Dalle prime luci dell’alba di oggi, 26 febbraio, più di mille uomini e donne della Polizia di Stato sono impegnati a eseguire nella città di Bari e nella relativa area metropolitana due ordinanze di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari e diversi sequestri di natura patrimoniale nei confronti di 130 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di estorsione, porto e detenzione di armi da sparo, illecita commercializzazione di sostanze stupefacenti, turbata libertà degli incanti, frode in competizioni sportive, tutti reati aggravati dal metodo mafioso.
Le misure sono state emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale del capoluogo, Alfredo Ferraro, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia. SEcondo quanto riferiscono fonti investigative, è stato possibile documentare l’ingerenza elettorale politico – mafiosa, in particolare di consorterie criminali di stampo mafioso, nelle consultazioni amministrative per le elezione comunali di Bari, del 26 maggio 2019. Tra gli arrestati ci sarebbero Giacomo Olivieri, avvocato ed ex consigliere della Regione Puglia, in custodia cautelare in carcere, e la moglie Maria Carmen (Mary) Lorusso, consigliera comunale di maggioranza di Bari, ai domiciliari. Si tratta della figlia dell’oncologo Vito Lorusso, anch’egli ai domiciliari, già arrestato lo scorso 12 luglio nell’ambito dell’indagine in cui era stato denunciato da alcuni pazienti e loro familiari perché avrebbe intascato ingenti somme di denaro per abbreviare o bypassare liste d’attesa per prestazioni sanitarie all’Istituto Tumori di Bari.
Secondo la tesi della DDA, « organizzava e sosteneva la campagna elettorale della moglie facendo ricorso a consensi ottenuti da soggetti appartenenti o comunque contigui ad associazioni mafiose», facendo «accordi con soggetti mafiosi o comunque intranei alle organizzazioni di stampo associativo mafioso egemoni nelle varie aree cittadine – promettendo loro denaro e/o altre utilità». Vito Lorusso, dal canto suo, «al fine di ottenere voti per la figlia» avrebbe preso accordi con Massimo Parisi, fratello di Savinuccio, «offrendo in cambio il proprio interessamento» per curare il nipote del boss, poi morto.
Coinvolti i clan di Japigia con misure cautelari anche per il capoclan Eugenio Palermiti e il cantante neomelodico Tommy Parisi.
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