Anche a Brindisi è arrivato lo shoefiti. Non allarmatevi però, non è una malattia tropicale. Lo shoefiti – in italiano il fenomeno è conosciuto come “scarpe volanti” – è la pratica di legare tra loro i lacci di due scarpe e scagliarle in aria, cercando di farle restare appese ai cavi delle linee telefoniche o elettriche. Il fenomeno è nato negli Stati Uniti, nei sobborghi più disagiati. Un gesto che affonda le sue radici nel folklore adolescenziale.
Sono molte le interpretazioni date per spiegare il vero significato di questa tendenza: chi afferma che appendere le scarpe ai fili serva per segnalare una zona di spaccio o consumo di droghe, chi vede in questo gesto la volontà, da parte delle gang giovanili, di delimitare i loro confini, alcuni spiegano che sia un modo per segnalare la prima esperienza sessuale o un semplice gesto dettato dall’ubriachezza.
L’unica certezza è che le leggende metropolitane sull’origine e il vero significato si sprecano e cambiano da nazione a nazione. Infatti lo shoefiti, termine che unisce le parole shoe (scarpa) e graffiti, partendo dagli Stati Uniti si è diffuso in tutto il mondo, complice internet, dal Brasile alla Germania, toccando l’Argentina, la Gran Bretagna, l’Australia, la Spagna e naturalmente l’Italia. Roma e Milano le prime città italiane dove questa pratica è stata avvistata; ora anche Brindisi ha il suo angolo shoefiti. “Tutto è iniziato con un paio di scarpe lanciate da un turista – dicono i ragazzi di Sneaker Pumps, un negozio di street style in via della Maddalena, dove sono avvenuti i primi lanci – poi da un giorno all’altro abbiamo contato altre 4 “scarpe volanti”.
Gianmarco Sciarra