Percorro le sconnesse strade provinciali che da Brindisi conducono a Cellino San Marco a bordo di una comoda Mercedes, e nonostante le attenzioni del bravo guidatore, i nostri dialoghi sono frammezzati da apostrofi coloriti per le tante, troppe buche e sconnessioni del manto stradale. Raggiungiamo il palazzo baronale dei Chyurlia a Cellino San Marco, oggi di proprietà dell’amministrazione comunale, per visitare una mostra di reperti risalenti alla prima guerra mondiale, raccolti con una dedizione precisa e certosina, da Don Sergio Vergari. A passo lento da anni, il prete originario di Cellino San Marco, consuma i passi tra le valli ed i monti friulani per dare degno valore alla memoria di un evento che ha cambiato il volto il mondo del XX secolo.
È in quei tre anni di guerra che si forgiò la comunità nazionale e i meridionali, con i settentrionali lottarono per la definizione dei confini nazionali.
“Una rievocazione storica della I Guerra Mondiale nella sacralità dei contenuti” dice della mostra il generale Vito Antonio Laterza, che insieme al generale Giuseppe Genghi, segue con attenzione la suggestiva ed emozionante visita guidata dal prete-storico. Le sale si susseguono con una sequenza ed una lucida proposizione di oltre 400 reperti rinvenuti sul campo; documentazione originale, ricostruzioni e un lavoro di sartoria con tessuti d’epoca, per la riproduzione degli abbigliamenti.
A Cellino San Marco, l’importante collezione, ha trovato ospitalità nell’ala del palazzo baronale che l’amministrazione, con in testa il sindaco Salvatore De Luca ha, messo a disposizione dell’associazione “ResPublica Cilinara” guidata da Angelo Arcobelli che ha reso possibile il raccordo con le varie esigenze di condivisione col territorio.
Oltre al Comune, hanno reso possibile la mostra, la Pro Loco, l’Associazione combattenti e Reduci, Associazione bersaglieri, l’Istituto comprensivo “A. Manzoni-D. Alighieri” di Cellino San Marco, la Biblioteca Pubblica Arcivescovile “Annibale De Leo”, il Club per l’UNESCO di Brindisi e Assoarma – Brindisi.
Uno sforzo condiviso, che è andato ben oltre il confine comunale e che organismi provinciali hanno accompagnato per renderla possibile ed ha portato la mostra a divenire un punto di riferimento negli oltre sei mesi di apertura. L’obiettivo posto in premessa, in parte è stato raggiunto ed era quello di trasmettere alle giovani generazioni la memoria e i valori di chi ha combattuto, di chi è sopravvissuto è rimasto ferito o è morto.
Don Sergio snocciola le esperienze vissute con le scolaresche, culminate nella riuscita celebrazione del 4 novembre con i bambini per le strade uniti in un solo canto, attorno agli stessi valori. Gli piace pure citare la visita alla mostra del Presidente del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia, Piero Mauro Zanin, che il caso vuole essere nato proprio a Cellino e che il centro salentino ha frequentato per anni per le vacanze. L’importante amministratore della Regione che più delle altre ha sedimentato nel proprio DNA il significato della grande guerra, ha voluto rimarcare a chi l’ha voluta ed organizzata, che la mostra è al pari di quelle presenti in forma stabile al nord.
Il valore della importante ricerca e composizione museale riconosciuto da Zanin, cozza, a dire il vero con un ritardo di consapevolezza per il ruolo che ogni nostro avo salentino ha avuto nella grande guerra, sino ad arrivare alla considerazione che mortifica, per cui la città capoluogo, Brindisi, non abbia realizzato ad alcun livello, il suo ruolo responsabile nel curare, conservare e promuovere il vastissimo patrimonio di memorie che la vedono protagonista.
Tra i tanti reperti, c’è lo spazio per le armi, a cui noi adulti che qualche colpo lo abbiamo pure sparato, sappiamo del suo pericolo e delle sue conseguenze. Don Sergio spiegava che c’è una frase entrata nel senso comune, che proviene dal lessico di quella guerra. “Rompere le scatole” era il drastico e drammatico comando del tenente che ordinava al plotone di rompere le scatole di cartone contenente i caricatori dei fucili e quindi un comando che non consentiva ulteriore indugio, da lì a pochi istanti sarebbero stati sparati centinaia di proiettili che avrebbero distribuito morte sul campo di battaglia. A Cento anni, nessuno vuol sentire quel comando.
Nelle ore successive ragazzini di vent’anni, certamente indegni eredi e blasfemi testimoni della classe del ’99, (intendo 1899) hanno sparato, chi in largo Concordia a Brindisi, chi all’interno del Centro Commerciale le Colonne.
Il Sindaco di Brindisi, nonché presidente della Provincia di Brindisi, ha postato un messaggio affermando che occorre una nuova “Operazione Primavera” come quella del 2000 che stroncò il traffico di tabacchi lavorati esteri, ma che oggi non veste solo i panni di una divisa dei seppur bravi organi di sicurezza e difesa dello Stato, ma sia coadiuvata da un’azione culturale. Agli amministratori, non si chiede altro, se non di dare ospitalità alle istanze culturali. Da Presidente della Provincia incontri il sindaco di Cellino per verificare se questa mostra possa divenire stabile o perlustri da Sindaco la possibilità di portarla a Brindisi che nel tempo di quella guerra fu tanto importante che proprio dalla città messapica fu diramato il bollettino della vittoria navale della prima guerra mondiale.