25 Aprile: a Brindisi l’Italia democratica emise i suoi primi vagiti

di Giancarlo Sacrestano

Nel novero delle iniziative del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per celebrare la ricorrenza del 72° anniversario della Liberazione, incontrando al Quirinale gli esponenti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, ha dichiarato: “Ricordiamo in questi giorni i meriti storici incancellabili di chi ha restituito al nostro Paese la libertà e la dignità”.
Fu movimento di popolo, eterogeneo, sentito e combattuto con tutte le energie. Non è giusto redigere una classifica, di chi e come ha partecipato alla guerra di liberazione dal nazi-fascismo.
Un dato è certo, nella volontà di chi l’ha combattuta non erano presenti i sentimenti divisivi che invece ad ogni 25 aprile siamo costretti ad assistere.
La liberazione di Milano avvenuta proprio il 25 aprile del 1945 più che la liberazione di Roma del 4 giugno 1944 o la più oscura e sconosciuta fiammella accesa proprio a Brindisi a partire da quel complicato 9 settembre 1943, rappresenta la data meno ostativa perché tuti, possiamo sentirci parte di un popolo, la cui dignità è stata riconquistata con durissima ed aspra lotta, casa per casa, in terra patria ma anche con azioni militari dell’esercito regolare, proprio a Brindisi ricostituitosi dopo qualche settimana di sbandamento dopo l’armistizio dell’8 settembre.
Sempre più chiara si fa l’enorme contributo di quanti, ridotti all’internamento dai nazisti in campi di concentramento, nel silenzio ma nella ferrea e tenace adesione ai valori che risorgevano per le strade d’Italia, si immolavano ed in 80.000 perdevano la vita tra gli stenti, le torture e le vessazioni degli aguzzini tedeschi.
Già appena dopo la Liberazione fu chiesto al governo di aggiungere la data del 25 aprile all’elenco delle festività nazionali.
il decreto legislativo luogotenenziale datato 22 aprile 1946 (n. 185) dichiarò appunto «festa nazionale» il 25 aprile 1946. Ma si trattava di una scelta una tantum, non ancora definitiva per gli anni a venire.
Con la legge 27 maggio 1949 n. 260, “Disposizioni in materia di ricorrenze festive”, presentata da De Gasperi al Senato il 17 settembre 1948 e approvata definitivamente dalla Camera il 25 maggio 1949, si dichiarava definitivamente festa nazionale il giorno 2 giugno «data di fondazione della Repubblica» (art. 1) e considerava «giorni festivi, agli effetti della osservanza del completo orario festivo e del divieto di compiere determinati atti giuridici» anche il 25 aprile, il 1 ° maggio, il 4 novembre «giorno dell’unità nazionale».
Da allora l’Italia, uscita distrutta e lacerata dalla guerra è divenuta elemento di valenza internazionale di primissimo livello. Ha assunto negli anni responsabilità di grandissimo rilievo, nonostante lo sport nazionale più diffuso sia la delegittimazione reciproca e costante.
Brindisi, città sul cui cielo mai il tricolore è stato ammainato in favore di altra bandiera, svolge all’interno del Paese un ruolo che noi brindisini non percepiamo appieno. Dispiace fin dentro il cuore, vedere tante potenzialità genuflesse alla piccola diatriba di bottega. Avvilisce, vedere ridotto il diritto alla partecipazione a mero “like” su un post già lessicalmente discutibile.
Se il percorso che ha portato alla liberazione del Nostro Paese è stato lungo e laborioso, durato 594 giorni, ebbene che ogni brindisino faccia memoria della eredità che ha ricevuto dalla storia e si metta in testa che Brindisi è la prima città d’Italia, svolgendo finanche il ruolo di Capitale dove i valori ed i principi repubblicani e democratici hanno cominciato a balbettare le prime sillabe.
Con un picnic tra i prati, con una cerimonia di commemorazione, con canti, balli ed ogni forma di partecipazione ognuno partecipi di questo giorno di primavera e se lo metta nello zainetto col panino, o ci farcisca una saporita tajedda di riso patane e cozze con una abbondante dose di memoria per non dimenticare gli incancellabili meriti di chi ci ha regalato col suo sacrificio, libertà e gioia di vivere.
Buona festa della liberazione a tutti.