L’avvocato omicida al giudice: “Carluccio minacciava me e la mia famiglia”. Ma la vittima era disarmata

La linea difensiva di Fortunato Calò, l’avvocato di 47 anni che ha ucciso con 15 colpi di pistola un suo cliente, Arnaldo Carluccio (che di anni ne aveva 45) è quella emersa già dalle prime frasi smozzicate che, a caldo, aveva riferito ai carabinieri che lo hanno arrestato: “minacciava me e la mia famiglia, pretendeva soldi, mi sono difeso”.
Lo ha ribadito questa mattina davanti al gip Paola Liaci, nell’interrogatorio di convalida dell’arresto. Ma a rendere fragile questa ricostruzione c’è il fatto che Carluccio, per quanto minaccioso o violento potesse essere stato il suo comportamento sino ad allora, nello studio legale era disarmato. E che alcune pallottole che lo hanno ucciso lo hanno raggiunto alla schiena, probabilmente durante un disperato tentativo di fuga. Quindici colpi, tanti quanti ne conteneva il caricatore della sua Beretta Px4 Storm.
Da un paio di settimane a quella parte – ha raccontato Calò al giudice – Carluccio non gli dava pace poiché pretendeva 30mila euro a titolo di anticipo per una pratica assicurativa da lui seguita (l’udienza era fissata per il prossimo 27 aprile). Non si sa bene di quale processo si trattasse per prevedere un risarcimento da incidente stradale così cospicuo.
Nei giorni precedenti – sempre stando alla versione dell’indagato – Carluccio aveva raggiunto Calò sotto il suo studio legale, l’aveva invitato a salire nella sua auto e, dopo averlo condotto in una stradina sterrata lungo la provinciale per Latiano, gli aveva puntato contro una pistola e l’aveva minacciato di ucciderlo insieme con i suoi affetti più cari e, in particolare, i suoi figli.
Quando giovedì Carluccio si è presentato in studio, l’avvocato gli ha consegnato l’intero fascicolo processuale chiedendogli di rivolgersi a un altro legale. Il cliente gli avrebbe sbattuto in faccia le carte, minacciandolo di nuovo.
Qui la reazione di Calò che ha estratto la pistola che aveva poco prima dell’incontro preso da casa. “Temevo che fosse ancora armato”, ha ribadito questa mattina. Ma nonostante Carluccio non lo fosse, quei 15 colpi esplosi in sequenza, prima al torace, poi alla schiena.
Sarà duro per il suo legale Pasquale Annicchiarico sostenere la tesi della legittima difesa, mentre la parte civile vorrebbe che fosse riconosciuta l’aggravante della premeditazione. Calò per ora resta in carcere, in attesa dei risultati dell’autopsia.