
In un mondo di politici e politicanti logorati dalla mancanza di potere, lei al potere sta rinunciando volontariamente: perché non si ricandida alle prossime elezioni comunali?
“La mia scelta di non ricandidarmi è legata ad alcune variabili che al tempo delle scorse elezioni non c’erano, ossia la presenza di una famiglia con due bimbi piccoli a cui non ho più intenzione di sottrarre tempo. L’attività di sindaco richiede impegno ventiquattro ore su ventiquattro, un impegno che al momento non riesco a dedicare. Per correttezza nei confronti della mia comunità, preferisco lasciare il posto a chi ha più tempo di me da dedicare alla gestione della cosa pubblica”.
In un panorama pubblico dominato da politici che sgomitano per conquistare una qualche poltrona e che, una volta conquistatala, faticano ad abbandonarla, Luca Convertini, sindaco di Cisternino ancora per qualche settimana, ha scelto di non ripresentare la propria candidatura alle prossime amministrative del 3 e 4 ottobre. Che le ragioni siano effettivamente queste o che siano di natura più squisitamente politica, il quasi ex primo cittadino, catturato al telefono un attimo prima di accompagnare all’asilo nido la piccola di casa, nata l’anno scorso, appare sereno, determinato, fortemente motivato a tornare a tempo pieno alla moglie, ai due figli Loris e Gilda e al lavoro di dirigente medico presso il Servizio di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro della ASL di Brindisi.
Proviamo a fare un bilancio di questi cinque anni: il momento di maggiore sconforto e quello in cui più si è sentito orgoglioso di essere il sindaco di Cisternino.
“Come ogni amministratore pubblico, credo che il momento in cui si viene a sapere di essere stati eletti sia il più emozionante, anche se, dopo quell’emozione positiva, arriva molto presto il timore di non essere in grado di soddisfare le esigenze di tutti. Lo sconforto non riguarda un singolo episodio, ma certamente l’ultimo anno e mezzo in cui la pandemia ci ha impedito e continua ad impedire di gestire le cose come avevamo previsto. Lungi da me voler cercare nella pandemia giustificazioni per un’attività politica ridotta, ma sicuramente in molti progetti siamo stati bloccati. Ecco perché la mia più grande delusione è comunque quella di non essere riuscito a far capire ai nostri concittadini quanto, anche in questo periodo, io e i miei collaboratori abbiamo lavorato”.
Ritiene, quindi, che nella cittadinanza vi sia una sottovalutazione dell’attività svolta dalla sua giunta?
“Ritengo di sì. Probabilmente anche per nostra responsabilità, visto che non siamo riusciti a rispondere accuratamente alla propaganda negativa delle minoranze”.
Qualcuno ha osservato che, in un momento storico in cui la gente era spaventata e ha fatto fatica ad orientarsi, la figura istituzionale del sindaco è stata fondamentale per i cittadini perché ha fatto da collante tra le più alte istituzioni e il territorio. Lei come valuta questa osservazione?
“Sono d’accordo. La pandemia è stata una disgrazia, ma noi l’abbiamo considerata come un’occasione per poter dimostrare ai nostri concittadini il senso di responsabilità con il quale affrontiamo gli incarichi per i quali siamo stati eletti. Non parlo soltanto di noi sindaci, ma anche dei nostri più stretti collaboratori, che si sono spesi accanto a noi con grande dedizione, soprattutto nella prima fase nella quale, come rappresentanti istituzionali, eravamo esautorati dalle comunicazioni relative ai contagi sul territorio comunale, per cui facevamo fatica a dare informazioni chiare alla cittadinanza. Come amministrazione, ci siamo impegnati al massimo per affiancare la ASL nelle operazioni di tracciamento, monitorando il territorio letteralmente ora per ora: frutto di questo impegno è stato, se si eccettua il cluster di Casalini, il basso numero di contagi nella nostra comunità, anche al confronto con paesi che hanno più o meno il nostro numero di abitanti”.
Ero pronta a scommettere che come momento peggiore avrebbe indicato proprio la vicenda del focolaio scoppiato a Casalini.
“Non nego che la vicenda di Casalini mi abbia profondamente rattristato. I primi due decessi per Covid (ne abbiamo poi avuti altri quattro all’inizio del secondo lockdown) sono stati un colpo molto duro per la cittadinanza, intanto perché ci siamo scontrati direttamente con la letalità del virus, poi anche perché una delle due vittime era una persona molto conosciuta in quanto impegnata nel volontariato sul territorio”.
Nel momento in cui famigliari ed amici non potevano partecipare a funerali e tumulazioni, lei ha scelto di essere presente al cimitero: la sua foto in mezzo alle due bare resta, almeno a livello locale, una delle immagini simbolo della pandemia.
“Il pensiero che queste due persone non fossero accompagnate nei loro ultimi momenti mi ha segnato in modo indelebile e ho sentito il bisogno di essere lì insieme a loro in rappresentanza di tutta la comunità. Vorrei poter dire che è stato l’unico momento di sconforto, ma non è così: tutto l’ultimo anno e mezzo mi ha fortemente toccato”.
Eppure lei ha fatto installare altalene nel centro storico quest’anno, come simbolo di apertura alla vita, tanto da far meritare al suo paese il romantico appellativo di “borgo che dondola”.
“Le altalene, come i centrini (che già dall’anno scorso installammo), sono per noi l’occasione per dimostrare che il mondo imprenditoriale della nostra comunità è pronto a ripartire e per far risaltare le capacità artigianali e artistiche dei nostri concittadini. Quest’estate Cisternino è stato meta di tanti turisti, stranieri e connazionali, che ci hanno scelto oltre ogni nostra più rosea aspettativa”.
L’appellativo di “borgo che dondola” le piace?
“Sicuramente meglio di “borgo delle bombette! Scherzo, ovviamente, non voglio rinnegare le bombette che tanta popolarità ci hanno dato e continuano a darci. Mi auguro che nei prossimi anni ci sia sempre questa ricerca del bello, al di là degli aspetti gastronomici, per un’organizzazione sempre più fluida del turismo”.
Secondo gli ultimi dati forniti dalla ASL di Brindisi, Cisternino è il paese con la più alta percentuale di vaccinati per abitanti nella provincia: avere avuto come primo cittadino un medico ha avuto un peso specifico importante o è tutto senso di responsabilità dei cittadini?
“Ho avuto la fortuna di amministrare una comunità i cui cittadini sono stati altamente coscienziosi e, tuttora, continuano ad essere estremamente prudenti. Non so se io abbia avuto in ruolo in questa scelta di aderire alla campagna vaccinale, ma quello che posso dire con certezza, come medico, è che la scelta di presentare il vaccino in termini di opportunità e non di imposizione abbia funzionato, perché è così che siamo riusciti a convincere anche gli scettici. Quando qualcosa viene vissuto come un obbligo, nella popolazione scatta sempre un meccanismo di rifiuto. Al contrario, sforzarsi di far capire che esiste la possibilità di battere il virus anche con la vaccinazione è stato un atteggiamento vincente. Vorrei anche sottolineare che i nostri medici di famiglia hanno dato un contributo ulteriore affinché i cittadini comprendessero la necessità di vaccinarsi”.
Provando a dismettere con qualche settimana di anticipo i panni di sindaco e parlando da cittadino, in uno spot pubblicitario che sponsorizzi Cisternino, quali sono le tre cose che non dovrebbero mancare?
“Gliene dico due che secondo me sono sufficienti: inserirei sicuramente il panorama della nostra città e tutti gli elementi naturali che lo caratterizzano. Poi mostrerei i volti dei nostri concittadini, cordiali, accoglienti e solidali. Sono le persone che fanno la città, tutto il resto viene dopo”.
A proposito dell’esplosione turistica che Cisternino sta avendo da qualche anno, lei ha scritto: “L’auspicio è che si possa ora, a pandemia regolarizzata, trovare forme di condivisione tra i cittadini residenti e i vari utilizzatori di questa miniera d’oro”. Su quali principi deve basarsi questa condivisione e con quali strumenti deve essere attuata?
“Intanto c’è necessità che tra operatori commerciali e turistici da una parte e cittadini dall’altra ci sia dialogo. Al momento sembra che questa comunicazione si sia interrotta e questa conflittualità non fa bene alla città. Sicuramente noi oggi abbiamo a disposizione i sistemi per garantire che i tanti concittadini residenti nel centro storico possano vivere più tranquilli, ponendo in essere quelle soluzioni tecniche che permettano alle attività economiche di lavorare senza disturbare chi nel borgo ci vive. Mi riferisco, per esempio, a tutta una serie di agevolazioni fiscali per l’installazione dei doppi infissi, che isolano non soltanto dal freddo e dal caldo ma anche dai rumori e dagli odori. Poi sarà anche necessario intervenire sull’abuso di spazi pubblici da parte di qualche operatore commerciale che ha approfittato delle norme sul distanziamento per occupare interamente vie o piazze. Infine, gli imprenditori, ai quali va il mio totale rispetto per i sacrifici fatti durante i periodi di chiusura, dovranno inevitabilmente essere educati a non considerare come proprietà privata quella porzione di cosa pubblica sulla quale gli viene consentito di lavorare”.
Lei ha due bambini molto piccoli: che Cisternino si augura tra qualche anno per Loris e Gilda?
“Una Cisternino che possa creare condizioni di lavoro tali da non costringere i nostri giovani concittadini ad allontanarsi. Per questo bisognerà industriarsi per captare adeguatamente tutte le risorse offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Una Cisternino migliorata dal punto di vista abitativo e urbanistico, una città che diventi un punto di riferimento turistico nazionale e internazionale, ma non saccheggiata da un turismo e da un’imprenditoria locale che non ne rispettano la storia e l’ambiente. Infine, una Cisternino che non snaturi se stessa, in cui tutti possano dirsi pienamente solidali gli uni con gli altri: senza coesione sociale e senza spirito di accoglienza non progrediremo mai come comunità e non saremo mai veramente attrattivi per chi viene da fuori”.