Mattarelle e Testa: torri gemelle accomunate dal destino

L’intenzione originaria era quella di unire l’utile al dilettevole e associare una sana passeggiata, per smaltire almeno in parte l’eccesso di calorie incamerate durante il periodo natalizio, ad una visita alla diroccata Torre Mattarelle, posizionata sul litorale sud a metà strada fra punta della Contessa e Cerano, anche per verificare la sua situazione alla luce degli ultimi crolli che hanno interessato non solo questa ormai ex torre costiera ma quella “gemella” in località Giancola, sul litorale nord, Torre Testa.
Stante anche la finalità salutista mi reco di buon ora nei pressi della laguna costiera “Salinelle” proprio in corrispondenza di Punta della Contessa – da cui la denominazione dell’omonimo Parco Naturale Regionale, che comprende oltre questo anche i bacini di acqua più a nord fino a quello denominato Enichem, in piena zona industriale – lasciando l’auto all’esterno della recinzione che delimita la zona militare dentro cui è posizionato il laghetto, con l’intenzione di dare, al mio ritorno, anche una sbirciatina agli uccelli acquatici che in questo periodo vi svernano.
Proprio in quel frangente giunge da nord un gruppetto di quattro fenicotteri rosa, con il loro inconfondibile volo con il lungo collo proteso che planano dolcemente in acqua, per cui già pregustavo, compiaciuto, lo spettacolo della natura a cui avrei assistito al mio ritorno.
Con il sole ancora basso in faccia, costeggiando a prudente distanza l’alta falesia per lunghi tratti franata in mare, mi avvicino a comodi passi verso l’inconfondibile sagoma del rudere di Torre Mattarelle, ridotta ormai a nemmeno un decimo di quella che da ragazzo, negli anni settanta, potei ammirare ancora integra.
Il vecchio sentiero, che un tempo portava dalle Saline fino a Cerano seguendo la linea della costa, è in gran parte impraticabile perché franato in mare, per cui, dove non c’è sentiero, devo calpestare dei prati incolti in un continuo saliscendi fino a giungere ad un canale profondo una decina di metri, al cui interno vi è un filare di altissimi eucalipti, piantati probabilmente negli anni cinquanta dall’Ente Riforma, che costeggio dirigendomi verso l’entroterra, cercando un punto dove poterlo guadare senza dover giungere fino alla strada asfaltata.
Superato, faticosamente, questo ultimo ostacolo, ancora dieci minuti di cammino e sono al cospetto del rudere di Torre Mattarelle, ormai in bilico sull’alta falesia erosa e che sembra, davvero, poter franare in mare da un momento all’altro.
Volgendo lo sguardo a meridione, seguendo la scogliera erosa, sono ben visibili anche i ruderi di un luogo cult delle estate dei brindisini fino a qualche anno fa: Lido Cerano, anch’esso mangiato dal mare dopo che la costruzione della Centrale Termoelettrica Federico II ha comportato la modifica del moto ondoso e delle correnti in un’area di diversi chilometri quadrati, tanto a nord, quanto a sud, accelerando il processo di erosione.
Torre Mattarelle, come anche Torre Testa a Giancola ed altre ancora, fungevano da primi baluardi di un sistema difensivo e di avvistamento costiero fatto erigere nella seconda meta del XVI secolo (1559-1571) dal vicerè Parafan di Ribeira Duca di Acalà, per ordine di Carlo V per far fronte agli attacchi dei turchi, dei pirati e dei corsari. Queste strutture austere e possenti, testimoni di un clima di paura, avevano anche lo scopo di lanciare un chiaro segnale finalizzato a dissuadere i turchi, ormai troppo vicini alle nostre coste. In caso di attacco le segnalazioni venivano fatte con fumo di giorno e fuochi di notte, permettendo così agli abitanti delle masserie, dei castelli e dei borghi di prepararsi a respingere l’incursione ed a quell’epoca non esistevano altri metodi di comunicazione egualmente veloci
Torre Mattarelle, infatti, comunicava visivamente con la non più esistente Torre Cavallo a Nord e Torre San Gennaro a sud, mentre Torre Testa comunicava a nord con Torre Guaceto ed a sud con Torre Punta Penne
A presidiare le torri vi era un “capo torriero” e tre guardiani, la difesa veniva messa in atto grazie alle armi da fuoco in dotazione: smeriglie (cannoni a palle), archibugi, alabarde. L’ipotesi che le guarnigioni di guardia alle torri utilizzassero armi da fuoco, oltre che nei documenti storici, è confermata dalla forma quadrangolare delle costruzioni difensive, necessaria per poter posizionare l’artiglieria sui quattro fronti.
Quello che oggi vediamo osservando le torri è solo una parte di com’erano. In origine erano più alte, circondate da un cortile chiuso da cui si accedeva, attraverso una porta, alle scale che terminavano con una sorta di ponte levatoio (in alcune torri si accedeva attraverso una scala a pioli in legno). Per maggiore sicurezza, il litorale fra una torre e l’altra veniva scandagliato dai cosiddetti “cavallari” che perlustravano costantemente i lidi. Una volta cessato lo scopo difensivo le torri furono svendute a privati o abbandonate. Il tempo, l’incuria, l’azione erosiva del vento e del mare, l’inciviltà, come purtroppo ben sappiamo, hanno fatto il resto.
Mentre Torre Mattarelle è stata abbandonata al suo destino, completamente ignorata da tutte le Amministrazioni che si sono succedute nel tempo, fino a diventare oramai irrimediabilmente irrecuperabile e si è solamente in attesa che esali l’ultimo respiro, accasciandosi nel mare sottostante, Torre Testa, invece, fu interessata una decina di anni fa da alcuni lavori di messa in sicurezza, atti ad evitarne il crollo e la rovina definitiva, ma, in mancanza di ulteriori interventi, come ho avuto modo, più volte, di constatare di persona, si trova nella medesima situazione di pericolo in cui si trovava qualche decina di anni addietro la sua Torre “gemella” posta venti chilometri più a sud.
Particolarmente allarmante, anche in questo caso, è la situazione dell’alta falesia rocciosa su cui sorge Torre Testa, interessata da crolli fin sotto la base dell’antica costruzione, che lascia temere, se non si dovesse effettuare un qualche intervento mirato, un possibile crollo del costone in mare con buona pace anche di quest’altra vecchia torre costiera.
Ripercorro a ritroso la strada per tornare verso la laguna costiera Salinelle, pensando di poter farmi passare il malumore andando ad osservare da vicino i Fenicotteri, gli Aironi e l’altra avifauna svernante nel bacino acqueo, ma, ahimè, il fracasso prodotto da tre moto da cross smarmittate che si erano introdotte clandestinamente nel Parco Naturale e per di più in Zona Militare, incuranti dei divieti e delle grosse sanzioni anche penali, avevano fatto volare via il possibile soggetto alato; alla mia vista, pensando evidentemente che potessi essere un guardiano o qualcosa di simile, i tre motociclisti, bardati di tutto punto, si allontanano a tutto gas dalla zona vietata.
Volendo continuare a farmi del male e non pago delle due delusioni appena avute, mi reco per una veloce verifica e per fare qualche scatto a Giancola e prendo atto come, rispetto ad appena pochi mesi addietro, forse anche a causa delle recenti intemperie, la situazione di Torre Testa è ulteriormente peggiorata ed altri crolli hanno interessato la struttura e gli accumuli di pietrame, frammisti ai tubi usati come sostegni e malamente crollati, testimonia come non ci sia più tempo da perdere se si vuole fare un qualche intervento efficace per porre rimedio a questo stillicidio continuo.
Eppure verso la fine del 2018 la Regione Puglia ha accolto una richiesta di finanziamento di un progetto presentato dal Comune di Brindisi che dovrebbe consentire di accedere a fondi per dare ben più di una pulitina alla zona di Giancola dal momento che si dovrebbe procedere alla demolizione dei ruderi della ex spiaggia della Provincia con il ripristino dello stato naturale dei luoghi e del suo vasto arenile sabbioso, alla creazione di una passeggiata ecologica attraverso un sentiero che da Giancola condurrà fino al bosco del compare, con la creazione anche di due capanni per il birdwatching, cioè per osservazione di uccelli e fauna selvatica in generale, una generale manutenzione e sistemazione del vasto canneto che ha una estensione di oltre cinquanta ettari e, cosa davvero importante, la riqualificazione, finalmente, di Torre Testa, che dovrebbe essere adibita a centro visite dell’area protetta….sempre se questo antico monumento, in assenza di un intervento immediato, non venga giù prima del completamento dell’iter burocratico e dell’avvio effettivo di questi auspicati lavori.
Mandata giù anche questa pillola amara, contatto subito Danny Vitale, del Gruppo Archeologico Brindisino, che di battaglie ne ha condotte parecchie a tutela del patrimonio storico ed archeologico locale e che specialmente a Torre Testa è particolarmente affezionato, come luogo di ricordo della sua adolescenza quando, come lui stesso ama raccontare, approfittando delle splendide giornate di fine estate si sedeva ai piedi della costruzione per cercare di capirne il senso ma soprattutto di godere dello splendido panorama che il promontorio su cui essa sorge offriva, magari immaginando storici avvenimenti risalenti ai tempi in cui la misteriosa e solitaria costruzione dominava il mare incontrastata.
Danny, vedi anche tu un certo parallelismo fra ciò che è successo a Torre Mattarelle e quello che sta succedendo a Torre Testa e cosa si potrebbe fare ora per salvare quanto meno Torre Testa?
“Si, certo, c’è un parallelismo netto fra le due torri. Anche Torre Testa sembra destinata alla totale distruzione. Ho una foto risalente agli anni ottanta dove sono lì con mio fratello a giocare e la struttura e pressoché completa, per cui è negli ultimi trent’anni che è andata completamente ad erodersi e, al di là dell’erodersi della costa e del promontorio sul quale sorge è comunque in pericolo e crolla a vista d’occhio. Sono stati fatti dei lavori di consolidamento, ma come hai potuto modo di vedere, essendo andato lì a fare una passeggiata, i crolli continuano e figuriamoci ora, in questo inverno, con i continui colpi di vento che sferzano la costa, senz’altro qualche altro pezzo è venuto giù. Anche Torre Testa come Torre Mattarelle andrà a distruggersi. Parliamo tanto di chi distrugge i monumenti ma noi, o meglio le nostre amministrazioni, girandosi dall’altra parte e facendo finta di non vedere, stanno facendo esattamente la stessa cosa. Per quanto riguarda, nello specifico, Torre Mattarelle, anche se non sarebbe inutile e sarebbe, anzi auspicabile cercare di salvare le ultime pietre rimaste in piedi, sinceramente, mi pare ancora più difficile che possa essere fatto qualcosa».