Viaggio a S. Michele tra attacchi di poesia e fico mandorlato

La strada che conduce alla meta di questa settimana, si modella sull’andamento lento delle prime dolci colline della murgia brindisina, che da San Vito dei Normanni conduce a Ceglie Messapica. Il paesaggio caratterizzato dalla terra e pietre, da uliveti, mandorleti e ficheti, sembra cristallizzato ad un tempo, su cui non ha avuto influenza il vorticoso divenire del tempo.
Bisogna fare attenzione alla guida perché la sequenza di curve e la carreggiata che consente solo raramente la possibilità di sorpasso, impone prudenza e attenzione.
Neppure 7 chilometri da San Vito dei Normanni, sulla strada provinciale n. 30, giunti all’innesto con un rondò con la strada provinciale n. 29 e ci si accorge che un senso di stordimento colpisce la mente, impressionato lo sguardo dal cambio repentino del paesaggio, auto, auto di ogni foggia e colore, auto ogni dove, auto in vendita, tante, ma proprio, tante, tal ché a San Michele Salentino spetta il record europeo della più alta concentrazione di concessionarie di vendita d’automobili.
Lo stordimento aumenta considerando che il tratto si sovrappone alla Strada Statale n. 581, detta pure “di Massafra” che giungendo dalla città del Tarantino sino a Ceglie, prosegue sino all’ingresso nella cittadina di San Michele Salentino.
La storia di San Michele Salentino è relativamente recente, nasce infatti, con un atto notarile del 1839 con il quale il principe Francesco Dentice di Frasso (signore dei castelli di Carovigno, San Vito e Serranova) concedeva in enfiteusi (contratto che consisteva nel versamento di una somma di danaro sia in una quantità fissa di prodotti naturali al concedente e quello di migliorare il fondo. Sono a carico dell’enfiteuta anche le imposte e gli altri pesi che gravano sul fondo) 158 ettari di terreno con 1500 querce a 61 coloni di Ceglie e Ostuni. Un tipo di contratto, le cui condizioni aberranti ancorate ad una cultura feudale, continuano a perseverare il loro estenuante peso su moltissimi beni immobili del territorio brindisino e che vede impegnati moltissimi “enfiteuti” nel tentativo di riscattare le proprietà dal peso di un contratto anacronistico, ma che limita le opportunità di sviluppo. A San Michele è costituito un comitato apposito che è assistito da luminari del diritto nel tentativo di arrivare ad una soluzione legislativa che altrimenti graverà e non poco sulla libertà d’azione di chi la terra la vive e la fatica da oltre cent’anni.
Nel 1861 San Michele contava 1000 abitanti ed era un borgo agricolo di San Vito. Nel 1912 la popolazione aumentò a 2700 abitanti, per l’immigrazione di nuovi coloni provenienti dai paesi vicini. Le esigenze crescevano con la medesima necessità di affrancarsi dalla dipendenza dal comune di San Vito tanto da determinare una sommossa popolare.
L’atto ufficiale della nascita del comune di San Michele Salentino, pertanto è il 25 Ottobre 1928, divenendo il ventesimo comune della provincia di Brindisi nata di fatto 10 mesi prima.
Il primo nucleo del Paese, già noto col nome di “Masseria Vecchia” risale al XVII secolo, quando fu fondato attorno ad una masseria da 90 famiglie di emigrati dalla Schiavonia (odierna Slovenia), da Michele I Vaaz de Andrara, conte di Mola e barone di San Donato i cui discendenti riconsegnarono il feudo al re di Napoli che lo attribuì a Francesco Dentice di Frasso che deve ritenersi pertanto il fondatore del più giovane comune della provincia brindisina.
La sua giovane età non altera il portato culturale di una popolazione abituata alla laboriosità e alla creatività. E se le terre non sono adatte alla coltivazione della vite, l’ulivo principe delle campagne convive con coltivazioni di nicchia che guardano ad un mercato di qualità.
San Michele Salentino, presidio del gusto eccelle nella proposta gastronomica, ma si è creata, piccola, giovane, ma agile e carica di ottimismo, la identità di città dal respiro internazionale, grazie alla iniziativa di dare cura e promozione ad un prodotto di eccellenza del territorio, il fico mandorlato. Il gusto antico e pieno, vissuto nel connubio tra la mielosa prelibatezza del fico essiccato al pieno sole estivo, sulle antiche lettiere di canna, divenuto, nella forma simile ad un’ostrica, riceve e custodisce una perla di mandorla tostata, diventa “gnammoso” al palato, ma pure sublimazione del senso del gusto che pervade ed inebria.
Ogni buon salentino sa che nelle case dei nostri nonni, non poteva mancare la capasa “ti li fichi”, la bravura dei sanmichelani è aver reso un patrimonio di nicchia e fattolo divenire un “city brand” che annovera la loro cittadina tra le località più gettonate tra i presidi del gusto.
Da qualche anno in questo luogo che conserva, al suo album, poche ma significative testimonianze, come l’antica chiesa Madre ed il limitrofo monumento ai 122 caduti nelle guerre o il Calvario attiguo alla chiesetta dedicata alla Madonna di Pompei, ma anche l’austera architettura della Parrocchiale dedicata a San Michele Arcangelo, il protettore del Paese, si è aggiunta una suggestiva ed emozionante chermesse internazionale, elaborata dal movimento “Attacco poetico”.
Le mura, le saracinesche, lo stesso piano stradale, diventano foglio su cui scrivere versi, tratti da poesie e da poeti che offrono a San Michele l’identità di Città della Poesia, dove i muri sono erranti, sorta di novelli narratori, fogli ora di calce, ora d’asfalto, ora di vernice su cui lasciare traccia del vero e intimo senso della nostra presenza tra le terre e la natura di un luogo.
Così accade che puoi incappare in versi che ti riconnettono al vero senso della vita, di quel viaggio che qui tra queste righe modestamente e a piedi, cerchiamo di percorrere.
“Il paese molte volte dipende dal cuore dell’uomo: è minuscolo, se il cuore è piccolo, e immenso se il cuore è grande” S.S. Bart.
Non solo na missione nobile, ma un processo creativo che si traduce in festa, così com’è accaduto con la sesta edizione dell’evento “Attacco Poetico”, che nell’agosto 2019 era titolato “Le Vie del Desiderio”. Una manifestazione a metà strada tra un festival e una passeggiata, a piazza Marconi. Camminando attraverso le sue strade, si sono incrociare le parole di Charles Baudelaire e Di Pablo Neruda, di Italo Calvino e di Cesare Pavese, ma anche di Frida Kahlo e del sommo Dante Alighieri.
Per stessa ammissione dei suoi membri, il movimento si è fatto messaggero di una provocazione di bellezza, promuovendo la sensibilità per chi vuole accoglierla nella sua natura gratuita e delicata.
La tonoponomastica cittadina è stata rielaborata e ci si è potuti trovare in “La via dell’Altrove”, con un Ulisse senza tempo raccontato da una performance teatrale oppure è stato possibile attraversare anche “Via degli altri” e fermarsi in “Via dell’incanto” o in “Via dell’amore”, per poi passeggiare lungo “Via dell’infinito” e “Via della conoscenza”, per un itinerario all’insegna della poesia.
Ed allora è illuminante inocciare con una parete su cui è riprodotta persino una fontana ed i versi di David Maria Turoldo: “A me un paese di sole, una casa leggera, un canto di fontana giù in cortile. E un sedile di pietra e schiamazzo di bimbi. Un po’ di noci in solaio, un orticello e giorni senza nome e la certezza di vivere”.
In questa cittadina, di poco più di 6mila abitanti, dove ti sbalordisci che tutti commercino automobili, c’è spazio per la riflessione e la rilettura come quella di un cittadino sanmichelano, salito agli onori della cronaca 25 anni fa, quando fu assassinato a Mogadiscio il 9 Febbraio 1995. Si chiamava Marcello Palmisano, faceva il photoreporter, nel 1972 era stato assunto in RAI e, l’anno successivo, era entrato a far parte della squadra del TG2 come telecineoperatore. Rimase vittima di alcuni banditi somali in un agguato nel quale fu ferita anche la sua collega giornalista Carmen Lasorella, proprio negli stessi luoghi, teatro di una guerra molto sporca, giocata molto sugli equivoci e sulle azioni che si sviluppano attorno al commercio illecito internazionale di armi, che l’anno precedente, il 20 marzo 1994 la giornalista Rai Ilaria Alpi era stata assassinata insieme al suo cineoperatore Miran Hrovatin.
L’Amministrazione Comunale d’intesa con l’Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII” ed il Comitato Pro Borsa di studio “Marcello Palmisano” ha riaperto, proprio in questi giorni, i termini di presentazione delle domande della borsa di studio dedicata alla memoria di Marcello Palmisano, un gesto che ogni modesto uomo di comunicazione, non piò che sentire, come segnale di attenzione al mondo della comunicazione, i cui lavoratori, troppo spesso finiscono nel mirino dei malintenzionati.
Cammino lentamente, come lentamente scorrono i pensieri, in questo centro abitato che dell’emblema della velocità, l’auto, ha fatto valore aggiunto, ma alla pari non ha sostituito quelli profondi e veraci, che si tramutano in piacere della bellezza del pensiero e del gusto, che sa diventare impegno civile e di riscatto. A San Michele Salentino, il paese dell’arcangelo difensore del popolo nella lotta del bene contro il male, che usa la forza della spada, ma anche la giustizia rappresentata dalla bilancia, con cui pesa le anime, pare che la lezione la seguano con attenzione. Brindisi, anche questo è.

(Il prossimo viaggio a Oria)