Rassegna nel Chiostro: libri e parole a San Benedetto

di Alessandro Caiulo

Quando Don Mimmo Roma, parroco della Cattedrale, mi ha proposto di partecipare a un dialogo con l’autore nell’ambito di una rassegna letteraria nel chiostro di San Benedetto e ancor più quando la organizzatrice Francesca Romana Intiglietta mi ha detto che il libro che avrei dovuto presentare trattava della ruota degli esposti, un’invenzione medioevale tesa a salvare dalla morte, conseguente all’abbandono, una moltitudine di neonati, dalla sorpresa iniziale sono passato ad un mare di emozioni difficile a descriversi.
Innanzi tutto il luogo scelto per la “Rassegna del Chiostro” mi ha destato un turbinio di ricordi legati alla mia infanzia di assiduo frequentatore di quella che, allora, era la Parrocchia dei Santi Anna e Benedetto, due santi che sembrerebbero non azzeccarci tra loro in quanto la prima è la madre della Vergine Maria, il secondo, vissuto cinque secoli dopo, è il fondatore dell’ordine benedettino e padre del monachesimo occidentale. La doppia denominazione è dovuta alla coesistenza, nell’ambito di quella che fino ad alcuni anni fa era un’unica parrocchia, poi assorbita dal Duomo, di due chiese medioevali: quella universalmente conosciuta anche per il suo suggestivo chiostro, dedicata a San Benedetto, la cui costruzione risale agli ultimi anni dell’XI secolo in piena epoca Normanna sulle fondazioni di una chiesa ancor più antica, e la chiesetta di Sant’Anna, inglobata all’inizio del secolo scorso in una costruzione che nulla ha di un edificio sacro, praticamente sconosciuta a tutti, tranne a chi l’ha frequentata all’epoca in cui all’interno vi era il teatrino parrocchiale e la domenica mattina, dopo la messa del fanciullo, venivano proiettati, a beneficio dei ragazzi e di chi non poteva permettersi di frequentare i veri cinema, film di terza o quarta visione, da Zorro al Corsaro Nero, da Flipper a Maciste, al prezzo simbolico di dieci lire e gratis per i non abbienti.

Eppure anche la chiesa di Sant’Anna – che fra il XVII ed il XIX secolo, dopo che un incendio aveva fatto crollare il tetto di San Benedetto fu la sede principale, in cui venivano celebrate le messe e impartiti i sacramenti e nuovamente, per un breve periodo, quando l’altra chiesa era interessata dai lavori di restauro che l’hanno resa la meraviglia che tutti oggi possono ammirare – ha anch’essa dei tesori artistici degni di essere conosciuti: degli stupendi affreschi, risalenti al XIII e XIV secolo, restaurati pochi anni fa, ma non fruibili al pubblico. Ebbene, proprio in questa chiesetta vi è in programma l’installazione, fortemente voluta da don Mimmo Roma, della “Culla per la vita”, la versione moderna della ruota degli esposti, consistente in una struttura munita di culla termica, concepita per permettere alle mamme in difficoltà di lasciare i loro neonati nel completo anonimato e in assoluta sicurezza per i piccoli ed evitare gesti estremi di rifiuto, senza violare la legge italiana.
Tutto quanto sopra descritto, insieme ai ricordi di centinaia di pomeriggi passati a giocare a pallacanestro nel chiostro (me ne dolgo ma, all’epoca, la sensibilità per le opere d’arte e monumentali era poca o nulla e per noi bambini della ruspante Brindisi degli anni settanta, rappresentava uno spazio come un altro per giocare), le partite a pallone nel piazzale antistante e, ancora, il calcio balilla ed il ping pong, ma solo per chi dimostrava al parroco mediante l’esibizione di un cartoncino debitamente timbrato e firmato di aver partecipato sia alla messa che al catechismo nel corso della settimana precedente, tutte scene che mi hanno invaso la mente insieme alle facce dei miei compagni di gioco e di catechismo, lo spauracchio della “monaca senza naso” e tanto altro ancora.

Essendo questa la premessa ero tentato di dir subito si, prima ancora di conoscere e, ovviamente, leggere quale libro avrei dovuto presentare: un romanzetto leggero, un saggio storico o un’opera monumentale in dieci volumi?
Il titolo del libro della scrittrice salentina Alice Bottega riguarda un argomento a me caro, la ruota degli esposti – un meccanismo girevole diviso in due parti dove, attraverso uno sportello si lasciava il neonato senza essere visti dall’interno – ed il fatto che a scriverlo fosse stata un’archeologa mi aveva inizialmente fatto presagire che fosse trattato dal punto di vista prettamente storico, ed essendo argomento di nicchia sarebbe stato difficile dialogarne in pubblico, ammesso che si sarebbe presentato qualcuno ad assistervi. E’ bastato, invece, aprire una pagina a caso per rimanere folgorato, come San Paolo sulla via di Damasco, e constatare come un tale argomento quando trattato con amore e partecipazione, oltre che con indubbia competenza, è tutt’altro che ostico, per niente pesante e riesce a trasferire al lettore, in poche pagine, conoscenza ed emozioni su realtà tremende nel passato, ma esistenti ancora nel presente, come l’abbandono di neonati, il dramma di tante donne cui non erano concesse alterative e la sorte di migliaia di bambini di cui si è saputo poco o niente.
Al dialogo con l’autrice, il 20 agosto, era presente tanta gente, molta più di quanto pensassi e la scelta di non concordare le domande, in modo che non si perdesse la leggerezza e la spontaneità della chiacchierata, credo sia stata apprezzata da tutti, insieme alla assoluta puntualità. Un quadro “a tema” raffigurante una mamma con in braccio un bimbo, della pittrice Antonella Devicienti ha completato la suggestiva scenografia dell’antico chiostro medioevale. Al termine dell’incontro l’autrice si è intrattenuta con i partecipanti, conquistati dal suo modo di scrivere e di parlare.

Ho voluto rivolgere qualche domanda alle due protagoniste della serata, Alice Bottega e Francesca Romana Intiglietta, che più di chiunque altro possono esternare il senso di questa rassegna letteraria, cominciando da Alice.
Ho avuto il piacere di dialogare con te sul libro “La Ruota”, che tratta dal punto di vista sia storico che emozionale il dramma dei “gettatelli”, cioè i neonati che nella Lecce dei secoli scorsi venivano per le più varie ragioni abbandonati. A beneficio di chi non ha assistito alla chiacchierata ma è sensibile all’argomento, assai più attuale di quel che si possa credere, puoi spiegare le ragioni che ti hanno spinto a scriverlo?
“Ho scoperto la storia dei bambini esposti a Lecce grazie ad un lavoro di ricerca commissionatomi da una cliente. Una volta terminato e consegnato il lavoro non sono però riuscita a mettere da parte queste carte, le storie che contenevano e le vite che raccontavano. La consapevolezza di essere una delle poche persone ad averle conosciute attraverso quei documenti mi ha accompagnato durante tutta la scrittura del libro, spingendomi a raccontare questa storia in un modo che potesse arrivare a tutti, coinvolgendo, emozionando e facendo riflettere e ricordare”.

A proposito di emozioni, cosa hai provato a partecipare, col tuo libro alla “Rassegna del Chiostro” nel suggestivo scenario della Chiesa di san Benedetto e che impressioni hai avuto sull’interesse che ha suscitato nel pubblico presente?
“La Rassegna del Chiostro è una serie di incontri fortemente, tenacemente, voluta dalla sua ideatrice, Francesca Romana Intiglietta. È la dimostrazione della forza con cui molti professionisti cercano di far vivere la cultura nelle nostre città nonostante le difficoltà, diffondendola e amplificandola attraverso il confronto. Il dubbio che la storia di un’istituzione leccese potesse avere poco appeal sul pubblico brindisino è stato subito fugato dalle numerosissime persone intervenute, le quali hanno colto l’importante connessione di questo libro con la città di Brindisi , protagonista di una svolta sociale importantissima: l’installazione della culla per la vita presso la chiesetta di Sant’Anna”.

Un’ultima domanda, ancor più personale: chi è Alice Bottega? Vuoi provare a raccontarti?
“La più difficile delle domande! Sono un’archeologa laureata all’Università del Salento, specializzata in Rilievo e Analisi Tecnica dei Monumenti Antichi e in Restauro Architettonico presso la Scuola Superiore Isufi. Ho iniziato subito la mia carriera come libera professionista collaborando con architetti e ingegneri sui temi dell’architettura storica, realizzando inoltre diversi volumi e ricerche importantissime per la mia formazione. La passione sconfinata per la storia del territorio e per le sue architetture mi ha portato ad abilitarmi presso la Regione Puglia come Guida e Accompagnatrice Turistica. Dal 2019 sono consulente per la Regione Puglia presso il Polo Biblio-museale di Lecce, occupandomi di allestimenti museali e mostre temporanee, gestione e organizzazione di eventi culturali e di progettazione, ambito che consente di intercettare fondi e finanziamenti per la realizzazione di tantissime iniziative culturali sul territorio. La Ruota è stato il primo libro scritto con una formula a metà strada tra la ricerca storica e il romanzo, che ha dato il via ad un lavoro lungo, un lavoro che sta proseguendo e che diventerà un portale e probabilmente una produzione video… e chissà magari anche il primo ma non l’ultimo!”
Di diverso tenore le domande rivolte a chi ha organizzato la rassegna letteraria, Francesca Romana Intiglietta, la quale è da anni un importante punto di riferimento, a livello non solo locale, nel campo della promozione della lettura e che a tutt’oggi, dopo l’esaurirsi della esperienza di caffetteria letteraria presso il Palazzo Nervegna, continua a ricevere una moltitudine di richieste di allestimenti di rassegne letterarie e/o attività riguardanti i libri per cui, anche con questa rassegna, si rimette in gioco per la gioia dei tanti che amano leggere i libri e conoscere di più sugli autori.

Si sta tenendo, nel suggestivo chiostro di San Benedetto una rassegna letteraria da te ideata che sta riscontrando un buon successo di pubblico che apprezza il dialogo con gli autori. Ci puoi dire come è nata questa idea, come sei riuscita a metterla in pratica in un periodo difficile come è il post-covid, senza aver potuto contare, a differenza di altri eventi estivi, su mecenati o contributi di sorta?
“La Rassegna del Chiostro nasce dalla esigenza degli autori di piccola e media editoria di potersi presentare nella città di Brindisi. Nasce dalla volontà di condividere momenti pregni di contenuto e dialogo, dopo le chiusure forzate dovute alla pandemia. Nasce anche dalla volontà di creazione di una rete di collaborazione tra autori, lettori e pittori della associazione Porta d’Oriente, i quali pittori stanno esponendo, in ogni sera di Rassegna, una loro opera pittorica che abbia gli stessi temi dei libri presentati. Difficile sicuramente per l’assenza di supporti economici poiché autofinanziata, ma fortunatamente moralmente supportata dalla presenza di tante persone amanti della lettura e dell’arte, in generale. Infatti, gode anche dell’affiancamento dei soci volontari del Touring Club Italiano di Brindisi. Tante le tematiche oggetto di dialogo e condivisione. Dal romanzo storico, alla poesia, alla saggistica, fino al teatro. Gli autori, i moderatori, i pittori e i volontari del Touring Club sono stati sin da subito solerti e attenti nelle risposte volte alla costruzione dell’evento. Così come le disponibilità della rettoria della chiesa di San Benedetto e del parroco del Duomo di Brindisi”.

A fine rassegna, ci sarà la presentazione di una tua opera letteraria il cui titolo e gli argomenti trattati destano notevole interesse e curiosità, in cui metti in gioco anche la tua competenza in materia come sociologa del crimine. Ce ne vuoi fare un breve accenno raccontandoci anche qualcosa di te, delle tue esperienze passate in campo letterario e delle tue aspirazioni future?
“Si, ho desiderato pubblicare la mia tesi di laurea che ora fa parte della collana di saggistica della casa editrice Bertoni di Perugia. “Il ruolo della donna nelle organizzazioni criminali. La rappresentazione nella fiction italiana” è un lavoro a cui tengo molto che analizza il fenomeno della mafia, anche nelle accezioni storiche e del ruolo assunto dalla donna all’interno di essa. Un parallelo, dunque, tra connotazioni storiche che si originano dal femminismo, fino ai giorni nostri delineando le maggiori caratteristiche dell’oggetto di discussione. Come lettrice forte faccio parte del gruppo di lettura “Insieme per leggere” da sette anni, e come operatrice di settore invece ho creato e coordinato la caffetteria letteraria sita in palazzo Nervegna. Dopo i due anni di pandemia, mi auguro di poter continuare a lavorare in ambito letterario e culturale, allestendo rassegne o altri tipi di attività letterarie che possano restituire bellezza e utilità sociale, oltre che contenuti di qualità”.