Qui non è Disneyland: come comportarsi con gli animali selvatici

Di Alessandro Caiulo per il numero 374 de Il7 Magazine
Per la legge italiana “La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale e internazionale” (articolo 1 della Legge n°157/1992).
Le norme di tutela non valgono per tutti gli animali ma solo per la fauna omeoterma, cioè per gli animali a sangue caldo, i mammiferi e gli uccelli, non per pesci, insetti e rettili. Inoltre, sono espressamente esclusi dalle norme di protezione alcuni piccoli mammiferi, considerati dannosi, vale a dire topi, ratti, arvicole e talpe. Fatte queste eccezioni, sono protette dalla legge tutte le altre specie di mammiferi e di uccelli dei quali esistono popolazioni viventi stabilmente (fauna stanziale) o temporaneamente (fauna migratoria) in stato di naturale libertà nel territorio nazionale.
Gli animali domestici (cani, gatti, ecc.) e quelli di allevamento (bovini, equini, ovini, suini, conigli e animali da cortile, anche se vivono in stato di simil-libertà) sono tutelati da altre normative nazionali ed europee.
Patrimonio indisponibile dello Stato significa affermare che non semplice proprietario, ma vero e proprio garante della fauna selvatica è lo Stato stesso che la tutela nell’interesse di tutti i cittadini per la sua rilevanza sociale; un po’ come accade, ad esempio e in tutt’altro settore, con i reperti archeologici.
Essendo la tutela della fauna la regola generale, la caccia è consentita solo come eccezione alla regola e può essere praticata unicamente con la stretta osservanza dei limiti e delle restrizioni stabilite dalla legge e viene consentita solo a determinate specie ed entro determinati periodi di tempo e con il rispetto di precise ed inderogabili modalità.
Il cacciatore che dovesse abbattere un animale senza il rispetto della normativa vigente, o perché al di fuori dei periodi di caccia o in zone dove è vietata la caccia o in quanto si tratta di specie non cacciabile, compie un atto illecito di bracconaggio.
Vi sono, poi, delle specie particolarmente protette, in quanto minacciate da pericolo di estinzione. Fra i mammiferi ricordiamo le specie più famose, di cui tanto si discute, anche sui social, negli ultimi tempi, vale a dire l’Orso – che da alcuni, in Trentino, ma non in Abruzzo dove è ugualmente diffuso, è visto come un pericolo per l’uomo al punto da essere al centro di una vera e propria campagna persecutoria da clima di caccia alle streghe, messa in atto dall’Amministrazione Provinciale guidata da Maurizio Bugatti che ha portato alla soppressione di ben tredici esemplari di Orso bruno in nemmeno due anni – ed il Lupo, della cui pericolosità per le greggi e gli animali domestici si discute anche in Salento, da che è tornato a farsi vedere, sia pure sporadicamente, di qua e di là. È bene che si sappia che stante il regime di speciale tutela cui sono sottoposti, in caso di uccisione di uno di questi animali le pene sono molto severe e, in caso di recidiva, si può finire anche in galera.
Discorso a parte va fatto, poi, per alcune norme che il legislatore italiano ha ritenuto di inserire, nel 2004, nel codice penale, e che vale per tutti gli animali a prescindere dalla specie in quanto quello che si ritiene essere offeso da tali comportamenti delittuosi è il sentimento che le persone nutrono nei confronti degli animali. È punito penalmente chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale oppure una lesione o lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche ovvero somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi o organizza o promuove spettacoli o manifestazioni che comportino sevizie o strazio per gli animali o combattimenti tra di essi.
La Regione Puglia, in conformità con quanto stabilito dalle leggi statali ha provveduto ad istituire delle zone di protezione, con specifico riferimento a quelle aree poste lungo le rotte di migrazione dell’avifauna o che presentano l’habitat idoneo a favorire l’incremento naturale della fauna selvatica e la sosta.
Una innovazione rispetto alla concezione della tutela legata solo al diritto di proprietà sugli animali selvatici, rinviene dalla nuova formulazione dell’art.9 della Costituzione Italiana per cui la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. È un bel passo in avanti anche se sarebbe stato preferibile leggere sulle tavole della legge che gli animali selvatici hanno diritto di nascere, vivere e morire nel loro habitat naturale, facendone, in qualche modo, soggetti e non oggetti di diritto.
A giudicare da quello che si vede e si legge sui social, molti – animalisti compresi – non sanno che in Italia è vietata anche la semplice detenzione di animali selvatici, per cui non si può tenere in casa o in un recinto un Riccio, anche se ha il musetto buffo ed ispira tanta simpatia, nè detenere un Cardellino in gabbia, anche se ci piacerebbe ascoltare il suo canto al mattino provenire dalla cucina; nè, tanto meno, se si incappa in un animaletto selvatico ferito, è possibile prelevarlo per curarlo in casa propria, fosse anche con l’intenzione di liberarlo appena guarito; assolutamente da evitare, poi, è dare cibo agli animali selvatici. In parole povere, anche se si pensa di fare del bene, si possono involontariamente creare seri danni alla bestiolina soccorsa e, in effetti, come recita il celebre adagio popolare: le strade dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni.
Vista l’estrema confusione che regna in materia, abbiamo ritenuto opportuno rivolgerci a chi a contatto con questi animali ci vive per davvero, la responsabile del Centro Fauna Selvatica della Provincia di Brindisi, la biologa Paola Pino d’Astore, per conoscere qual è il comportamento giusto da tenere in caso di incontri ravvicinati del terzo tipo – il riferimento è al famoso film di Spielberg di fine anni settanta in cui si narra di un contatto, faccia a faccia, con un essere venuto dallo spazio – con un animale selvatico.
Come reagisce la gente nel momento in cui viene a trovarsi casualmente a tu per tu con un animale selvatico in difficoltà?
“Molto dipende dalla sensibilità, dal livello culturale e dallo stile di vita, che sono caratteristiche strettamente personali. Certamente il comportamento più prudente e corretto è quello di contattare il più vicino Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS) direttamente o tramite le sale operative delle Forze dell’Ordine (Polizia Locale, Carabinieri-Forestale, Polizia Provinciale; in caso di animali marini la Capitaneria di porto e in caso di animali incastrati in luoghi non facilmente raggiungibili è risolutiva la chiamata ai Vigili del Fuoco).
Il contatto diretto con il personale dei CRAS è molto importante per non commettere azioni sbagliate a danno del selvatico rinvenuto, anche perché non è sempre detto che l’animale in questione sia realmente in difficoltà o in stato di bisogno.
Ad esempio, molte persone, correttamente, prima di toccare e portare via nidiacei (pulli) di uccelli o cuccioli di mammiferi trovati in città, in campagna, in zona costiera, ecc., contattano telefonicamente il CRAS e collaborano efficacemente evitando in tal modo di separare i piccoli dai genitori naturali. Questo perchè è fondamentale rispettare la biologia riproduttiva ed il comportamento naturale di ogni specie animale e gli esperti a cui rivolgersi sono i biologi, i veterinari e gli operatori che lavorano nei CRAS autorizzati”.
Quali sono, in base alla tua esperienza, gli aspetti più importanti da tenere in considerazione nel rapporto tra uomo e animale selvatico?
“Possono essere sintetizzati nel seguente modo: 1) Gli animali selvatici devono vivere lontano dall’uomo, nel loro specifico habitat, che possibilmente non deve essere distrutto; nei casi in cui animali come i ricci, i passeriformi, i falchetti, i rapaci notturni dovessero scegliere di vivere in giardini di abitazioni private, allora in caso di bisogno è utile chiamare il CRAS per essere ben consigliati. 2) Nessun animale selvatico è deliberatamente o intenzionalmente aggressivo. Ma può reagire perché è spaventato e si sente minacciato e quindi potrebbe difendersi con ciò che ha (artigli, becco robusto o lungo e tagliente, zampe e denti). E quindi è opportuno che la presa ed il contenimento di esemplari in difficoltà sia eseguita da esperti autorizzati (CRAS), a tutela anche dell’incolumità di chi ha segnalato il caso. 3) La distanza fisica tra uomo e animale selvatico è molto importante per non facilitare lo scambio reciproco di patogeni (virus, batteri, parassiti, miceti), perché non esistono solo malattie trasmissibili dagli animali all’uomo (zoonosi), ma è vero anche il contrario (zoonosi inversa). 4) L’uomo ai tempi correnti dei social e dei selfie non ha alcun diritto di spettacolarizzare “sfruttando” lo stato di bisogno di animali selvatici. 5) Gli animali selvatici non devono essere approcciati come se fossero domestici perché non lo sono; anche se carini non si devono accarezzare o tenere addosso, né tantomeno nutrirli con alimenti non adatti. In questo caso verrebbe meno il rispetto verso la loro natura selvatica e si faciliterebbe il fenomeno dell’abituazione che renderebbe l’esemplare in questione non più recuperabile alla vita libera nel suo ambiente naturale. L’uomo deve essere percepito come un pericolo da cui stare lontani. Nel contesto descritto rientrano tutte quelle pessime azioni in cui ad esempio si favorisce l’avvicinamento di una volpe alla propria abitazione abituandola a ricevere cibo, magari direttamente dalle mani della persona, cibo spesso appetibile ma sbagliato e che la volpe non trova in natura.
Alcuni di questi concetti si ritrovano, come universali e senza tempo, anche nel libro “Bambi- Storia di una vita nella foresta”, scritto dall’ungherese Felix Salten e pubblicato nel 1923. A tutti noi il nome Bambi richiama alla mente il famoso film d’animazione della Walt Disney (1942) tratto tanto liberamente dal libro che, seppur accurato nell’aspetto artistico e nella rappresentazione dei movimenti degli animali del bosco, perde tuttavia gran parte del sottotesto ecologico e morale di Salten. Pur essendo lui un cacciatore, nella scrittura del libro ha mostrato una profonda sensibilità e rispetto compassionevole verso la vita, in questo caso dei caprioli”.
Perché hai trovato così interessante la storia che viene raccontata nella versione originale del libro “Bambi”, in cui il protagonista è un cucciolo di capriolo e non un cerbiatto come nella edulcorata versione disneyana?
“Ad esempio, nel libro si narra di un uomo che avendo trovato nel bosco un cucciolo di capriolo ferito da una fucilata lo ha preso con sé per curarlo. Il cucciolo guarisce ma cresce nel giardino di casa assieme ai cani da caccia e con addosso anche il collare. L’uomo ad un certo punto decide di riportarlo nel bosco per restituirgli la libertà, ma accade che, nonostante il giovane capriolo abbia ritrovato i suoi simili e la famiglia, la sua vita è comunque in pericolo. Questo giovane amico di Bambi non considera più gli essere umani come una minaccia (abituazione) e quindi quando un giorno i cacciatori arrivano nel bosco, lui non scappa via come gli altri caprioli ma resta esposto ben visibile nella radura dove sarà colpito a morte dalle fucilate. Il libro “Bambi” dona al lettore una visione realistica della vita dei caprioli nel bosco ed ha come effetto quello di stimolare in tutti noi rispetto e il miglior comportamento possibile verso le creature selvatiche, verso gli esseri indifesi. E’ certamente molto emozionante imbattersi all’improvviso in un animale selvatico, soprattutto se è un nidiaceo, un cucciolo o un giovane, e lo sarà ancor di più quando si riceveranno le informazioni, fornite da chi opera nei CRAS, sulle caratteristiche della specie, la sua biologia, il suo comportamento in natura. Siamo abitanti dello stesso pianeta assieme alle piante: la nostra umanità è anche “conoscere” per amare le altre creature viventi, per rimanerne affascinati, per difenderle (Orso e Lupo compresi)”.
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