di Eliseo Zanzarelli
Se a Francavilla sia crollato un sistema, è ancora presto per dirlo. Ex maggioranza ed ex opposizione sembrano oggi prediligere la prudenza. Prima di sbilanciarsi – è opinione diffusa – bisognerà attendere l’esito di processi che si preannunciano lunghi e di elezioni amministrative – in programma il prossimo anno, al termine della gestione commissariale affidata a Mariarita Iaculli – che si prospettano incerte.
Di sicuro, adesso, c’è che le inchieste dei mesi scorsi hanno scosso e continuano a scuotere Comune e comunità: dalle dimissioni, in tempi non sospetti, dell’allora superassessore ai Lavori pubblici Mimmo Ammaturo, oggi indagato per turbativa d’asta, all’arresto per corruzione del dirigente dell’Ufficio tecnico Fulgenzio Clavica (foto), anche presidente dell’Ordine degli architetti brindisini. Senza, ovviamente, tralasciare le indagini, tuttora aperte, a carico del sindaco Vincenzo della Corte – per lui due mesi di domiciliari – e di suo fratello, medico di base e odontoiatra, Luciano per una presunta truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale: il reato ipotizzato non è direttamente collegato alla carica di primo cittadino, ma ha ugualmente causato la fine anticipata del mandato, con tutte le conseguenze del caso, in primis lo scioglimento del Consiglio comunale.
Questo, peraltro, non è l’unico procedimento in cui Della Corte è chiamato a difendersi. Ce n’è un altro per aver favorito, di concerto con l’Utc, l’imprenditore Vincenzo Di Castri nella realizzazione di un capannone industriale in zona Pip. E poi, ancora, c’è l’inchiesta sulle due nuove farmacie, con iscritti nel registro degli indagati per falso ideologico pure diversi consiglieri comunali, tra i quali l’ex deputato Luigi Vitali e il neosenatore Pietro Iurlaro: secondo gli inquirenti, la politica avrebbe privilegiato il presidente dell’Ordine dei farmacisti di Brindisi, Gabriele Rampino, titolare di una rivendita nella Città degli Imperiali, evitando che le nuove attività – previste, di fatto, da un decreto dell’allora governo Monti – sorgessero nelle vicinanze e in concorrenza con la sua.
Tutti argomenti forti, insomma, tutti argomenti potenzialmente spendibili in campagna elettorale, soprattutto da chi, fino all’altro ieri, in consiglio comunale sedeva tra i banchi della minoranza. E invece il silenzio la fa da padrone, quasi in un clima di sospensione, un clima in cui la politica, i dibattiti e perfino le strumentalizzazioni non sembrano trovare posto. Non si sbilanciano dal centrodestra – praticamente da sempre, signore incontrastato a palazzo di città – e non si sbilanciano neppure da centro e sinistra.
Strano, eppure vero, non si è ancora cominciato a parlare dei soliti problemi: l’intermodale, il palazzetto dello sport, le altre opere incompiute, la zona industriale da completare e tutto il resto. Non ci sono candidati sindaco certi né alleanze stabili, tanto a destra quanto a manca. Solo una cosa pare fuori discussione: Vincenzo della Corte, il sindaco dei sindaci, colui che per quattro volte è riuscito a sbaragliare la concorrenza e a issarsi sul trono di castello Imperiali, non sarà della partita. Se la sua assenza sia emblematica di un sistema crollato o in fase di crollo, se rappresenti la prima manovra per un’inversione di marcia, è presto per dirlo. E, infatti, nessuno lo dice.