere edile e costruire case, parchi e strutture sportive a misura di bambino”.
E la politica? È un’esperienza che si chiuderà con il Consiglio Comunale dei ragazzi o continuerà?
“È un’esperienza che voglio ripetere, perché sicuramente mi ricandiderò alle prossime elezioni che si terranno quando farò la prima media. E forse la riprenderò quando sarò un po’ più grande. Mi ci vedo, anche se il primo dei miei sogni resta sempre quello di diventare ingegnere e cercherò di farlo avverare”.
Quando è fissato il primo consiglio comunale dei ragazzi?
“Ancora non lo so, lo decideremo nei prossimi giorni. Però assicuro a tutti che il primo argomento di cui parleremo sarà il miglioramento degli spazi verdi”.
Secondo te, perché hai vinto?
“Da quello che mi è stato detto, il mio programma sul verde pubblico è piaciuto moltissimo. E poi sono una persona molto simpatica, il che non guasta”.