Barletta: le danno olio di ricino per agevolare il travaglio, ma il bimbo nasce morto

Un’inchiesta della Procura della Repubblica di Trani, coordinata dal PM Marcello Catalano, e un’indagine interna aperta dalla direzione generale della ASL BAT: due filoni indipendenti l’uno dall’altro, che serviranno ad accertare eventuali responsabilità del personale coinvolto nel caso del bambino nato morto all’ospedale Dimiccoli di Barletta.
L’episodio risale a circa dieci giorni fa: una giovane donna, vicina al termine della gravidanza, si è recata nel reparto di Ginecologia per monitorare il feto a causa di dolori al basso ventre. A visitarla sarebbe stato lo stesso ginecologo che ha seguito la signora per tutti i nove mesi: il medico l’avrebbe tranquillizzate, suggerendole di assumere olio di ricino per agevolare il travaglio (in preparato, infatti, è ritenuto efficace perché attiva l’intestino che, a sua volta, per vicinanza stimola l’utero). La paziente si è attenuta scrupolosamente alle indicazioni del dottore, ma la situazione non è migliorata. Tornata rapidamente in ospedale, ha lamentato di avere dolori sempre più ingravescenti e di non sentire i movimenti del bambino: sottoposta a cardiotocografia (il cosiddetto “tracciato”), i medici avrebbero rilevato l’assenza del battito del feto, trovato con il cordone ombelicale stretto intorno al collo. La donna è stata fatta partorire, ma il piccolo è nato già morto.
L’autopsia sul feto è stata eseguita nei giorni scorsi, ma serviranno ulteriori accertamenti per determinare con esattezza la causa del decesso.
Al momento l’unico indagato è il ginecologo che ha visitato la signora in occasione del primo accesso in ospedale: risponde di responsabilità colposa in ambito sanitario.
Marina Poci
(immagine di repertorio)
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