Ambiente, malati brindisini di leucemia chiedono consulenza alla Procura

Alla luce delle nuove evidenze che provengono dallo studio epidemiologico «Forastiere» che documenta, dal punto di vista sanitario, un nesso fra le emissioni industriali e l’insorgere di tumori nella popolazione di Brindisi, sei persone che si sono ammalate di leucemie o i cui parenti sono venuti a mancare per leucemie o linfomi, hanno presentato alla procura di Brindisi una integrazione ad un esposto già depositato nel 2014. Chiedono ora alla procura, che ha in corso – a quanto è dato sapere – un’indagine senza reati né indagati, che venga effettuata una consulenza tecnica di tipo epidemiologico che accerti il nesso causale tra le patologie e gli effetti dell’industria, in particolare quella chimica.
«La circostanza che gli ammalati avessero sempre vissuto in prossimità del Sin (Sito di interesse nazionale) di Brindisi e che conoscenze ormai consolidate nella letteratura scientifica nazionale ed internazionale pongano l’esposizione cronica a benzene, idrocarburi policiclici aromatici ed idrocarburi leggeri e pesanti, ed altre sostanze nocive tra le cause principali dell’insorgenza di tali patologie – spiegano – hanno spinto gli esponenti a verificare la possibilità che le malattie da cui sono stati affetti, e che in due casi hanno condotto alla morte degli ammalati, siano conseguenza dell’esposizione cronica a tali inquinanti, presenti nel Sin di Brindisi in misura impressionante, e ad individuare le eventuali responsabilità».
Il dito è puntato in particolare contro l’attività del petrolchimico di Brindisi, vicino al quale sorge la discarica Micorosa. A supportare l’esposto denuncia le osservazioni del medico radiologo Maurizio Portaluri. La battaglia in sede giudiziaria è condotta dall’avvocato Giovanni Brigante, affetto da «linfoma di Hodgkin».