Due brindisini, Teodoro Chiarella, 26 anni, e Roberto Leuci, 38 anni, sono stati arrestati dai carabinieri a Paternò, in Sicilia, insieme a quattro siciliani con l’accusa di estorsione nei confronti di un imprenditore. L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Catania su richiesta della Procura diretta da Giovanni Salvi.
I sei sono accusati di estorsione aggravata commessa, avvalendosi del metodo mafioso. Le intimidazioni erano dirette al titolare di un’azienda agricola e casearia del catanese che ha deciso di denunciare.
A capo dell’organizzazione è emersa la figura di Alfio Licciardello, già noto alle cronache per essere un affiliato di spicco del clan del “Malpassotu”, che, avvalendosi del suo spessore criminale e della fattiva collaborazione degli altri indagati, ha tentato di impossessarsi dell’attività della vittima impegnata nel mercato ittico.
Licciardello si è recato presso l’azienda della vittima prelevando vasche e dei macchinari per la produzione di prodotti caseari, per un valore di circa 5000 euro.
Poi ha imposto ai commercianti che acquistavano dalla vittima ricotte e formaggi di rifornirsi da lui e dai suoi collaboratori. L’imprenditore è stato infine costretto a cedere una cospicua quantità giornaliera di latte in favore dei suoi aguzzini.
I due brindisini sono considerati parte integrante dell’organizzazione. E’ uno dei primi casi in cui soggetti brindisini vengono catturati in Sicilia con l’accusa di essere parte organica di organizzazioni vicine a Cosa Nostra. Gli altri arrestati sono appunto Alfio Licciardello detto “U Cavvunaru”, 52 anni, pluripregiudicato per omicidio ed associazione mafiosa, Salvatore Licciardello 53 anni già condannato per associazione mafiosa; Francesco Alberti, 44 anni, pregiudicato, Roberto Camarda 48enne, pregiudicato, tutti nativi di Belpasso,
(Nelle foto, da sinistra, Chiarella e Leuci)