
Di Marina Poci per il numero 394 de Il7 Magazine
Il suo impegno distribuito su più realtà comincia nel 2004 come coordinatore dell’Unione dei Comuni del Nord Salento (Squinzano, Campi Salentina, Trepuzzi, Novoli, Guagnano e Surbo, con Salice Salentino che si è aggiunto dopo): un progetto da lui ideato e finanziato dal Ministero dell’Interno. Poi Campi Salentina e Novoli nel 2006, Fasano e Galatina nel 2012, Galatina e Gallipoli nel 2015, Brindisi e Ostuni nel 2021 e infine Brindisi e Taranto (sino al 30 giugno) nel 2025: ai “bis”, che tecnicamente si chiamano comandi a scavalco, Antonio Orefice, 58 anni, di Squinzano, comandante della Polizia Locale di Brindisi dal 2 gennaio 2018, è abituato da molti anni. L’ultimo, in attesa comunque della convenzione tra i due Comuni che lo renda ufficiale, lo ha accettato dalla commissaria prefettizia Giuliana Perrotta, in servizio a Taranto dopo la sfiducia al sindaco Rainaldo Melucci. Eppure, nei suoi sogni di bambino, la divisa ambita non era quella di vigile urbano (così si chiamavano al tempo i componenti dell’attuale Polizia Locale), ma quella indossata da suo padre, carabiniere durante gli anni della seconda guerra mondiale, o quella dell’Esercito Italiano, in cui ha svolto il servizio militare da ufficiale volontario. Però nella vita qualche volta accade di cominciare ad amare appassionatamente anche quello che non si è sognato, né deliberatamente scelto… e al comandante Orefice, per cui la divisa della Polizia Locale è diventata una seconda pelle, è successo proprio questo: “Dopo essermi laureato in Giurisprudenza, ho iniziato la pratica da avvocato, ma non mi entusiasmava. Così ho cominciato a darmi da fare con i concorsi nelle pubbliche amministrazioni, li tentavo in tutta Italia. Ho vinto il posto nella Polizia Locale di Campi nel 1998, lo stesso anno in cui mi sono abilitato alla professione forense. Ho scelto la carriera nella Polizia Locale e non me ne sono mai pentito. Anche se sono anni che, per non lasciare da soli i miei collaboratori in una circostanza sempre potenzialmente critica, non trascorro una notte di Capodanno in famiglia”.
Ad inizio 2018 è arrivato a Brindisi: che città ha trovato?
“La conoscevo poco, ma anche da semplice visitatore avevo avuto l’impressione di una città dalle grandissime potenzialità, purtroppo poco capitalizzate dal punto di vista del marketing turistico. Una volta che ho iniziato a viverla, ne ho apprezzato il patrimonio storico, architettonico, paesaggistico. Ogni giorno resto colpito dalle sue bellezze. Le vestigia messapiche, romane, medievali. La tappa nella Valigia delle Indie. I meravigliosi castelli. La presenza di molti parchi urbani, non così frequenti nelle città italiane, soprattutto in quelle del Sud. Brindisi è una città che merita di progredire e che andrebbe promossa sempre meglio, anche per favorire lo sviluppo di una coscienza civica in grado di valorizzare le risorse che ci sono e, magari, crearne di nuove”.
A proposito di crescita civica, in questi anni quale contributo pensa di aver dato nel suo ruolo di comandante della Polizia Locale?
“Compatibilmente con le note carenze di organico, che non sono da sottovalutare, abbiamo sviluppato una conoscenza del territorio e delle dinamiche che lo caratterizzano a cui corrisponde una reazione del corpo in grado di dare in tempi brevi risposte ai cittadini. Mi rendo conto che a volte possiamo dare l’impressione di non essere presenti tempestivamente, ma facciamo l’impossibile, pur con questi numeri così risicati. Operiamo con poco più di un terzo del personale di cui dovremmo disporre: siamo in settanta, una ventina di anni fa erano circa il doppio. E questa carenza ci complica la vita nel servizio quotidiano: non è il grande evento che ci preoccupa, ma la giornaliera gestione di tutti gli incombenti di cui siamo investiti, dai sinistri alla viabilità, dal decoro urbano all’abbandono dei rifiuti, dai controlli sull’edilizia a quelli sulle attività commerciali”.
Qual è il risultato “brindisino” di cui va più orgoglioso? Anzi, ce ne dica tre.
“Sicuramente la formazione degli agenti: è un aspetto che abbiamo valorizzato moltissimo, al punto che Brindisi è diventato un polo attrattivo, per il territorio e per le altre province, per quanto riguarda la preparazione degli operatori. Tra i risultati migliori annovero anche la costituzione del Comitato provinciale delle Polizie Locali, che prima non esisteva: un organismo capace di creare sinergia tra i vari Comandi e garantire collaborazione operativa nell’interesse dei cittadini. C’è un dialogo costante di cui vado molto orgoglioso. Infine, trovo che sia importante sottolineare l’assoluta sintonia con le forze di polizia a competenza generale, quindi Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza, e con le altre istituzioni del territorio, in primis Prefettura, Tribunale e Procura della Repubblica”.
La collaborazione operativa interprovinciale tra i vari Comandi in cosa si traduce in concreto?
“Uno dei fiori all’occhiello è lo staff degli agenti distaccati a turno presso la Procura della Repubblica. Cosa che sicuramente fa comprendere il livello di professionalità raggiunto dal personale, tanto che in determinate materie, come l’infortunistica stradale e la tutela dell’ambiente, costituiamo un punto di riferimento anche per i magistrati”.
Nel momento dell’emergenza pandemica il ruolo di tutte le forze dell’ordine è stato estremamente importante, ma la Polizia Locale, in virtù di una più specifica conoscenza dei luoghi e delle necessità del territorio, si è rivelata imprescindibile.
“Sì, è un fenomeno di rilevanza nazionale. Tanto che le rivendicazioni sindacali che riguardano il corpo hanno registrato una notevole spinta proprio durante e dopo l’emergenza, a causa dei compiti di polizia sanitaria e amministrativa che la Polizia Locale ha ex lege. In quel periodo l’importanza del corpo è emersa con tutta la sua forza”.
Lei che ricordo ha di quel periodo?
“La pandemia è stata un’emergenza inaspettata, ma credo che il Comando abbia reagito con grande professionalità: nessuno si è risparmiato e posso sicuramente affermare che il duro impegno di quei mesi ha contribuito a cementare il clima di serenità e di collaborazione che tuttora viviamo sul posto di lavoro. Per quello che mi riguarda, sono stato uno dei primi casi di contagiati sia a Squinzano che a Brindisi. Ho vissuto in isolamento per cinquantasei giorni, perché ho avuto difficoltà a negativizzarmi, ma anche da casa penso di essere riuscito ad essere utile. Mentre i miei colleghi erano impegnati in compiti operativi, mi sono dedicato alla lettura e alla interpretazione dei tanti DPCM che si sono susseguiti, dando una mano non soltanto nel Comando brindisino”.
Qualche anno dopo è diventato vicepresidente nazionale dell’Associazione Comandanti e Ufficiali di Polizia Locale: in questa veste, avrà il polso delle rivendicazioni comuni a tutto il territorio nazionale.
“Sicuramente quello che viene chiesto con maggiore insistenza è una sorta di “equipollenza” con le forze di polizia a competenza generale, visto che mano a mano siamo diventati sempre più forza di polizia e sempre meno dipendenti comunali. Mentre i vigili urbani di una volta erano sostanzialmente degli impiegati in divisa, noi adesso svolgiamo in maniera continuativa attività di polizia giudiziaria e sediamo ai tavoli prefettizi in cui si discute di ordine e sicurezza pubblica: tuttavia, i colleghi lamentano un diverso trattamento dal punto di vista delle tutele e dei riconoscimenti. Sappiamo bene di essere una forza di polizia fondamentalmente amministrativa, ma attualmente abbiamo una altissima professionalità. E riteniamo giusto che sia valorizzata”.
Un esempio concreto di questa “equipollenza”?
“Andrebbero superati alcuni limiti che attualmente hanno ben poco senso, ad esempio il fatto che non possiamo uscire fuori dal territorio di competenza se non in caso di flagranza di reato. Oppure l’essere agenti di pubblica sicurezza solo limitatamente all’orario di servizio, mentre un poliziotto e un carabiniere lo sono sempre. Paradossalmente, una guardia giurata può portare l’arma su tutto il territorio nazionale, mentre un nostro agente no. E che dire del fatto che il nostro non è considerato lavoro usurante? Si tratta di previsioni che andrebbero riviste normativamente alla luce delle effettive competenze dell’attuale Polizia Locale”.
Come forza dell’ordine, vi sentite “figli di un Dio minore”?
“Personalmente no. E in linea di massima nemmeno i miei collaboratori. Ma è un pensiero che mi capita di riscontrare tra i colleghi di altri Comandi. Noi non ci aspettiamo che ci cadano dall’alto riconoscimenti, cerchiamo di guadagnarci credibilità sul campo, formandoci adeguatamente ed esercitando con serietà questo lavoro. Certo è che, se avessimo qualche risorsa in più, lavoreremmo meglio…”.
Quella dell’organico carente sembra una delle criticità più urgenti.
“È la criticità per eccellenza. Non abbiamo i numeri per far fronte a tutto. Avere più agenti significherebbe migliorare le condizioni di lavoro di tutti”.
Che rapporto ha costruito in questi anni con i brindisini?
“Il rapporto in presenza è estremamente positivo soprattutto perché a voce è molto più semplice soddisfare le richieste di spiegazione con i cittadini. Molto più complicato è il rapporto sui social, che purtroppo hanno peggiorato moltissimo le relazioni umane. Sicuramente svolgiamo un lavoro che ci rende poco simpatici, quindi siamo il bersaglio ideale per i leon da tastiera”.
Come vi difendete?
“Io consiglio sempre al mio personale di non replicare e di rispondere, nelle giuste sedi e non sui social, soltanto nel momento in cui i commenti e le offese hanno rilievo penale. Certamente essere attaccati ci dispiace molto, soprattutto perché, voglio chiarirlo, gran parte delle inefficienze non derivano dagli operatori, che lavorano con grande professionalità, ma dalle carenze di organico e da una diffusa difficoltà a far capire alla gente le regole di base della convivenza civica. Ed è per questo che cerchiamo di far conoscere il più possibile le nostre attività, coinvolgendo i rappresentanti politici e istituzionali e, soprattutto, gli studenti, che spesso invitiamo al Comando perché si rendano conto della mole di lavoro che siamo chiamati a gestire”.
In termini numerici, questa mole di lavoro a cosa corrisponde?
“Le faccio due esempi, che credo rendano bene l’idea: nel 2024 i soli settanta operatori del Comando di Brindisi hanno effettuato 804 interventi per sinistri stradali e hanno risposto a più di 11mila richieste arrivate alla sala operativa. Che, per inciso, è stata completamente digitalizzata circa tre anni fa: il personale non utilizza più il cartaceo, ma lavora con i tablet, cosa che rende qualsiasi richiesta e qualsiasi intervento tracciabile”.
Un ottimo risultato per l’attuazione del principio di trasparenza amministrativa.
“Lo è. Sappiamo sempre chi fa cosa. È un modo per tenere a bada la vulgata generale secondo cui gli agenti di Polizia Locale passano le giornate al bar…”.
A quelli, e sono tanti, che dicono che la Polizia Locale è buona soltanto a fare multe per divieto di sosta che mandiamo a dire?
“Un invito: un’ora al Comando a osservare le nostre attività quotidiane. Sono certo che cambierebbero idea, una volta usciti. Ma non voglio generalizzare: c’è anche molta gente che ci è grata”.
Il più bel “grazie” che ha ricevuto?
“Come comandante, mi fanno molto piacere i ringraziamenti della gente comune ai miei operatori, dei quali viene apprezzata l’umanità con cui si rapportano alle persone in situazioni delicate (ad esempio nell’esecuzione degli sfratti). Personalmente, mi rende orgoglioso l’encomio ricevuto dall’amministrazione comunale di Brindisi per aver coordinato le operazioni di evacuazione in occasione del ritrovamente dell’ordigno bellico durante i lavori di ampliamento della multisala Andromeda”.