Affare farmacie a Francavilla: tutti i dettagli dello scandalo

La relazione con cui l’Ordine dei farmacisti di Brindisi diede parere favorevole alla nuova pianta organica delle farmacie di Francavilla Fontana, la quale permetteva al presidente dell’Ordine Gabriele Rampino di mantenere il monopolio su tutta la zona 167, fu scritta dallo stesso Gabriele Rampino sul suo computer: dal produttore al consumatore. E’ quanto emerge dalla richiesta di rinvio a giudizio a carico di Rampino e di altri 16 tra politici e dirigenti del Comune di Francavilla Fontana, finiti nel mirino della magistratura brindisina per falsità ideologica e abuso d’ufficio in concorso. Avrebbero cioè letteralmente fatto carte false per permettere a Rampino di essere l’unico e il solo farmacista di un intero quartiere (con i relativi guadagni), a discapito degli altri suoi colleghi costretti a una spietata concorrenza tra loro nel resto della città.

Oggetto del procedimento penale, che coinvolge tra gli altri l’ex sindaco Vincenzo Della Corte, l’ex deputato del Pdl Luigi Vitali, il senatore azzurro Pietro Iurlaro e mezzo Consiglio comunale (tutti di centrodestra), è la delibera approvata dall’Assise il 19 aprile del 2012.
Il provvedimento stabilì che nuove farmacie potevano essere aperte nella zona est della città perché densamente popolata e poco “servita” (in realtà scarsamente popolata e già dotata di ben 2 farmacie più 2 parafarmacie); mentre non potevano essere aperte nella zona popolare 167 perché una farmacia, quella di Rampino, era più che sufficiente.

A dare la benedizione a quella delibera fu l’Ordine dei farmacisti il cui presidente, guarda caso, è proprio Rampino. Il Consiglio dell’Ordine si riunì d’urgenza lo stesso giorno in cui il Consiglio Comunale avrebbe dovuto approvare la delibera.
Rampino non firmò la relazione. Ma, secondo gli inquirenti, fu solo una mossa per salvare le apparenze e non mettere nero su bianco quel mostruoso conflitto di interessi.
In realtà, dal sequestro dei computer, è emerso che fu proprio Rampino a ticchettare sulla tastiera del suo pc quel parere favorevole alla delibera. Poi fece firmare il pezzo di carta ad altri. Ma a scriverlo fu lui.

Di più. Dai tabulati emergono una serie di telefonate tra il sindaco Vincenzo Della Corte e Rampino, intercorse quello stesso 19 aprile sia prima che il Consiglio comunale deliberasse il nuovo Piano delle farmacie, che dopo.

Per la magistratura quindi tutti gli indagati, ora imputati, avrebbero sacrificato l’interesse pubblico della cittadinanza, e perfino quello del quartiere più povero, per arricchire un solo amico. Il quale, in questa inquietante manovra, avrebbe rivestito perfino il ruolo di parte attiva.