Prima ripassa alla Upim: riapre lo storico magazzino. Ancora in corso Umberto

di Lucia Portolano per il7 Magazine

È stato uno dei primi grandi magazzini degli anni 70, con le scale mobili che ti portavano al piano superiore e centinaia di capi di abbigliamento da poter provare. Erano i tempi in cui la grande distribuzione si affacciava nel Paese. Un’offerta commerciale che in poco tempo diventò parte integrante delle abitudini delle famiglie italiane. Sino a quando non arrivò la crisi dei punti vendita, soprattutto da queste parti, con una lunga chiusura di 13 anni. L’Upim chiuse, e quell’angolo tra Corso Umberto e piazza Cairoli rimase spento per anni. Proprio lì dove i brindisini avevano vissuto un altro sogno, quello del teatro, il meraviglioso Teatro Verdi poi abbattuto. Nessuno avrebbe immaginato che un giorno l’insegna dell’Upim sarebbe tornata lì proprio al suo posto. L’immagine di quella scritta in questi giorni ha sorpreso tanti, riportando la mente ad un passato nostalgico. Colori e caratteri diversi di una nuova epoca, in cui la vecchia azienda è stata acquisita dal gruppo Ovs.

Dal 26 novembre la nuova insegna tornerà ad illuminarsi e il nuovo negozio aprirà la sue porte. I lavori e l’allestimento sono terminati. In queste settimane alla direzione aziendale sono arrivate oltre 1500 richieste di lavoro, 1500 giovani brindisini hanno inviato il loro curriculum per candidarsi per un posto all’Upim. Ma per ora non ci saranno nuove assunzioni. Gli addetti alle vendita saranno 7, e quei posti saranno occupati dal personale di altri punti vendita della provincia. Nel resto d’Italia la società ha attivata in tempi Covid la cassa integrazione e non può al momento fare nuove assunzioni. “Abbiamo difficoltà ad assumere – spiega Massimo Iacobelli, direttore generale Upim- per ora daremo l’opportunità a chi lavora già con noi. Per evitare di mettere gente in cassa integrazione, attingeremo dal nostro personale, già dipendente nei negozi della provincia. C’è una cassa integrazione aperta a livello nazionale e regionale. Abbiamo spazio per 7, 8 persone, ma non appena sarà possibile faremo assunzioni. E daremo la priorità alle persone di Brindisi”. Il negozio si estende per mille metriquadrati e occupa solo l’area del piano terra, con assortimento di abbigliamento per donna, uomo, bambino e ci sarà un’area dedicata agli accessori per la casa.

“Abbiamo voluto riprendere un percorso interrotto con questa città – afferma Iacobelli – nel piano strategico e di rilancio di Upim abbiamo previsto di riaprire i nostri centri in tutte le province italiane e siamo tornati anche sui nostri vecchi mercati come Brindisi”.
Per ora si tratterà di un’apertura sobria, con il rispetto delle restrizioni previste nelle regioni arancioni con orari di apertura limitati e ingressi contingentati. “L’ironia della sorte ha voluto che fossero disponibili gli stessi locali del passato – dice il direttore – una coincidenza che ci è piaciuta molto per ricreare un legame con questa città. Riteniamo che Brindisi abbia delle importanti potenzialità. Ho vissuto due anni qui quando ero responsabile negli anni 80 del punto vendita dell’Ovs in viale Commenda. Ho sempre apprezzo il suo centro storico. Questa è una città ricca di storia e ben collegata con la Grecia. Ha un potenziale enorme in termine di sviluppo e di servizi, anche se ha un reddito basso rispetto alla media del nord. Ma aziende come la nostra possono contribuire a dare una possibilità in più al popolo brindisino, sia in termini di consumo, ma anche per riqualificazione del centro storico. Non c’è un centro vivo se non ci sono una serie di attività commerciali attrattive”. Giacobelli spiega che nella strategia aziendale uno degli obiettivo è proprio quello di rilanciare con l’aiuto del commercio i centri storici delle province italiane, una delle più grandi ricchezze di questa nazione. L’apertura dei nuovi negozi in piena pandemia sembra essere una scelta in controtendenza rispetto all’andamento dell’economia nazionale ma il gruppo non intende fermarsi. Il 26 novembre oltre all’apertura del punto vendita di Brindisi ci sarà simultaneamente anche quello di Mestre. “Solo quest’anno, nonostante il Covid, abbiamo aperto 40 negozi in Italia – aggiunge il direttore – questo è un momento difficile ma passerà. È solo una questione temporanea, non ci siamo lasciati intimorire. La vita va avanti e i progetti devono avere una visione nel futuro. Siamo un’azienda che nonostante il periodo riesce a guardare al futuro con ottimismo”.

Intanto in città qualcuno fa polemica, e queste qui non mancano mai, si teme che la nuova apertura possa penalizzare le attività commerciali più piccole e di vicinato. “Ritengo invece di poter dire che i commercianti potranno trarne un beneficio – dice Giacobelli – la nostra presenza genere flusso e valorizza il centro con una nuova offerta. Ribadisco che centro di Brindisi è bellissimo. Ed avere un centro illuminato, vivo, serve a tutta la città. Terremo infatti le nostre insegne accese anche di notte. Non possiamo pensare che i centri storici siano solo pizzerie, ristoranti e pub. Bisogne fare politiche di valorizzazioni dei centri cittadini, che sono la nostra più grande risorsa”.