Sarebbe stato in seguito a una richiesta di denaro che l’avvocato di Oria Fortunato Calò, ha sparato 15 colpi uccidendo un suo cliente, Arnaldo Carluccio, di Torre Santa Susanna.
A quanto riferito da Calò agli investigatori, la vittima gli avrebbe chiesto un anticipo di 10mila euro su un risarcimento del danno per un sinistro stradale che entrambi attendevano dal Tribunale civile di Brindisi. L’udienza per questa vicenda è fissata per il 27 aprile prossimo.
Calò ha anche riferito agli investigatori di aver ricevuto in precedenza delle minacce da Carluccio e che questi, nell’ incontro precedente avuto con lui, era armato. Sarebbe stata questa la ragione per cui l’avvocato, in vista dell’appuntamento di ieri pomeriggio con Carluccio, ha portato in studio la pistola che aveva regolarmente in casa e che poi ha usato per uccidere.
Ha specificato ai carabinieri e al pm Raffaele Casto di temere per la propria incolumità e per quella dei suoi famigliari. L’interrogatorio di convalida dell’arresto è previsto per la prossima settimana.
Sono quindici i colpi sparati dalla pistola dell’avvocato civilista. L’indagato, che si trova in carcere, ha confessato al fianco del suo legale Pasquale Annicchiarico, raccontando ai carabinieri di essere stato più volte minacciato dalla vittima per questioni legate ad una causa pendente. Durante l’interrogatorio Calò ha consegnato ai carabinieri il suo cellulare su cui ci sarebbero gli sms di minaccia inviati dalla vittima.
La pistola usata, una calibro 9×21 era regolarmente detenuta ma l’avvocato era autorizzato, ai fini sportivi, a tenerla solo presso la sua abitazione. I fatti si sono verificati all’interno dello studio legale in cui, a quanto ricostruito, i due avevano fissato un appuntamento per discutere di una vecchia causa civile per un risarcimento, ancora pendente dinanzi al Tribunale di Brindisi.
I carabinieri del Nucleo investigativo hanno trovato sul posto 15 bossoli, l’intero munizionamento dell’arma, che è stata consegnata loro dallo stesso Calò. È stata disposta l’autopsia per verificare quanti colpi abbiano effettivamente raggiunto la vittima. Dopo gli spari, Calò ha chiesto ai suoi colleghi di studio di chiamare i carabinieri e ha atteso l’arrivo dei militari per consegnarsi.