Papa Francesco sceglie la penna «pop» di don Gino Epicoco

Che Papa Francesco sia inviso a una consistente fetta di clero arroccato su posizioni conservatrici e che una delle sue posizioni più discusse riguardi la (presunta) abolizione del divieto del celibato dei sacerdoti è fatto noto sin dal periodo immediatamente successivo alla sua elezione.
Che tale circostanza abbia provocato un incidente diplomatico senza precedenti con Joseph Ratzinger è notizia delle ultime settimane, complice il libro “Dal profondo dei nostri cuori” del cardinale Sarah, nel quale il Papa emerito, sostenendo la tesi del religioso guineano, lancerebbe un appello al suo successore affinché confermi la prassi di impedire ai presbiteri il sacramento del matrimonio (tale interpretazione dei fatti è stata poi smentita dallo stesso Ratzinger, il quale, sconfessato a sua volta da Sarah, in una nota ufficiale ha asserito di non essere al corrente che le conversazioni private con il cardinale sarebbero confluite in un libro).
Che, infine, nel conflitto (soltanto apparente o reale?) tra i due Papi si inserisca, a chiarire definitivamente la questione per conto di Bergoglio, un giovane sacerdote mesagnese è evento di portata eccezionale e certamente meritevole di approfondimento.
Il trentanovenne don Luigi Maria Epicoco (don Gino, come lo chiamano a Mesagne), da qualche mese preside dell’Istituto Superiore Scienze Religiose Fides et Ratio ISSR dell’Aquila, ordinato sacerdote proprio nella diocesi abruzzese (nella quale ha operato dopo il terremoto del 2009), sarebbe colui al quale Papa Francesco avrebbe affidato il compito arduo e delicatissimo di tradurre e rendere quanto più accessibile ai fedeli il suo pensiero su diversi temi di fede, prevalentemente di teologia morale, tra cui, per l’appunto, la scottante questione del celibato sacerdotale.
Non un plurititolato cardinale vicino alle più alte cariche ecclesiastiche, dunque, sarebbe la scelta di Bergoglio, ma un giovane presbitero la cui pagina Facebook si presenta come una sorta di catechesi “pop” da parte di un “influencer” teologico che, quando scrive “Preghiamo il Rosario con semplicità e fiducia ogni giorno”, becca più di 2500 like e una quantità straordinaria di commenti da parte non soltanto di credenti ma anche di atei e agnostici.
La spiegazione di questa decisione del Pontefice è presto data: per quanto usi strumenti fruibili al grande pubblico e sia diventato, in una certa misura, un personaggio mediatico, don Luigi Epicoco nasce, e cresce, come teologo. Ed è proprio come filosofo della religione che, nel prossimo libro è investito di un compito che assume un’importanza capitale nel pontificato di Papa Francesco, in special modo dopo l’abiura del Pontefice emerito Joseph Ratzinger al libro del cardinale Sarah.
La vicenda prende il via quando, nel 2019, sua Santità Bergoglio decide di riformare, sostituendone i vertici, il Pontificio Istituto Teologico per le scienze del matrimonio e della famiglia “Giovanni Paolo II”. Dai detrattori di Papa Francesco il gesto viene interpretato e veicolato come il tentativo di smantellare la costruzione teologica di Papa Woytila sulla morale familiare e sul matrimonio.
Non è un segreto che nella Chiesa serpeggi con insistenza una certa corrente di pensiero, fortemente radicata tra le alte schiere e ben supportata anche a livello più decentrato, che ritiene Papa Francesco un traditore non soltanto – genericamente – della dottrina ufficiale, ma anche dell’eredità spirituale del Papa polacco, di cui il 18 maggio 2020 si celebrerà il centenario di nascita.
Niente di più lontano dalla reale intenzione dell’attuale Pontefice, la cui contromossa, costituita dal libro-intervista con don Luigi Epicoco, non si è fatta attendere. Nel volume intitolato “San Giovanni Paolo Magno”, che sarebbe già stato dato alle stampe e la cui diffusione in libreria è prevista, stando alle indiscrezioni, nella prima settimana di febbraio, Papa Bergoglio si confronterà idealmente con Papa Wojtyla, Pontefice amatissimo e al quale, in forza delle prime parole successive all’elezione, è sempre stato paragonato: sicuramente nessuno ha dimenticato il disarmante “sembra che i miei amici cardinali siano andati a prenderlo (il nuovo Pontefice) quasi alla fine del mondo”, pronunciato da Francesco sulla loggia centrale di San Pietro, che sembra fare il paio con il “sono venuto da un Paese lontano” di Giovanni Paolo II.
Che Papa Francesco si affidi proprio a don Luigi Epicoco per affermare la sua posizione sui temi per i quali si è guadagnato persino l’appellativo di “eretico” è il sintomo lampante della profonda consonanza intellettuale – e forse anche emotiva – che lega don Luigi al Pontefice, consonanza che certamente risale a molto prima che fosse nota la notizia del libro in uscita: molte sono le collaborazioni tra i due, dal libro “Il Padre Nostro – Catechesi” al precedente “Eucaristia cuore della Chiesa”, entrambi del Papa, dei quali il presbitero mesagnese ha scritto le prefazioni. Qualche settimana fa, inoltre, il Pontefice aveva fatto dono ai sacerdoti e cardinali della curia di Roma del volumetto “Qualcuno a cui guardare. Per una spiritualità della testimonianza” (Città Nuova, Roma, 2019), opera del sacerdote pugliese.
Dunque piace al Papa, questo sacerdote che dimostra anche meno degli anni che ha e che, in tempi dominati da ansia da prestazione, complessi di inadeguatezza e sforzo bulimico di ostentazione del sé, ha la forza di affermare il concetto rivoluzionario dell’accettazione: “Una persona è felice quando non si sente sbagliata”.
Piace ai non credenti, perché è testimone instancabile della semplicità e della fragilità della condizione umana e perché parla dell’uomo forse più di quanto racconti di Dio.
E piace ai credenti, perché l’umanesimo di cui si fa portavoce non nega Dio, ma ne esalta la potenza creatrice che proprio nell’uomo trova la sua massima espressione.
Al momento, il profilo Facebook dell’interessato tace: don Luigi continua la sua quotidiana opera di evangelizzazione al tempo dei social network, commentando le sacre scritture a beneficio dei suoi più di 48.000 fan e partecipando a incontri nelle parrocchie e a trasmissioni televisive e radiofoniche, occasioni nelle quali, citando “Il piccolo principe” per comunicare quanto sia invisibile ai nostri sguardi disattenti ed egoriferiti l’essenzialità della proposta di vita che si è incarnata in Cristo, invita a trasgredire alla logica scientificamente perfetta del ragionamento per compiere il salto esistenziale di un atto di fiducia in ciò che non può essere compreso ragionando.
Del suo primo libro, intitolato “Vergine madre figlia del tuo figlio”, con una punta di baldanza i mesagnesi pensano che sia l’affermazione di una fede bambina vissuta in un luogo protagonista di un culto mariano che ogni abitante della cittadina messapica si porta dentro per sempre: nel frattempo, orgogliosi di avere un concittadino così vicino a Papa Francesco, gli perdonano le lunghe assenze dal paese di origine, restando in religiosa attesa di leggere il libro-intervista con Bergoglio.