Morte di Alessandro sulla “Vespucci”: chiesto il giudizio dei vertici della Marina Militare

“Confido nelle indagini della Procura di Civitavecchia e spero che si riesca a portare alla luce eventuali responsabilità, affinché queste tragedie, nelle condizioni in cui si trovava a svolgere la pericolosa attività mio figlio, non avvengano mai più”: lo aveva chiesto, poco più di un anno fa Marisa Toraldo, la mamma del nocchiere Alessandro Nasta, morto dopo essere precipitato dal pennone della nave-scuola Amerigo Vespucci il 24 maggio 2012.
E dopo anni di rinvii, palleggianti e tentativi della Marina militare di non assumersi le proprie responsabilità, la procura di Civitavecchia sembra aver ascoltato le parole di Marisa.
Oggi la procura, che aveva aperto un’indagine sull’incidente, ha chiesto il rinvio a giudizio per quelli che allora erano i vertici della Marina Militare: l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di Stato Maggiore della Marina (quando avvenne l’incidente era comandante in capo della Squadra Navale); l’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, gia’ capo di Stato Maggiore della Difesa (quando avvenne l’incidente era il capo di Stato Maggiore della Marina); dell’ammiraglio Bruno Branciforte, gia’ capo di Stato Maggiore della Marina; capitano di fregata Domenico La Faia, in qualita’ di comandante della nave; capitano di Fregata Marco Grassi, in qualita’ di comandante in seconda della Vespucci.
Secondo i capi di imputazione gli ufficiali sono accusati di essere “soggetti giuridici con capacita’ dispositiva, organizzativa e di controllo, per colpa consistita in imprudenza, negligenza e imperizia, ed in particolare per il mancato rispetto della normativa di settore sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro”.
I familiari del marinaio deceduto, hanno incaricato due legali di accertare la verità sull’incidente e, in particolare, di verificare se, sulla nave, siano state rispettate le regole di sicurezza previste in materia.Il sospetto, confortato oggi dalla richiesta di rinvio a giudizio per i vertici della Difesa, è che l’incidente sia stato determinato della mancanza di adeguate misure di sicurezza e a causa del superlavoro cui sarebbe stato sottoposto il militare il giorno del sinistro.
Alessandro Nasta morì sulla nave Amerigo Vespucci precipitando dall’albero di maestra, il più alto. Cadde da una altezza di circa 15 metri urtando la testa sul ponte di coperta. Al momento dell’incidente, la nave era in navigazione isolata al largo dell’Argentario, 40 miglia a Nord di Civitavecchia.
Il giovane, trasportato in elicottero, morì all’ospedale di Civitavecchia a seguito dell’aggravarsi delle condizioni cliniche e per le numerose fratture riportate.