Mastrapasqua, da oltre 100 anni, vuol dire agricoltura

di Giovanni Membola per il7 Magazine

Quasi cento anni di esperienza sul campo. Quattro generazioni a servizio dell’agricoltura, al fianco di coltivatori e giardinieri nel fornire prodotti e consulenze specializzate, sempre con passione e grande competenza. Sono questi gli ingredienti di successo che hanno permesso alla famiglia Mastrapasqua di scavalcare il tempo e di tramandare, di padre in figlio, una prestigiosa idea imprenditoriale.
Tutto ebbe inizio con Paolo Mastropasqua, l’intraprendente commerciante di uve, vini e oli, che nei primi anni del Novecento dalla sua Trani si traferì a Brindisi per ampliare l’attività di mediazione ed esportazione, nei mercati italiani e internazionali, dei prodotti tipici della nostra terra. Erano gli anni in cui la vitivinicoltura era la principale fonte di reddito e di sviluppo per tutta la comunità brindisina, dove il processo produttivo dai vigneti si completava nei numerosi stabilimenti vinicoli. Simboliche le tante immagini delle banchine del porto stracolme di botti in legno, pieni dei nostri vini, da esportare via mare in tutto il bacino del Mediterraneo.

Il dinamico e lungimirante Paolo negli anni ’30 decise di differenziare l’attività, investendo nell’ambito della compravendita di concimi e di altri prodotti per l’agricoltura, compresi sementi e mangimi. Aprì un ampio punto vendita diretto su Corso Umberto 81, intestando la licenza dell’esercizio di vendita a lui e ai suoi due figli, Alberto e Francesco. Il locale era molto lungo, dall’ingresso principale si entrava direttamente negli uffici, mentre sul lato posteriore, corrispondente alla parte alta di vicolo Martinez, si apriva il magazzino dove avveniva lo scarico e il carico della merce. Lo spiazzo davanti al deposito era regolarmente utilizzato dagli agricoltori per mescolare i concimi, che all’epoca si vendevano anche sfusi: all’alba di ogni giorno, muniti di pale e sacconi, i contadini spargevano per terra i fertilizzanti granulari appena acquistati, contenenti i singoli nutrienti chimici (perfosfato, solfato ammonico e di potassio), e mischiavano il tutto con forza e accortezza. Dopo aver caricato sui propri carretti (“lu travinu” o “scerrabbai”) i prodotti così preparati, si andava direttamente a spargerli nei campi coltivati. Solo anni dopo arrivarono sul mercato i fertilizzanti “complessi”, con gli elementi più importanti per le piante (azoto, fosforo e potassio) già aggregati.
Ben presto “don Alberto” e “don Ciccio” diventarono un costante punto di riferimento per gli agricoltori di Brindisi e tanti provenienti dai paesi della provincia. “Ci sapevano fare, avevano modi speciali, erano riusciti a conquistare la fiducia di tutti”, racconta Paolo, figlio di Alberto, che si unì a loro una volta terminati gli studi, ossia nei primi anni ’50. Per un certo periodo, infatti, le tre generazioni di Mastrapasqua lavorarono insieme, poi nel 1962, dopo la morte del nonno e dello zio, il giovane Paolo (oggi lucidissimo novantenne) prese in mano le redini dell’attività, divenendo l’unico titolare.

“Il negozio restava sempre aperto anche di pomeriggio, era considerato un luogo di ritrovo e di relazioni sociali: molti operatori del settore qui si riunivano, praticamente ogni sera, per prenotare concimi e prodotti antiparassitari da ritirare il giorno dopo – ricorda – era l’occasione per scambiarsi opinioni e discutere sulle varie pratiche agricole. Ascoltare le loro storie era come partecipare alla vita di campagna, tutto ciò mi ha permesso di comprendere a fondo la vera saggezza contadina, frutto di un rapporto diretto con la terra”.
I Mastrapasqua erano molto conosciuti e stimati in città, poiché avevano un grande rispetto per le persone e soprattutto per chi lavorava in campagna con integrità e impegno. “In quegli anni si pagavano i prodotti acquistati solo a fine stagione, dopo la vendemmia”, afferma il sig. Paolo, divenuto memoria e simbolo di una storia che ha attraversato tutto il Ventesimo secolo. “Non abbiamo mai sollecitato i pagamenti e nessuno è venuto meno agli impegni presi, bastava la ‘parola’. Solo una volta un cliente venne umilmente a dire che il raccolto era andato male e pertanto, non riusciva a pagare il suo debito. Mio padre, che aveva apprezzato il gesto e capiva la reale difficoltà di quest’uomo, non esitò a strappare le ricevute, senza pretendere nulla in cambio”. C’era un clima di fiducia incondizionata, tutti rischiavano qualcosa, principalmente per le avversità meteorologiche, ma ognuno sapeva assumersi le proprie responsabilità. Da bravi commercianti quali erano, Alberto (non a caso fu insignito della carica di Cavaliere del Lavoro), Ciccio e Paolo rispettavano con serietà il valore di queste regole, così sono riusciti a conquistare la considerazione e la fedeltà di tanti brindisini, che ancora oggi si affidano a loro con la stessa sicurezza.

Alberto era a sua volta un appassionato viticoltore, aveva ereditato con la moglie Olga Guadalupi, figlia del noto possidente Eupremio, circa trenta ettari di vigneto e carciofeto, era la sua seconda attività, portata avanti poi dal figlio sempre con grandissimo entusiasmo, grazie anche all’aiuto di un “Fattore” di fiducia.
Nel 1962 Paolo decise di trasferire il negozio in un locale più confortevole, il fabbricato al civico 10 di via Osanna. In questo ampio vano di proprietà, il lavoro non né mai mancato, collaboravano anche tre/quattro dipendenti, tra magazzinieri e contabili. Poi le cose sono cambiate. L’agricoltura è entrata in una crisi profonda da cui non riesce ancora a venirne fuori. “Con l’arrivo del petrolchimico molti contadini, abbagliati dall’idea di fare gli operai nella grande industria, illusi dalla modernità e dalla tecnologia, decisero di cambiare mestiere e lasciare le campagne. Un errore gravissimo, di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze”. Qualcuno ne ha approfittato per arricchirsi, e tanto: si promettevano posti di lavoro in fabbrica in cambio dei terreni di proprietà, da comprare per quattro soldi e da rivendere poi al reale prezzo di mercato, generando così ottimi profitti. “Con l’industrializzazione cambiò anche la mentalità degli agricoltori, ad un certo punto venne meno anche quel rapporto di fiducia ormai consolidato”, osserva il sig. Paolo, che fonde sapientemente ricostruzioni e precise riflessioni sui principali avvenimenti di quegli anni. “A tutto ciò seguì la sconsiderata politica degli svellimenti incentivati, che portò all’abbandono di centinaia di ettari di vigneti, uno scempio senza fine. A quel punto divenne necessario ridimensionare anche il nostro impegno commerciale, diversificando e concentrando l’offerta su altri prodotti”.

Francesco, Paolo e Alberto Mastrapasqua.

Nei primi anni ’90 i figli di Paolo, Alberto e Francesco, avviarono la quarta generazione dell’attività storica dei Mastrapasqua, aprendo un negozio per la vendita diretta di prodotti per il giardinaggio e hobbistica in via Palestro, a due passi da Piazza Cairoli. I due fratelli, cinque anni dopo, si spostarono nel locale di via Osanna, ormai libero più idoneo all’arrivo degli automezzi e per lo scarico degli articoli. Francesco, dopo quasi vent’anni, decise di occuparsi di altro e lasciare ad Alberto la conduzione dell’Agrigarden, un punto vendita divenuto negli anni un simbolo di fedeltà alla tradizione nel tessuto commerciale locale. La storia continua ancora oggi con il medesimo impegno, offrendo servizi e prodotti in un settore in continua evoluzione, sempre con la stessa competenza e la disponibilità di una volta.
Il loro nome è da tempo una sicura garanzia di affidabilità. Ogni componente della famiglia, in cui prevale evidente una sana armonia, ha il merito di custodire e consolidare una serie di principi solidi e autentici, fatti di correttezza professionale e onestà. Valori che fanno parte del loro patrimonio da oltre un secolo.