Aveva strangolato la zia e scherzava al telefono con l’operatore del 118: agghiaccianti retroscena nel caso svelato dalla Squadra mobile

La caparbietà di una dottoressa del 118 e l’intuito degli investigatori della squadra mobile: a questi due elementi probabilmente deve la vita l’anziana zia di Roberto Tarantino, l’uomo arrestato per avere tentato di ucciderla strangolandola, forse con un filo elettrico. La dottoressa, la prima a soccorrere la poveretta, si era resa conto che i segni sulla donna non potevano essere quelli di una caduta, così come sostenuto dal nipote. Aveva chiesto l’intervento delle forze dell’ordine ma queste erano impegnate altrove ma il medico non si era persa d’animo e aveva scattato delle foto con il suo smartphone alla poveretta, immagini che sono state poi decisive.
Gli investigatori della squadra mobile, nonostante la donna fosse stata ricoverata in psichiatria nell’ipotesi che avesse tentato il suicidio, hanno smontato passo per passo la ricostruzione fornita da Tarantino, andando a visionare le registrazioni delle telecamere a circuito chiuso della Banca popolare di Bari che si trova proprio accanto al portone del condominio in cui si è verificata l’aggressione. E poi collocando microspie all’interno dell’abitazione in cui l’anziana donna era tornata ad abitare, pur consapevole che le angherie e le violenze sarebbero ricominciate.
Ma alla base di tutto c’è la surreale telefonata, registrata dal 118, con cui la sera del 23 settembre 2014 Tarantino ha chiesto un’ambulanza per la zia. L’uomo fa di tutto per mascherare l’urgenza della situazione, con la povera donna mezza strangolata sul letto, scherzando con il centralinista del soccorso pubblico. Ecco la trascrizione della telefonata.

Operatore: 118 Brindisi
Tarantino: Eh… buonasera, senta io avrei bisogno di un medico… un’ambulanza in corso Umberto
Operatore: Che paese
Tarantino: Brindisi
Operatore: Eh no, perché non me l’ha detto
Tarantino: Scusi
Operatore: Noi rispondiamo per tutta la provincia, ecco perché glielo chiedevo (sorride)
Tarantino: (parla ridendo) Scusi, per me è tanto normale…
Operatore: (ride)
Tarantino: Ma… eh… poi quando succedono queste cose qua tra capo e collo…
Operatore: Certo… certo
Tarantino: Non sai che cosa devi fare
Operatore: Certo…. Certo. Corso Umberto numero?
Tarantino: 45
Operatore: 45 e che è successo?
Tarantino: Niente… io sono rientrato in casa con mio figlio… mezzora fa, abbiamo trovato mia zia che ha 80/82 anni…
Operatore: Sì
Tarantino: Che stava sul letto
Operatore: Eh
Tarantino: Che sicuramente sarà caduta… ha sbattuto la gola… ha un ematoma alla testa… siccome tre mesi fa è morta la sorella e da quel momento ha cominciato a dare i numeri…
Operatore: Eh
Tarantino: Non vorrei che fosse…
Operatore: Come si chiama la signora
Tarantino: De Castro, ma può darsi siete già venuti perché anche per la sorella sono venuti spesso e volentieri
Operatore: Va beh non è che ci ricordiamo tutti
Tarantino: No, va beh
Operatore: (sorride)
Tarantino: Può darsi che capita lo stesso
Operatore: Eh, meh, non lo so. Voglio dire… vabbè stiamo arrivando
Tarantino: d’accordo la ringrazio
Operatore: Quindi non è cosciente la signora
Tarantino: No, no è cosciente, però non riesce a parlare, non si ricorda niente, l’abbiamo trovata sul letto
Operatore: va bene, stiamo arrivando
Tarantino: Grazie
Operatore: prego

Dalle intercettazioni ambientali viene fuori la personalità violenta di Tarantino che viveva in quella casa insieme al figlio minorenne e alla zia, usufruttaria sino alla morte dell’abitazione che la sorella di lei ha lasciato in eredità al figlio dell’arrestato. Più volte dai colloqui, dalle urla, dalle bestemmie di Tarantino emerge il suo desiderio che la zia morisse, che lo liberasse. Nonostante l’aggressione e le continue minacce, la poveretta aveva accettato di tornare in quella casa che per lei era divenuta un inferno in una situazione – come affermano gli inquirenti – “di sudditanza nei confronti del nipote”.
Nonostante i tentativi di costruirsi un alibi sull’accaduto, finanche portandosi in un negozio di copisteria per dimostrare di non trovarsi nell’appartamento al momento dell’aggressione, le menzogne di Tarantino sono state smontate una per una dagli investigatori della squadra mobile e per l’uomo, che aveva solo piccoli precedenti per spendita di banconote false, sono scattate le manette per tentato omicidio e il trasferimento nella casa circondariale di Brindisi.