
Di Marina Poci per il numero 410 de Il7 Magazine
Quando il direttore dell’unità operativa complessa di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale Antonio Perrino di Brindisi, Massimo Calò, li ha convocati nel suo studio per comunicare che il loro Matteo era in morte cerebrale e che, sia all’atto del rinnovo della carta d’identità, sia sottoscrivendo la tessera AIDO, aveva manifestato la volontà di donare i propri organi, la famiglia Asparra è caduta dalle nuvole. Che Matteo fosse un ragazzo altruista e generoso lo sapevano tutti; che, poco più che ventenne, senza sentire la necessità di comunicarlo a nessuno, avesse scelto di registrarsi all’Associazione Nazionale Donatori di Organi, è stata una sorpresa per i genitori Marcello e Anna, per il fratello Alessio e per tutti i parenti che, nello strazio della perdita, hanno compreso una volta di più l’eccezionale fortuna di avere camminato accanto a quel concentrato di simpatia, gentilezza, ottimismo e gusto bulimico per la vita che era il giovane mesagnese morto il 29 aprile scorso.
Matteo Asparra, 23 anni vissuti pienamente e intensamente nonostante fosse affetto da una grave cardiopatia parossistica ventricolare, si era sentito male tre giorni prima in un agriturismo di Fasano, mentre trascorreva con gli amici il fine settimana. Il suo cuore, pure se malandato, dopo le manovre rianimatorie aveva ripreso a battere, ma il suo cervello, in ipossia per troppo tempo, non ha retto.
La famiglia, per quanto straziata dal lutto prematuro e inaspettato, non si è opposta al prelievo degli organi e, già dopo poche settimane, si è mossa per divulgare la storia di Matteo e ricordarlo nei contesti ritenuti più significativi, affinché la sua scelta di generosità possa essere d’esempio a quanti imparino a conoscerla, apprezzarla e sentirsene ispirati.
Due, sino a questo momento, le iniziative in programma: venerdì 4 luglio 2025, alle ore 20:30, in piazza Matteotti, ai margini del centro storico, a nome di Matteo verrà donato un defibrillatore al Comune di Mesagne e poi la serata proseguirà con musica d’ascolto sino a mezzanotte; sabato 5, invece, a partire dalle 19:00, presso il Medania Sport Center di Daniele Urgese, si terrà il memorial notturno “Sotto la stella di Matteo”, un torneo di calcio a cinque con otto squadre, lo sport amato e praticato da Matteo.
“Matteo era contagioso”, dice il fratello Alessio, “Quando iniziava a ridere, ridevano insieme a lui tutte le persone che gli stavano intorno”. Se gli edifici e le chianche di piazza Matteotti potessero parlare, di quelle risate sarebbero i migliori testimoni. Per questo il defibrillatore, acquistato con una raccolta fondi dalla famiglia, dal locale Aperitiveria Italiana (uno dei luoghi in cui più Matteo amava trascorrere le sue serate) e da molte altre attività commerciali che hanno scelto di supportare e condividere l’iniziativa “Matteo vive nel cuore di Mesagne”, sarà installato proprio lì: “È un posto fortemente simbolico, frequentato da tanti giovani, che – ci auguriamo – potranno conoscere Matteo e prendere ispirazione dal suo gesto. Abbiamo pensato molto ad un’azione concreta per ricordarlo e alla fine, trovandoci tutti d’accordo, abbiamo concluso che donare un defibrillatore fosse la scelta migliore: non possiamo fare a meno di pensare che quando si è sentito male, se nelle vicinanze ci fosse stato un defibrillatore, forse le cose sarebbero andate diversamente” spiega ancora il fratello.
“Se la malattia l’ha condizionato? Certo, ma positivamente. Voleva vivere al massimo proprio perché sapeva che la vita può finire da un momento all’altro. Non si è mai lasciato fermare dal pensiero di potere stare male. Aveva conseguito il diploma da chef all’istituto alberghiero Pertini di Brindisi, amava cucinare il pesce, soprattutto i crostacei, per tutta la famiglia. Sicuramente si sarebbe affermato nell’ambito della ristorazione. Nella sua vita ha studiato, ha lavorato, ha giocato a calcio, ha seguito il Milan sin da piccolino, si è divertito con gli amici. Non ha mai trascurato la sua salute: faceva controlli periodici presso il Policlinico San Matteo di Pavia, non era un incosciente, non si metteva a rischio. Però sicuramente si è goduto la vita e di questo, adesso che non c’è più, noi siamo felicissimi”, continua Alessio, che quando parla del fratello lo definisce “l’allegria di casa nostra”.
Prima dell’episodio fatale, Matteo aveva avuto altri accidenti cardiaci di una certa gravità, ma si era sempre ripreso, incoraggiando i famigliari e ricominciando a vivere con lo stesso entusiasmo e la stessa forza: quando è morto stava per prendere la patente, avrebbe sostenuto gli esami pochi giorni dopo. Pensava al futuro, Matteo, all’estate imminente, al mare che come ogni anno avrebbe occupato le sue giornate, alle bibite fresche che avrebbe consumato con gli amici nelle serate afose al centro storico di Mesagne, ai piatti da cucinare per la famiglia. Eppure, in quel suo pensare al futuro, non aveva disdegnato di considerare che quella sua vita così fragile potesse finire all’improvviso e che sarebbe stato bello lasciare al mondo qualcosa di sé. E qualcosa di Matteo, nello specifico i reni, il fegato e le cornee, è in effetti rimasto nel mondo. “Da quanto abbiamo intuito, visto che le equipe che li hanno prelevati provenivano dal Policlinico di Bari, tutti gli organi sono rimasti in Puglia, a parte le cornee, che sono state inviate alla Banca degli Occhi di Mestre. Ci è sembrato che il fegato sia andato ad una bambina, Matteo ne sarebbe stato molto contento. Nei giorni successivi ci è arrivata una lettera, ovviamente anonima, che conserviamo con grande cura: dice che il dono di Matteo è stato ricevuto con esito positivo, che è ben custodito e che continua ad essere fonte di vita per altre persone”.
Intanto, con l’intenzione di sensibilizzare alla cultura della donazione degli organi chiunque vi passi accanto, una targa che reca il nome e l’età di Matteo, con la struggente scritta “La tua vita si è interrotta, ma il tuo gesto ha ridato respiro, battiti, speranza. Nel dono hai scelto di vivere ancora, oltre il tempo, oltre il dolore”, è stata affissa nel luogo che lo ha visto protagonista della sua scelta di generosità, all’ospedale Perrino, nel corridoio che conduce alla cappella. È stato il cugino Gabriele, dipendente ASL, a volerla e ad attivarsi per realizzarla in tempi brevi: “Quando Matteo è morto, ho avuto difficoltà a rientrare in ospedale. Ho pensato che fare qualcosa in suo ricordo forse avrebbe potuto aiutarmi e la scelta è subito ricaduta sul suo gesto di generosità: il direttore generale della ASL di Brindisi, Maurizio De Nuccio, è stato immediatamente disponibile, così come i medici che hanno curato Matteo, il sindaco di Mesagne Toni Matarrelli e il vicepresidente della sezione mesagnese dell’AIDO, Antonio Franco, che hanno partecipato alla piccola cerimonia in cui abbiamo scoperto la targa. Insieme a noi famigliari c’erano anche Mina e Michele Tagliente dell’associazione Lo Sportello di Mattia, che prima di noi hanno vissuto la tragedia di perdere un figlio e di donare i suoi organi e, in memoria del loro Mattia, hanno iniziato a promuovere iniziative per informare e sensibilizzare a questo tema”, spiega Gabriele.
E proprio l’associazione è l’obiettivo della famiglia: coinvolgere, educare, responsabilizzare tutti, ma soprattutto i giovani, al gesto della donazione nel ricordo di chi ha amato la vita sopra ogni cosa, al punto da volerla donare a chi ne aveva bisogno. “Matteo vive in almeno altre tre persone: questo non diminuisce il nostro dolore, ma gli dà un minimo di senso. Il nostro desiderio è che altri facciano la sua stessa scelta”, conclude Alessio Asparra.