Mega centrali a gas? No grazie, abbiamo già dato

è stata davvero dura per tanta gente a cui le questioni ambientali sono care e che si erano illuse che le megacentrali a carbone di Brindisi Nord, già da anni inoperosa, e la Federico II di Cerano, stessero per essere smantellate definitivamente, che le aree da loro occupate, una volta bonificate con i sani sensi a spese non certo della collettività, venissero nel giro di pochi anni restituite alla città, scontrarsi con la dura realtà e capire che, probabilmente, a Brindisi la storia non cambierà mai. Pare, infatti, che entrambe le centrali, dopo aver bruciato per decenni carbone, con tutte le nefaste conseguenze per almeno due generazioni di salentini, sono destinate, con il plauso del governatore della Puglia Michele Emiliano e la meno scontata e, forse per questo, ancor più scioccante approvazione da parte del sindaco di Brindisi Riccardo Rossi, a bruciare per almeno un’altra generazione, combustibili fossili, nel caso di specie gas.
Delle buone intenzioni manifestate appena poche settimane addietro, quando in una affollata sala di Palazzo Nervegna, su input di Legambiente, i ragazzi degli istituti superiori di Brindisi presentarono alla Città ed al Sindaco i loro progetti ed i loro sogni sull’utilizzo delle aree di Cerano, una volta chiusa definitivamente, al massimo nel 2025 si pensava e si diceva, la Centrale ENEL Federico II.
E mentre questi ragazzi, con l’entusiasmo ed anche l’ingenuità propria dei 18 anni illustravano la loro idea della Brindisi del futuro, spiegavano la importanza della riprogrammazione del parco di Fiume Grande e delle Saline di Punta della Contessa, con tanto di creazione di una zona A di riserva integrale, di una zona B di riserva orientata ed una zona C, destinata a servizi, individuavano nella Masseria Villanova, già di proprietà comunale, il centro visite per il parco, mentre l’ex poligono di tiro, situato più a sud a poche centinaia di metri dalla Centrale, lo vedevano come centro di ricerca di biologia marina e di educazione ambientale ed altri ragazzi disegnavano, nei 270 ettari di cui l’ENEL doveva dismettere la proprietà, una cittadella della Scienza con tanto di museo dell’energia che avrebbe illustrato come si fosse giunti all’uso esclusivo delle fonti rinnovabili, era già in atto, anche se ancora non conosciuto, un disegno diametralmente opposto, quello di far rivivere per almeno altri venti o trenta anni, entrambe le centrali a carbone, riconvertendole ad un altro combustibile fossile quale è il gas, con buona pace dei sogni e delle illusioni non solo di questi ragazzi, ma anche di tutti quanti hanno a cuore l’ambiente.
E che non si tirino in ballo questioni occupazionali dal momento che è evidente, come fu illustrato sapientemente e con dati alla mano da un candidato sindaco lo scorso anno, che aveva sposato l’idea della chiusura di tutte le fonti inquinanti fossili attraverso l’utilizzo delle fonti rinnovabili, con interventi mirati per arrivare ad una dismissione degli impianti, una bonifica a 360° dell’area su cui insistono gli inquinanti e il recupero delle aree attraverso una diversificazione dell’attività sino ad oggi svolta. Tutto ciò mantenendo i livelli occupazionali attuali e perfino incrementandoli, dal momento che al di là delle centinaia di persone che per anni sarebbero utilizzate a tempo pieno per lo smontaggio e la bonifica delle aree, puntando sulle fonti rinnovabili, si possono creare migliaia di nuovi posti di lavoro, a fronte delle poche centinaia utilizzate per le fonti fossili.
Tornando alle idee espresse dai ragazzi lo scorso mese, tutti quanti avevano ben chiara l’importanza di investire idee ed energie sul Parco Regionale delle Saline di Punta della Contessa, la cui competenza per la gestione spetterebbe al Comune di Brindisi.
Ho utilizzato volutamente il condizionale dal momento che, in realtà, fino ad ora ben poco è stato fatto dal Comune e grazie a Dio la natura si sa provvedere da sola e riesce non solo a sopravvivere, ma anche a proliferare, nonostante l’apatia dell’uomo
Un’area di circa 1.700 ettari, vale a dire ben 17 chilometri quadrati, che parte da Fiume Grande, in piena zona industriale, che costituisce una zona umida con specchi d’acqua circondati da un fitto canneto, rifugio di avifauna sia migratoria che stanziale e continua per vari chilometri a sud a cominciare dall’invaso dell’Enichem e, a scendere, comprende un sistema di zone umide costiere costituite da specchi d’acqua, i più importanti dei quali sono denominati “Salina Vecchia” e “Salinella”.
Tali bacini, alimentati da canali e sorgenti di acqua dolce, durante le mareggiate risentono della vicinanza del mare da cui sono separati attraverso una spiaggia sabbiosa che in alcuni tratti giunge alla larghezza di 15 metri. Le sponde dei bacini e le depressioni umide circostanti sono caratterizzate da estesi salicornieti. Nell’area, inoltre, è segnalata la presenza di numerosissime specie di uccelli nidificanti tra cui molte d’interesse internazionale.
Dai censimenti effettuati negli ultimi 15 anni risultano presenti 114 specie avifaunistiche, di cui ben 44 meritevoli di particolare protezione e salvaguardia ambientale, come ad esempio il Tarabusino, la Sgarza ciuffetto l’Airone bianco maggiore, l’Airone rosso, il Mignattaio, il Fenicottero, la Spatola, il Falco di palude, il Falco pescatore, il Cavaliere d’Italia, l’Avocetta, il Fraticello, la Folaga, il Martin pescatore ed il Gufo di palude.
A poca distanza da questo Parco Naturale Regionale,direttamente confinate con la Centrale ENEL Federico II, vi è un’altra zona naturalistica di notevole rilevanza, la Riserva regionale del Bosco di Cerano, altri mille ettari, che, se si prende in considerazione anche l’area del confinate Bosco di Tramazzone, supera i 5.000 ettari,
Il Bosco di Cerano, propriamente detto, parte dalla costa e si sviluppa verso l’interno. Presenta un gradiente vegetazionale in cui si passa dal Leccio e dal Pino d’Aleppo, dominanti sul lato costiero, a quercie quali il Cerro, la Roverella, il Rovere, il Leccio nella parte più interna del bosco. Particolari condizioni microclimatiche permettono lo sviluppo di piante igrofile come l’Olmo campestre ed in particolare il Carpino nero. Il fitto sottobosco è costituito da Lentisco, Mirto, Fillirea, Alaterno, Smilace, Rovo, Ginestra ed altro ancora.
Anche in questo caso c’è una grande biodiversità: tra i piccoli mammiferi sono abbondanti le Talpe e di Topi selvatici poi, oltre ai comuni Ricci ed alle Volpi, c’è da segnalare la presenza del più grande mammifero selvatico che vive nelle nostre zone, vale a dire il Tasso; per quanto riguarda l’avifauna, sono state censite una sessantina di specie di uccelli, di cui 28 nidificanti con prevalenza di passeriformi (Occhiocotto, Cardellino, Fringuello, Capinera, Usignolo, ecc.). Rilevante è la presenza di rapaci diurni e notturni. In primavera si può osservare il Rigogolo e, sempre più spesso, la Cicogna bianca. La popolazione di anfibi è dominata dalla Rana verde minore a cui segue il Rospo smeraldino e la Raganella, mentre tra i rettili importante è la presenza del raro Colubro leopardino, del Biacco e del Cervone.
Anche il Bosco di Cerano, come il Parco delle Saline di Punta della Contessa e Fiume Grande, ricade sotto la competenza del Comune di Brindisi e sarebbe il caso, indipendentemente da come andrà a finire la storia della riconversione a gas delle Mega Centrali a carbone, che l’Amministrazione Comunale cominciasse ad occuparsene, non solo per spendere di tanto in tanto i soldi di qualche finanziamento in opere di dubbia utilità, come è stato il caso della ristrutturazione, costata centinaia di migliaia di euro, della masseria Villanova lasciata subito in balia dei vandali priva di guardiania, o la piantumazione a casaccio di essenze non proprio boschive ed a filari manco fossero vigneti, bensì operando con continuità ed affidandosi non già a personale interno e magari con poca competenza specifica, oltre che già oberato di lavoro, e cominciare una seria ricerca sul campo per avere un reale aggiornamento dello stato di salute del parco e della riserva, contattando professionalità specifiche come biologi esperti in ecosistemi naturali, naturalisti, botanici e geologi esperti in geomorfologia.
Anche questo, probabilmente, come i progetti dei ragazzi delle scuole, dovrebbe essere scritto nel libro dei sogni, ma chissà che a qualcuno dei piani alti non venga, grazie anche a quello che scrivo, la voglia e l’ispirazione di farsi un giro per le Saline ad ammirare la danza dei Fenicotteri rosa od il volo chiassoso dei Cavalieri d’Italia oppure una bella passeggiata nel fitto del Bosco per comprendere ed ammirare quanto di bello il nostro territorio offre e che, con un po’ di cura e rispetto, può arrecare non solo gioia agli occhi e pace all’anima ma, se gestito come si deve, anche sviluppo, salute e benessere per le future generazioni.