Il 24 aprile 2009, ad appena 19 anni di età, essendo nato il 19 settembre 1990, ed a seguito di un lungo percorso di malattia e sofferenza durato sei anni, volò in cielo Matteo Farina, uno studente brindisino che viveva al rione Casale e che già dai suoi amici e conoscenti, quando era ancora in vita, era considerato un autentico testimone della fede cristiana.
Grazie alla diffusione di alcuni sui scritti, pensieri ed anche poesie, colmi di spiritualità, fede e devozione, che si diffusero rapidamente ed a macchia d’olio e divennero momenti centrali in incontri di preghiera, adorazioni eucaristiche e raduni giovanili, la sua fama di santità crebbe rapidamente e fu tale che ben presto, su iniziativa dell’Apostolato della preghiera della Diocesi di Brindisi-Ostuni e dell’Associazione Matteo Farina, fu deciso di dare avvio al processo di beatificazione
Il 19 settembre 2016, giorno che corrispondeva al suo ventiseiesimo compleanno, nella Chiesa di Santa Maria del Casale, gremita fino all’inverosimile, alla presenza dell’Arcivescovo Domenico Caliandro, dei membri del Tribunale Ecclesiastico Diocesano e della Postulatrice della causa, Francesca Consolini, si aprì la fase diocesana del processo di beatificazione. L’anno successivo, con la speciale autorizzazione della Santa Sede, le spoglie mortali di Matteo sono state traslate dalla cappella di famiglia alla Basilica Cattedrale, fulcro della comunità cristiana non solo della città di Brindisi, ma dell’intera Diocesi e da allora migliaia di fedeli, in gran parte giovani, sono andati a rendergli omaggio ed a sostare qualche minuto in preghiera e raccoglimento.
Il 24 aprile 2017, presso la Basilica Cattedrale di Brindisi, si tenne la solenne cerimonia di chiusura del Processo Diocesano della Causa di Beatificazione del Servo di Dio Matteo Farina e tutti i documenti e le testimonianze raccolte in questa fase furono inviati a Roma presso la Congregazione delle Cause dei Santi dove – l’indiscrezione è di pochi giorni fa – un miracolo attribuito alla sua intercessione, cioè la guarigione definitiva ed inspiegabile di una bambina, per cui la scienza ed i luminari della medicina non nutrivano più alcuna speranza, sembra aver dato una notevole accelerata alla sua beatificazione.
Il 24 aprile 2019, nel decennale della sua nascita al cielo, Matteo Farina è stato ricordato in una sentita e coinvolgente celebrazione presso la Chiesa di San Paolo Eremita, promossa dall’Apostolato della Preghiera e dall’Associazione Matteo Farina, ed aperto a tutti i fedeli che hanno desiderato prenderne parte ed erano davvero tanti, provenienti anche da fuori Diocesi.
All’inizio dell’incontro, dopo la recita del rosario, l’Arcivescovo mons. Domenico Caliandro ha rivolto un saluto ai presenti ricordando che Matteo è vissuto da cristiano seguendo Gesù ed esercitando a pieno le virtù eroiche ed ha confermando che il processo di beatificazione è in dirittura di arrivo, dal momento che dopo lo studio di tutto l’incartamento raccolto si sta esaminando ora un miracolo avvenuto per sua intercessione.
Ha fatto seguito una riflessione sulla sua dimensione spirituale, tenuta dal Cancelliere Arcivescovile don Claudio Cenacchi il quale, essendo stato delegato episcopale nel processo diocesano, ha avuto modo di conoscere, approfondire ed apprezzare le virtù del Servo di Dio Matteo Farina.
Don Claudio è partito dalla location in cui veniva celebrato l’evento e dalla considerazione che nel 4 centenario della morte di San Lorenzo ci si trovava proprio nella chiesa di San Paolo Eremita che è stata quella dove il grande Santo di Brindisi ha iniziato il suo cammino vocazionale.
Don Claudio ha fatto il parallelo fra la poesia di Matteo “con gli occhi al cielo” e la lettera di San Paolo ai Colossesi nello spirito pasquale: “se siete risorto con Cristo cercate le cose di lassù….”. Secondo l’esempio di Cristo, che ha posto la Sua missione terrena intorno a due punti cardine, fare la volontà di Dio e porre la persona e il bene degli altri al centro anche di fronte alle leggi religiose che impedivano per esempio di guarire di sabato, così Matteo ha messo Cristo in ogni aspetto della sua vita e questa centralità è stata da lui espressa mettendo al primo posto il bene dell’altro, anche nei momenti cruciali e drammatici della propria vita. “Più gioia diamo più gli altri sono felici….” diceva. Matteo ha vissuto con grande razionalità e concretezza, con il cuore rivolto al Cielo, come ha espresso nella sua poesia “Con gli occhi al Cielo”. Ha trascorso gli anni della malattia come un’opportunità per elevarsi, trasformandola in valore da offrire come esempio, soprattutto nella carità, attraverso azioni concrete, di sostegno ai bisognosi.
Matteo – ha continuato don Claudio – ha testimoniato il Signore risorto attraverso la prossimità umana, andando a pregare vicino agli altri malati mentre era ricoverato, spendendosi sempre per gli altri senza preoccuparsi di sé stesso ed attraverso uno stile di vita sobrio. Lui aveva sempre un’attenzione particolare ai più bisognosi. Ed ha tenuto sempre lo sguardo fisso a Gesù, come dice San paolo nella lettera agli Ebrei ed ha cercato sempre la volontà di Dio, anche nella malattia, non piangendosi mai addosso.
Prima della celebrazione della Eucarestia è stata invocata la intercessione di Matteo Farina per un bambino ammalato di leucemia che stava subendo un delicato intervento e tutta l’assemblea ha pregato per lui
A seguire, Padre Francesco Rutigliano, il parroco dell’Ave Maris Stella, la chiesa del rione Casale che è stata la seconda casa di Matteo Farina e dove tuttora partecipano assiduamente alla vita parrocchiale i suoi famigliari, ha celebrato la Santa Messa e, nell’omelia, partendo dal brano evangelico dei discepoli sulla via di Emmaus, che si aspettavano un epilogo diverso dal loro incontro con Gesù terreno, e dalla loro delusione tutta umana, ha evidenziato la straordinarietà di Matteo nel non considerare le aspettative umane del diciannovenne che era, per abbracciare con fiducia ciò che la vita gli prospettava. È riuscito ad accettare gli eventi della vita, mettendo a frutto ciò che per altri sarebbe stato fonte di disperazione. La sua – ha continuato padre Francesco – è stata una vita Eucaristica, perche vissuta come “pane spezzato” ed offerta come dono in maniera totale, ogni giorno. Tutto questo lui lo dedicava soprattutto ai giovani.
Le tantissime presenze in chiesa e, nonostante ciò, il silenzio che si tagliava a fette mentre si parlava di Matteo, testimoniano ancora una volta, qualora ce ne fosse ancora bisogno, come i brindisini siano affezionati al giovane Matteo Farina e lo sentano già come il loro santo, anzi come il ragazzo dalla faccia pulita che abita alla porta affianco capace di diventare santo e questa giornata a lui dedicata è stata come un forte abbraccio che si è voluto dare a Matteo ed una ulteriore spinta che, a Dio piacendo, potrà portarlo alla santità degli altari.