Sarà celebrata Giovedì 1 febbraio, alle ore 18, una Santa Messa per ricordare la splendida figura sacerdotale di don Angelo Iaia, primo parroco di San Lorenzo da Brindisi, nel quartiere Sant’Elia di Brindisi, a 34 anni dalla sua morte. Alla Celebrazione, presieduta dall’attuale parroco don Paolo Zofra, saranno presenti i familiari di don Angelo invitati per l’occasione che vivono a Carovigno.
Ecco il testo del ricordo scritto da Giovanni Gentile e che sarà letto nel corso della cerimonia
Oggi, 1° FEBBRAIO 2018, come ogni anno, celebriamo una Santa Messa in ricordo del nostro indimenticabile primo parroco della chiesa di S. Lorenzo da Brindisi: don Angelo IAIA.
Il 17 maggio del 1941 nasceva, in Carovigno, un bimbo che i suoi umili genitori, chiamarono ANGELO.
Sin dalla sua tenera età, emerse la sua bontà e il suo vivo desiderio, di diventare: “Servo di Cristo”
I suoi genitori, con enormi sacrifici, cercarono, riuscendoci, a realizzare questa sua aspirazione perché intravidero in lui, il futuro sacerdote che avrebbe portato sollievo a quanti si sarebbero affidati a lui.
Nel nostro quartiere, ad onor del vero, non c’è persona che non ricordi questo bravo sacerdote che, nel 1975, per disposizione dell’allora Arcivescovo di Brindisi ed Ostuni, S.E. Mons. Settimio Todisco, gli rivolse queste testuali parole, che sono riportate sul busto in bronzo esistente in questa chiesa: “don Angelo, vai a Sant’Elia e costruisci Chiesa e Parrocchia”.
Questo modesto e umile prete, che proveniva dalla chiesa di S. Vito del rione commenda di Brindisi, non se lo fece ripetere due volte e obbedì, tanto che cominciò a celebrare le prime Messe, sotto i portici dei primi palazzi del nostro quartiere, poi in un asilo e, finalmente, in questa chiesa, anche se ancora in costruzione. Subito fu attorniato da persone che furono di supporto sia durante la costruzione che dopo. Queste persone, delle quali ne cito qualcuno, altrimenti sarebbe troppo lungo l’elenco per l’enorme simpatia che suscitò in tutti gli abitanti di questo quartiere, ognuno con un compito specifico: il Rag: Cotrino, il sig. Giunta, il sig. Esposito, il sig. Bonafede, il sig. Tamborrino, la sig.ra Golizia, il sig. Benito Aprile (per la parte sportiva), il sig. Ferrante, il sottoscritto e tanti altri dei quali, per brevità, non cito, gli furono vicini nei momenti più difficili: costruzione della chiesa, con tutte le sua problematiche anche burocratiche: licenze, autorizzazioni, acquisto mattoni, banchi, statue, corrispondenza, arredamento dell’ufficio parrocchiale, costruzione di due campi sportivi per i giovani, ecc.
Ma chi era don Angelo? Perché fu amato, e ancor oggi, ricordato da tutti? Perché don Angelo era “un semplice”, “un puro” (tanto che nei momenti di pausa, lo chiamavamo confidenzialmente, “prete di campagna”, proprio per le sue umili origini contadine, delle quali ne andava fiero).
Infatti, spesso e volentieri, amava elogiare i suoi genitori e la sua famiglia, che fu la prima vera “Chiesa domestica”, famiglia che visse di preghiera, dì lavoro e di sacrificio, unito a spirito di semplicità, pensate: erano 12, tra fratelli e sorelle, allora tutti viventi.
A tale proposito ricordo che una volta mi disse: Giovanni, da quando uscii di casa, per realizzare la mia vocazione di diventare sacerdote, ho letto molti libri e imparato molte cose che i miei genitori non potevano insegnarmi; ma quelle poche cose che ho appreso da loro sono ancora e rimarranno sempre le più preziose e le più importanti che sorreggono e danno valore alle molte altre che ho appreso in seguito, in tanti anni di studio e di insegnamento.
Ecco perché, con don Angelo, quel 1° febbraio del 1984, andò via anche una parte di noi, quella parte cioè che seguiva con maggiore entusiasmo, quella ‘fede” che egli aveva inculcato in ognuno dei suoi ‘fedeli”, con le sue particolari spiegazioni delle letture del Vangelo. Quelle stesse pagine, che fin da ragazzo, gli fecero conoscere meglio la Parola di Dio che egli, nelle vesti di Ministro di Dio, “traduceva” in un modo così semplice, comprensibile anche dal più impreparato nella religione cattolica: riusciva a trovare sempre quella parola di conforto che ognuno di noi cercava in lui.
Dopo la sua celebrazione della Santa Messa sia domenicale, in modo particolare, e, sia in quelle infrasettimanali, nell’omelia, faceva rivivere gli insegnamenti di nostro Signore, e ognuno di noi ritornava nelle proprie case, carico di quella gioia di vivere che sapeva trasferire anche con il suo comportamento gioviale nella vita non solo religiosa, ma anche nella vita sociale con gli altri, con i suoi “bambini”, con i suoi “giovani”„ con i suoi “anziani”, e con gli “altri”. Gli altri eravamo noi “suoi fedeli” che lo seguivamo quotidianamente come i discepoli di Cristo seguivano il loro Maestro nella preghiera.
Per questa ragione, quel 1° Febbraio del 1984, data lontana ma a noi ancora tanto vicina (son passati ben 34 anni dalla sua dipartita), tutti, dico TUTTI, i suoi parrocchiani e un gran numero di fedeli accorsero sia dal centro, che dalla commenda, e perfino diversi sacerdoti dei paesi vicini, per onorare il buon don Angelo. Si disse, a suo tempo, che il giorno 2 febbraio del 1984, giorno dei suoi funerali, nessuno degli abitanti del rione Sant’Elia, rimase a casa per dare l’estremo saluto, al loro caro parroco. Credetemi furono momenti molto commoventi, gli uomini, le donne, i ragazzi e gli anziani, che gremivano così numerosi questo viale che costeggia la chiesa di S. Lorenzo da Brindisi, sembravano dire: ” con la morte del nostro caro don Angelo, abbiamo perduto chi si prendeva cura di noi, dei nostri figli, dei nostri genitori anziani, perché lui, encomiabilmente, ci sostituiva in pieno nella nostra funzione di genitori.
Ricordo che erano presenti anche Autorità civili, tra i quali l’allora Presidente della Circoscrizione di Sant’Elia, sig. Esposito, il sig. Giunta, il sig. Dell’aglio, 27il Vescovo, il Vicario, Sacerdoti, oltre alla umile gente del nostro quartiere che espresse, commossa, e in un modo esemplare, la grande ammirazione per questo “semplice sacerdote”, quale era il nostro don Angelo che aveva saputo così ben coniugare l’impegno evangelico col dovere di difensori dei diritti del suo popolo parrocchiale del Sant’Elia.
Un’ultima considerazione: “perché così tanta manifestazione di stima e di affetto per questo semplice sacerdote?” Miei cari, era la sua trasparenza di vita, tutta e sempre dedita agli altri, alla comunità parrocchiale, senza alcuna ostentazione, senza mai nulla pretendere perché consapevole della sua vocazione, che la sua vita doveva essere un’occasione per amare e custodire i valori spirituali della sua gente.
A tale proposito il popolo di Sant’Elia lo ha sempre ricambiato con un amore così grande tanto da indurci a pensare che le “dure prove” a cui il Signore lo sottopose, è la prova e la virtù delle “anime privilegiate” quale quella di don Angelo.
Concludo questo suo profilo, col ringraziare il Signore per il “passaggio”, sia pur breve, di questo indimenticabile sacerdote, rivolgendo a lui i nostri più cari ricordi e le nostre preghiere, memori, sempre, dei suoi alti esempi di carità.