«Giovani e famiglia sono due questioni centrali, due emergenze. Non perché i giovani siano peggiori di ieri, ma perché la realtà sociale si è dimenticata di loro. C’è un mondo adulto fragile, vulnerabile che non riesce a trasmettere non solo la fede ma anche una passione per la vita, la storia, la cultura».
Lo ha detto monsignor Giuseppe Satriano, nuovo arcivescovo di Bari-Bitonto, presentandosi alla stampa nel giorno del suo insediamento. «Si tratterà di cogliere la vera situazione dei giovani qui, in questa porzione di Puglia. Ho sempre interpretato il mio ministero a partire da un sentire famigliare, da un costruire relazioni generative» che costituiscono la vera «sfida che come comunità ci dobbiamo giocare, all’interno della quale c’è la capacità di dialogare con i giovani e non di parlare dei giovani, facendo scoprire un protagonismo che alberga nel cuore dei giovani ma spesso non viene fuori perché è abortito da una realtà sorda. Io credo che i giovani siano un potenziale esplosivo e rivoluzionario. Bisogna dargli la possibilità di mettersi in gioco». «Sicuramente – ha continuato – quello che la chiesa che può fare in questo momento di emergenza legato alla pandemia come stimolo e testimonianza è essere vicini realmente alle persone. Questa dinamica della pandemia sta mettendo in evidenza le nostre paure e fragilità. Non è facile scrivere ricette per nessuno. La politica e la pastorale devono imparare a declinare le parole vicinanza, accompagnamento, solidarietà, sapendo individuare le urgenze e sapendo essere accanto, a partire dall’ascolto».