
di Alessandro Caiulo per il7 Magazine
I dinosauri hanno sempre esercitato un fascino irresistibile per tutti i bambini del mondo e non solo per essi. Ed è probabile che è stato dalla scoperta di antichi resti fossili di questi enormi rettili che sono nati fin dall’antichità le leggende ed i miti, oltre che gli incubi, legati ai draghi, presenti nelle culture di tutti i continenti dal Celeste Impero alla compassata vecchia Europa, dall’Africa al Nuovo Continente, fino all’Australia. Non c’è bambino che non abbia giocato con le loro riproduzioni in miniatura e che non si sia letteralmente divorato libri e giornalini che li descrivano li ritraevano in tutte le salse.
Anche a questo è dovuto il successo delle iniziative legate a questi mostri ancestrali oltre che alla indubbia preparazione al riguardo di chi come Danny Vitale, direttore del Gruppo Archeo di Brindisi, ma con il pallino anche per la paleontologia (cioè lo studio degli esseri vissuti sulla Terra in epoche geologiche anteriori alla presente, che si rivelano a noi per mezzo delle loro spoglie fossili) se ne fa divulgatore, sicchè, quando mi ha invitato a partecipare ad uno dei suoi laboratori dedicato ai ragazzi con a tema proprio dinosauri & Co., stante anche la mia innata curiosità, non ho saputo e potuto dire di no.
L’entusiasmo dei ragazzi era palpabile quando scorrevano sullo schermo le immagini dei loro “eroi” preferiti: dal terribile Tirannosauro Rex, al placido Brontosauro, dallo scattante Velociraptor allo Pterodattilo che solcava i cieli, in un clima di eccitazione generale che non risparmiava nemmeno l’abile relatore. Gli accompagnatori hanno poi dovuto sudare le proverbiali sette camicie per dividere i ragazzini in piccoli gruppi al fine di farli avvicinare al tavolo dove venivano mostrati loro da vicino fossili e loro riproduzioni; in un secondo momento si sono tenute le simulazioni di scavo dove i partecipanti, con gli strumenti del mestiere, hanno scoperto, ripulendoli dalla terra, le riproduzioni delle carcasse fossili di alcuni animali preistorici.
Al termine ho voluto rivolgere qualche domanda proprio al promotore di questa, come di altre iniziative simili, Danny Vitale
Ho avuto il piacere di partecipare, su tuo gradito invito, ad un evento da te organizzato per i ragazzi del Centro di Aggregazione Giovanile di Brindisi nel Bastione Carlo V, affianco a Porta Mesagne e allora colgo la palla al balzo della tua competenza relativa anche alla storia locale per chiederti, preliminarmente, di questo importante complesso monumentale brindisino; ce ne vuoi parlare?
“Il luogo dell’evento è il Bastione che, in realtà, è composto da tre diverse strutture risalenti a periodi storici differenti: Porta Mesagne, le Vasche Limarie ed il Bastione Carlo V propriamente detto. Sorgono in un luogo importantissimo, più o meno dove si incontravano la via Appia e la via Traiana le due antiche vie consolari che portavano a Brindisi. In tempi recenti ciò ha perso importanza, ma in passato è stato sempre l’ingresso principale della città che sorgeva, comunque in una posizione sopraelevata rispetto a quello che adesso è via de Carpentieri dove anticamente vi era un fossato che portava dal castello fino al bastione, per cui appariva ancora più imponente e dobbiamo immaginare che, stando in cima a Porta Mesagne si avesse la sensazione di essere davvero molto in alto. Probabilmente per accedere alla Porta si doveva percorrere una salita; prova ne è che gran parte del Bastione risulta interrato rispetto all’attuale manto stradale. Nel periodo romano forse vi era un arco trionfale, quello di Traiano e, prima ancora di questo imperatore abbiamo notizie su un antemurale fatto edificare in quel luogo da Marco Antonio per assediare la città. Lì vi sono anche le vasche limarie, importante e rara testimonianza dell’approvvigionamento idrico delle città romane. Vi sono in tutto il mondo romano molte testimonianze di acquedotti ma pochissime di vasche limarie, per cui sono davvero importanti queste vestigia che abbiamo a Brindisi. Sono state concepite in età repubblicana e si svilupparono man mano che la città cresceva. Si trovavano in posizione sopraelevata di qualche metro rispetto a quella che era la Brindisi romana e da lì l’acqua che giungeva da Pozzo di Vito veniva fatta decantare per poi rifornire le varie terme e fontane oltre che le ville dei cittadini più illustri. Dopo il periodo romano parte di queste strutture sono state integrate da quelle successive, fu creata una porta di accesso alla città da Federico II che, ovviamente, non è nessuna delle due attuali. La Porta Federiciana ebbe probabilmente un suo bastione, poi sviluppato nel periodo aragonese e, infine, da Carlo V come testimoniato dai tre stemmi ben visibili. A proposito di Porta Mesagne, vi erano degli importanti affreschi che ormai sono andati perduti. Nota dolente è che a Brindisi le antiche porte di accesso alla città sono aperte al traffico veicolare laddove quasi ovunque è consentito solo il transito pedonale. Ciò non fa che danneggiare, come è accaduto per gli affreschi, l’antica struttura in quanto un conto è entrare a piedi, altro è passarci con automezzi anche pesanti. In conclusione il Bastione che vediamo attualmente, con le varie strutture, può essere definito un vero e proprio collage risalente a diverse epoche storiche. Ora, dopo che per decenni è stato poco utilizzato, è stato affidato al WWF come contenitore culturale per diverse attività e in questo collabora anche il Gruppo Archeo Brindisi e questo ci consente di effettuare eventi al suo interno”.
Passiamo ora ai Dinosauri, l’argomento con cui hai intrattenuto i tantissimi ragazzini presenti; si tratta di un tema che interessa molto i bambini da sempre e, infatti, quasi ti sopraffacevano con le loro domande, i loro interventi e le loro considerazioni spesso espresse ad alta voce. Vuoi farci il resoconto delle attività compiute?
“Per quanto riguarda la parte relativa alla preistoria, va tenuto presente che il Gruppo Archeo già da parecchi anni si occupa della divulgazione della conoscenza della paleontologia, che da poco è diventata materia di dominio pubblico, nel senso che nel secolo passato la preistoria non veniva nemmeno presa in considerazione, specialmente in Puglia, dove ci sono tantissime risorse paleontologiche, le stesse venivano messe in secondo piano o, addirittura, screditate perché si preferiva dare spazio all’archeologia classica. Di conseguenza, a differenza delle regioni settentrionali dove ci sono diverse associazioni e musei paleontologici, da noi da sempre non ne è percepita l’importanza. Anche per ovviare a questo, ci siamo messi a creare varie attività, come i laboratori, una pubblicazione sulla Puglia preistorica, abbiamo fatto anche diverse mostre: una al Bastione San Giacomo, cinque anni fa e, in precedenza, al Museo Archeologico Ribezzo, durata un paio di anni e che ha attratto tantissima gente, sia turisti venuti da molto lontano e capitati a Brindisi per altro, ma moltissime persone venute da ogni parte della Puglia e dalle regioni vicine, venute appositamente per visitare questa mostra che, obiettivamente, ha avuto un enorme successo. Importantissimo è stato il contributo del prof. Renato Coppola, lo scopritore del sito “Ostuni 1”. Una mostra didattica, ma fatta in un modo che poteva affascinare chiunque, in quanto trattava dei vari miti e leggende riguardo i fossili, in una chiave piacevole per tutti e non solo per i bambini. Il video da noi realizzato per l’occasione ha avuto molte migliaia di visualizzazione a testimonianza dell’interesse che suscita la Puglia preistorica”.
Certamente non puoi negare che, anche se come ragazzino sei un po’ cresciuto, i fossili, i dinosauri, la paleontologia in generale sono quasi una tua fissazione e gli oggetti che collezioni lo dimostrano; vuoi raccontarci come ti è venuta questa passione che, immagino, ti porti appresso fin da piccolo?
“La passione per i fossili, come giustamente hai intuito, nasce in me fin da quando ero piccolo, negli anni ottanta. Come racconto ai ragazzi delle scuole, allora non c’era Internet, in libreria si trovavano pochissimi libri sui fossili ed andavano ordinati nella speranza che arrivassero; il che mi aveva quasi convinto che fosse un mondo lontano anche fisicamente e che i fossili si trovassero soltanto nei deserti, poi, pian piano, nel corso degli anni, mi son potuto documentare per bene ed ho scoperto che i fossili si trovavano anche qui da noi ed erano molto importanti. Al di la dei fossili di conchigliette che si trovano ovunque, in Puglia sono stati ritrovati fossili importantissimi ad esempio nella cava di Altamura, dove ci sono testimonianze anche di un uomo primitivo, denominato apposta proprio Uomo di Altamura, oppure nel sito “Ostuni 1” dove si è trovato tantissimo. Per questo motivo ho deciso, poi, di concretizzare le mie conoscenze in quelle che sono divenute delle mostre ed un libro. Passione fin da piccolo anche se non riesco a capire quale fu la scintilla che la fece scoccare. Abitavo a Rosa Marina dove si trovavano parecchi fossili; certo è che nel tempo ho sempre portato questo mio interesse in parallelo con l’archeologia, altra mia grande passione. Sicuramente mi son messo a divulgare perché in Italia c’è un grande paradosso: nessuno trova niente a che ridire se i fossili vengono liberamente affettati e distrutti nelle cave per ricavarne conci per materiali da costruzione, laddove, invece, la legge ne vieta espressamente ai privati la raccolta, tant’è che i fossili che fanno parte della mia collezione sono tutti quanti provenienti dall’estero, mentre per quanto riguarda quelli ritrovati in Italia mi devo accontentare delle loro riproduzioni. Così facendo lo Stato non fa altro che incitare il traffico clandestino e ora molti fossili italiani sono all’estero dove sono molto quotati. Basta andare nelle cave di Melpignano (nel Salento, dove si estrae la pietra leccese) e lì spuntano ogni tanto, del tutto casualmente, denti di Megalodon (il gigantesco squalo preistorico terribile predatore) e altri importanti testimonianze fossili che meriterebbero ben altra attenzione”.
Fra poco ricominciano le scuole, immagino che stai già calendarizzando per l’autunno altri eventi con questo stesso tema, mirati proprio ai ragazzi delle scuole primarie; ci puoi dare qualche anticipazione al riguardo?
“Normalmente questo tipo di attività si fanno a partire da aprile, ma quest’anno vogliamo fare in modo che si possa seguire il percorso scolastico soprattutto delle scuole elementari, così che terze, quarte e quinte classi possano in contemporanea fare sia la parte di studio che quella laboratoriale relativa a questi argomenti. I tipi di laboratori, infatti, sono diversi e non sono solamente relativi alla preistoria ma in funzione all’età ed al programma di studi, anche se il tutto è perfettamente adattabile ad altri contesti in quanto la passione per la storia e la preistoria non ha limiti di età. Sicuramente le attività che proponiamo per i ragazzi delle terze elementari sono quelle relative alla preistoria, per i più grandicelli sono, invece, più di stampo archeologico e soprattutto più proiettate sul territorio, nel senso che si organizzano laboratori di simulazioni di scavo e studio delle fonti che si accompagnano, poi, ad una visita al Museo o alla città per consentire ai ragazzi i riscontri reali. Oltre che rivolgerci alle scuole, faremo dei laboratori aperti alle diverse età ed in cui, ad esempio la domenica pomeriggio, previo pagamento di un biglietto, in quanto abbiamo dei costi, si può accedere anche privatamente a questo genere di attività, Oltre a queste attività, proponiamo anche visite in altre località, come ad esempio a Ostuni nel Parco Acheologico e Naturalistico di S.Maria di Agnano”.