di Lucia Portolano per IL7 Magazine
E’ chiusa esattamente da tre anni, da quando la Regione revocò l’autorizzazione (Aia) alla discarica perché nella falda fu trovata una quantità di inquinanti oltre il limite previsto, dopo un mese ci pensarono i carabinieri del Noe di Lecce a sequestrare l’intera area di proprietà del Comune, ma gestita dalla ditta Nubile. Il provvedimento della magistratura brindisina arrivò a causa del mancato adempimento da parte del gestore delle prescrizioni che erano state richieste per il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale, disco verde necessario per il funzionamento degli impianti. Insomma per la Regione prima e per la Procura poi mancavano gli interventi tecnici per garantire la sicurezza di quei luoghi ed impedire l’inquinamento della falda.
Dal 5 maggio 2015 la discarica comunale in contrada Autigno, tra le campagne di Brindisi e San Vito dei Normanni è sotto sequestro. Il funzionario del Comune di Brindisi Gianluigi Fantetti è stato nominato custode giudiziario. Da allora i rifiuti indifferenziati, prima biostabilizzati, vengono portati in discariche private in altri comuni pugliesi.
Un lungo viaggio, in termini soprattutto di costi per una città proprietaria sia di impianti di biostabilizzazione e cdr e una discarica comunale. Insomma il ciclo dei rifiuto poteva chiudersi nel giro di pochi chilometri, ed invece i primi due impianti non hanno mai realmente funzionato a regime, diventati obsoleti nel tempo e costati milioni di euro (per anni le varie amministrazioni hanno pagato mensilmente la custodia di quei siti dove poi all’interno è stato trovato di tutto, anche mezzi rubati). Ora sono presi di mira dai ladri, periodicamente ci sono incursioni per il furto di rame e ferro. Gli stessi impianti di biostabilizzazione e cdr sono stati sequestrati a febbraio 2016 perché finiti nell’inchiesta giudiziaria che portò all’arresto dell’allora sindaco di Brindisi Mimmo Consales e dell’amministratore di Nubile Luca Screti. Oltre alla discarica anche il biostabilizzatore e il cdr erano gestiti da Nubile.
I rifiuti indifferenziati della città di Brindisi vengono portati per essere biostabilizzati nell’impianto di Poggiardo (in provincia di Lecce) una volta trattati, e cioè una volta che viene eliminata la parte umida e la plastica, questi vengono trasportati nella discarica di Statte (nella provincia di Taranto), mentre un’altra parte viene depositata per fare Cdr (combustibile da rifiuto, oggi denominato Css) in un impianto a Cavallino. Più rifiuti vanno in discarica più è alta la percentuale di Ecotassa che il comune, e quindi i cittadini dovranno pagare. Al momento l’ecotassa per Brindisi si aggira a 11 euro a tonnellata, dimezzata rispetto allo scorso anno grazie all’aumento della raccolta differenziata. Questa tassa sarà completamente abbattuta se si dovesse raggiungere il 65 per cento di raccolta differenziata.
Costi. Ma quanto paga il Comune di Brindisi per questo viaggio dei rifiuti tra le province di Lecce e Taranto? La cifra si aggira da un minimo di 163,59 euro a tonnellata se il rifiuto finisce in discarica, mentre 187,29 euro a tonnellata se portato nell’impianto di produzione di Cdr. Si tratta di una serie di costi che prevedono trattamento, trasporto e smaltimento. Nello specifico, prendendo come riferimento una tonnellata di rifiuti, si paga 53,30 euro per la biostabilizzazione a Poggiardo, 21,04 euro per il trasporto alla discarica di Statte e 78,04 euro per lo smaltimento nella stessa discarica. A queste cifre bisogna aggiungere 11euro per l’Ecotassa.
I costi aumentano se i rifiuti vengono portati nell’impianto di Cdr di Cavallino: per la biostabilizzazione e il trasporto sono uguali, ma il trattamento ultimo costa ben 112,95 euro.
I cittadini di Brindisi allo stato attuale pagano la Tari tra le più alte d’Italia. Delle novità arrivano però sul fronte discarica.
Progetto. Il Comune di Brindisi ha ottenuto dalla Regione un finanziamento di 4milioni e 600mila euro per la messa in sicurezza e la bonifica della discarica di Autigno: di questi 2milioni 640mila saranno utilizzati per la messa in sicurezza (fase uno) e 1 milione 900mila euro per disinquinare la falda (fase due). Le prime opere sono già partite, il primo stralcio di lavori è stato già aggiudicato con procedura negoziata alla ditta GEOIMP srl di Bari. Entro giugno invece bisognerà indire la gara per la fase due. Tutte le opere, sulla base dell’accordo firmato da Comune e Regione, dovranno essere completate il 31 dicembre 2018. In poche parole nel 2019 la discarica comunale dovrebbe tornare a funzionare.
Una volta completata bisognerà scegliere il gestore e quindi dovrà essere bandita una nuova gara. Per questo bisognerà attendere le indicazioni della Regione che sino a questo momento ha deciso impianti e luoghi di smaltimento.
Il progetto, redatto dagli uffici tecnici comunali coordinati dall’ingegnere Gaetano Padula, che ha ottenuto il finanziamento prevede diversi interventi: la copertura di due lotti e quindi l’allontanamento delle acque meteoriche. La realizzazione di pozzi per l’emurgimento del percolato, la costruzione di una vasca per contenere tale percolato attraverso sistemi idraulici (quindi con pompe), più la costruzione di trincee drenanti per l’acqua meteorica. Oltre un sistema di prelievo di biogas.
Secondo una stima la discarica di Autigno può contenere ancora un milione di metricubi di rifiuti biostabilizzati. Facendo due semplici calcoli, prendendo in riferimento la produzione di rifiuti attuale nella città di Brindisi, si parla di una disponibilità di almeno altri 10 anni.
I tecnici comunali sostengono che la riapertura della discarica comunale ci sarebbe un abbattimento dei costi sul trasporto, che diventerebbero pari a zero, inoltre potrebbero essere stabilite tariffe più basse per il conferimento, prevedendo anche un ristoro per il territorio. A questo si aggiunge la bonifica della falda e la messa in sicurezza degli impianti. Di inquinamento di Autigno si parla dal 2000, dopo 18 anni il tema non è cambiato. Si spera solo che questi interventi possano realmente risolvere il problema.