Tecnologie intelligenti: la politica dovrebbe imparare a rilanciarle

di Elena Giuliano per IL7 Magazine

Tutti noi siamo sicuramente molto provati da queste elezioni politiche, sono state l’argomento principale nei discorsi al bar, dal parrucchiere, la sera con gli amici e sicuramente anche altrove. Noi millenial ne abbiamo sofferto molto, ritrovarsi davanti a partiti di ogni genere, coalizioni improbabili e opinioni discordanti non ci ha sicuramente portato a schiarirci le idee. Ma una cosa è saltata particolarmente all’occhio: nei programmi politici, sempre più partiti hanno dato una forte importanza al tema delle cosiddette Smart Technologies. Un tema che noi giovani stiamo imparando a conoscere più o meno bene, ma che a molti resta ancora oscuro e poco chiaro.
Siamo nel pieno di quella che si potrebbe chiamare la Rivoluzione Industriale 4.0, dove industria manifatturiera e mondo digitale dialogano, in che modo?
Le Tecnologie intelligenti – questa la loro traduzione dall’inglese – non sono altro che tutto ciò che serve all’uomo per migliorargli la vita. Potrebbe sembrare un eufemismo e invece non lo è. Tutto ciò che viene creato da questo nuovissimo modo di fare industria, è finalizzato al miglioramento e al progresso della condizione umana, che sia sul lavoro o in qualsiasi altra attività della sua vita. Sentiamo spesso affermare in maniera anche complottista che un giorno i robot prenderanno il controllo sulle nostre vite e “ci ruberanno il lavoro”, ma siamo proprio sicuri che invece non ce lo facilitino?
Per esempio, si pensi alle grandi catene di montaggio, oggi grosse aziende come Amazon usano sistemi automatizzati per prendere i pacchi e portarli da una parte all’altra del magazzino, serve davvero un uomo che compia tutto il giorno, in maniera del tutto ripetitiva le stesse azioni? Quello stesso uomo potrebbe invece lavorare allo sviluppo del macchinario stesso, avendo una formazione del tutto diversa dal semplice manovale e potendo invece contribuire a un progresso continuo e sempre più evoluto del concetto di lavoro.
Ma la mente umana non si ferma a questo, è capace di cose ancora più strabilianti, basti pensare ad esempio che esiste un gilet che, indossato da una persona sordomuta, riesce a riprodurre letteralmente le vibrazioni che i suoni trasmettono naturalmente, direttamente alle terminazioni nervose del corpo, dando così la stessa sensazione che una persona perfettamente sana proverebbe per esempio, di fronte a un’orchestra a teatro. Ce n’è per tutti i gusti, anche un apparecchio che ti avvisa, tramite una leggera vibrazione, quando si adotta una postura sbagliata, ricordandoti di raddrizzare la schiena. Forse non è poi così terribile una tecnologia non tiranna come si potrebbe temere, ma al servizio dei bisogni dell’uomo, quelli futili, quelli di cui potremmo benissimo non dedicarci a favore di attività ben più stimolanti. Si potrebbe anche osare dire che questi nuovi modelli di business 4.0 creino uguaglianza tra le persone e forse, qualcosa di buono in questo i nostri politici hanno iniziato a captarla.