Big Elio Pentassuglia, 35 anni senza di te

di Gianfranco Perri

Il 31 ottobre 1988, dopo il match casalingo a Rieti contro l’Imola Basket, l’allenatore Elio Pentassuglia, in una notte piovosa partì in auto per andare a trovare i genitori a Brindisi. Ma Elio Pentassuglia – “Big Elio” – alla sua Brindisi non arrivò mai. Tra Mola di Bari e Monopoli, la sua Lancia Thema, a causa della pioggia, presso un cantiere mal segnalato si scontrò frontalmente con un’altra auto. Morirono entrambi i conducenti.
Aurelio Pentassuglia era nato a Brindisi il 22 maggio del 1932. Tutti i suoi amici lo chiamavano affettuosamente “Big Elio” a causa della sua mole ed ancor più per le sue palesi doti di grande generosità ed enorme qualità umana. È stato uno dei più grandi allenatori italiani di pallacanestro con la sua precoce carriera che si consumò tra i ’60 e gli ’80, nel periodo d’oro della pallacanestro italiana, nella quale si impose come uno degli interpreti più ascoltati e più rispettati.
Fin da giovanissimo amò visceralmente lo sport e nella sua Brindisi giocò a pallavolo e soprattutto, sin dai primissimi anni ’50, a pallacanestro nella poi, anche grazie a lui, divenuta leggendaria “Libertas Brindisi”. Correva l’anno 1959 quando, con l’esonero a metà campionato di Peppino Todisco, Elio assunse la responsabilità della panchina: allenatore e capitano-giocatore per tre stagioni. Poi, nel 1962, compiti i 30 anni, dovette abbandonare l’attività agonistica per problemi fisici, ma non abbandonò certo il mondo e la panchina della pallacanestro e da subito iniziò a seguire anche il settore giovanile della sua “Libertas” fino a tutto il 1973. Le sue giovanili ebbero grandi successi nel corso degli anni ’60, vincendo tornei in tutta Italia. In quelle squadre cittadine militarono, tra moltissimi altri brindisini, anche Antonio Bray, Claudio Calderari, Roberto Cordella, Giuseppe Galluccio, Enzo Giuri, Cosimino Guadalupi, Piero Labate, Giuseppe Lonati, Franco Musci, Beppe Rutigliano, Maurizio Solfrizzi.


Elio fu poi ingaggiato come allenatore anche a Napoli, Rieti e Varese. Con la Arrigoni Rieti nel 1980 vinse la coppa Korać. Tra il 1982 e il 1985 tornò ad allenare la squadra di Brindisi nel campionato di Serie A2. Richiamato a Rieti per risollevare le sorti del basket di quella città, Pentassuglia non poté completare il campionato 1988-89. Quando la sua carriera fu stroncata tragicamente, aveva compito solo 56 anni.
Ma a Brindisi Elio Pentassuglia aveva ormai seminato le basi per far nascere quell’albero che avrebbe poi dato frutti veramente consistenti fino a sbocciare in quell’incredibile squadra che, costituita da tanti favolosi ragazzi brindisini, aveva raggiunto il traguardo della “Serie A” e della A1, e poi ancora, in quelle fantastiche squadre di questo ventunesimo secolo che hanno portato la pallacanestro brindisina finanche tra le grandi d’Europa.
Il lavoro di Pentassuglia in palestra iniziava alle 15 del pomeriggio con la squadra allievi e finiva la sera verso le ventitré con quella della “Serie A”. Anch’io, allievo della “Ferrini” del bravo ed indimenticato Gino Maiorano, assieme con alcuni altri “allievi”, subito dopo l’allenamento e la doccia fatta in tutta fretta al fiammante Palazzetto dello sport del Casale, circa il 1962-1963, mi fermavo per qualche ora in religioso silenzio ai bordi del campo per contemplare l’allenamento dei “grandi” della Libertas ed ascoltare i suggerimenti le spiegazioni i comandi e finanche le urla del loro, per noi già mitico, “Big Elio”.
«…Elio cresceva i suoi ragazzi con il burbero affetto dei padri di altri tempi, li guidava con l’attenzione del fratello maggiore, pretendeva la compattezza e la coesione del gruppo per trovare lui stesso rifugio al suo interno, in fuga dalle proprie incertezze umane, saldato dalle proprie certezze tecniche…» [Mario Arceri – “In principio fu Elio” di Adolfo Maffei con Claudio Calderari – 2014]. «…Con Elio abbiamo passato gli anni più belli della nostra gioventù, da lui abbiamo imparato il gioco più bello del mondo che ci ha dato immense gioie personali e collettive, per lui abbiamo sacrificato qualche ora di spensieratezza ben sapendo che ne valeva la pena…» [Claudio Calderari – “In principio fu Elio”]. «…Elio Pentassuglia è stato soprattutto una persona perbene e, paradossalmente visto il successo e il potere conquistati nel suo campo, quasi ingenua; ha pagato in proprio e da solo ogni possibile debito contratto nella sua professione, sia per propri demeriti sia, la maggior parte, per demeriti altrui. Qualcuno ha scritto che Elio è stato odiato e amato in ugual misura. Falso… posso dire che non ci sia stato neanche il sentore dell’odio verso quest’uomo, grande e grosso come un gigante…» [Adolfo Maffei – “In principio fu Elio”].
Il primo impianto di gioco per la pallacanestro brindisina era stato il “Campo della Gioventù Italiana” di via Maglie. Un campetto scoperto con pavimento asfaltico e con sugli spalti soli 400 posti ufficiali di capienza, nel recinto della famosa “Palestra Elio Galiano”, edificata nel 1931 e destinata a diventare crogiuolo di generazioni di campioni brindisini. Un campo rivelatosi presto insufficiente a contenere la passione brindisina esplosa per la pallacanestro. Nella stagione 1961-62, il campionato inaugurò il nuovo impianto di gioco, quello del Coni di via Mario Ruta al Casale, un palazzetto al coperto con circa 1200 posti di capienza, poi intitolato a Franco Melfi, fondatore della pallavolo brindisina. Dopo quasi vent’anni dall’apertura del Palazzetto dello sport del Casale però, anche quella bella struttura si rivelò essere diventata troppo piccola e insufficiente per la pallacanestro brindisina e nell’estate successiva alla stagione 1979-80, quella che aveva visto la promozione della Pallacanestro Brindisi in Serie A2, a tempo di record venne costruito il nuovo palazzetto dello sport in contrada Masseriola, pronto per il campionato 1981-82, capace di contenere fino a quasi 4.000 spettatori, dopo essere stato ristrutturato nel 2010 con la ri-promozione in Serie A. Sarebbe stato poi intitolato a Elio Pentassuglia: il “PalaPentassuglia”. Presto, infine, verranno i tempi della New Arena di Brindisi, già progettata per un pubblico di 6.000 posti ed ormai in procinto – si spera – dell’avvio dei lavori.
Ma la vera storia della pallacanestro brindisina, protagonista di primo piano della seconda metà del ‘900 brindisino, è destinata a rimanere per sempre indelebilmente e simbioticamente legata alla storia e alla vita di Elio Pentassuglia. La “Polisportiva Libertas Brindisi” nacque nel 1945 per merito di Rodolfo Trabacca sul campo all’aperto della Galiano, quando i gruppi sportivi Libertas, voluti dalla Democrazia Cristiana, sorsero in Italia nell’immediato dopoguerra dando un fondamentale supporto allo sviluppo dello sport nell’Italia della ricostruzione e alle speranze delle nuove generazioni postbelliche. E la neonata Libertas Brindisi subito partecipò al primo campionato di pallacanestro organizzato nel dopoguerra dalla FIP a livello regionale.


Quindi, con l’avvento di Beppe Todisco in panchina prima e poi con l’entrata in squadra di Elio Pentassuglia nel 1950, la Libertas Brindisi iniziò una inarrestabile scalata alle categorie nazionali: nel 1953 venne ammessa a partecipare alla “Serie C” e nel 1954 fu promossa in “Serie B”. Nel 1957 fu promossa in “Serie A” e vi rimase fino al 1965. Dal 1965 al 1974 giocò in “Serie B” e dal 1974 al 1977 in “Serie A2”. Poi la Libertas Brindisi si sciolse e divenne “Pallacanestro Brindisi” che, retrocessa in “Serie B”, ritornò il “Serie A2” nel 1980 per essere promossa alla “Serie A1” nel 1981 con la storica partita dell’8 marzo vinta contro la Fabriano. Poi di nuovo in A2, dal 1982 fino al 1986, allenata nuovamente da Elio Pentassuglia. Quindi il declino, fino, nel 1988, allo scioglimento della società “Pallacanestro Brindisi”.
Nella stagione 1953-54, quella della promozione in Serie B, la Libertas vinse il girone regionale con 9 vittorie e un pareggio, allora consentito dal regolamento. Nella stagione 1956-57, quella della promozione in Serie A, allora il secondo livello del campionato nazionale di basket, la Libertas dominò il girone D meridionale con 11 vittorie su 14 partite. Nella stagione 1961-62, la Libertas affrontò il campionato nel nuovo campo del Casale con Pentassuglia ancora nel doppio ruolo allenatore-giocatore, per poi convertirsi definitivamente in allenatore a tempo pieno nella stagione successiva 1962-63, che finì in crescendo con 9 successi consecutivi, 15 vittorie su 18 partite e la vittoria del girone.
La stagione 1966-67 vide per la Libertas Brindisi la prestigiosa conquista del titolo nazionale allievi. La stagione 1968-69, la tredicesima consecutiva nella seconda serie nazionale, allora ridenominata Serie B, venne affrontata dalla Libertas con ambizioni di promozione, mentre era presente nella stessa categoria anche l’ASSI Brindisi, per molti anni prestigiosa seconda formazione sportiva della pallacanestro cittadina. La Libertas vinse 18 delle 22 partite giocate e, arrivata prima con 36 punti, andò allo spareggio promozione che perse contro il Cagliari, registrando per quell’incontro il primo massivo esodo sportivo brindisino della storia, a Napoli, con la partecipazione di circa 1.500 tifosi.
La stagione 1973-74 fu la prima stagione senza Pentassuglia allenatore che si era trasferito a Napoli, con la Libertas passata in mano a Lillo Primaverili allievo dello stesso Elio. La Libertas disputò un buon campionato, ma senza ambizioni di promozione, conquistando il quarto posto con 15 vittorie e 7 sconfitte, che gli permise la stagione successiva 1974-75, con la riforma dei campionati, di accedere di nuovo alla Serie A2, secondo livello nazionale, con l’arrivò a Brindisi del primo cestista americano, Larry Williams, proveniente dalla Kansas State University.
Le prestazioni della Libertas Brindisi però entrarono in una fase calante, giacché, a causa delle poche disponibilità economiche i migliori giocatori si trasferirono verso squadre più facoltose. La stagione 1975-76 ricalcò la precedente: deludente all’inizio nella prima fase e in crescendo nella fase di classificazione con sofferta salvezza. La stagione 1976-77 fu l’ultima con il nome Libertas, con la società che ormai in piena crisi economica concluse il campionato all’ultimo posto, con 3 sole vittorie su 36 partite e con la retrocessione in Serie B, allora terzo livello nazionale.


La pallacanestro brindisina passò dalla Libertas Brindisi alla Pallacanestro Brindisi, con i colori sociali che passarono dal giallonero al biancazzurro. Nella stagione 1977-78, con Primaverili in panchina, la squadra sfiorò la promozione in Serie A2 giungendo terza nel girone A di Poule promozione. L’anno successivo, il 1978-79, sempre guidata da Primaverili, venne sconfitta nella finale playoff. Al terzo tentativo, nella stagione 1979-80, la Pallacanestro Brindisi riuscì a centrare la promozione alla Serie A2. La squadra, allenata da Piero Pasini, dominò il campionato e vinse le finali playoff.
Anche la stagione 1980-81 fu esaltante per la Pallacanestro Brindisi, grazie al trio composto dai due americani Otis Howard, Rich Yonakor e Claudio Malagoli, riuscendo a raggiungere per la prima volta nella sua storia il massimo campionato nazionale, la Serie A1. Per gli ottimi risultati raggiunti e per essere allora l’unica squadra del Mezzogiorno in serie A, la squadra venne soprannominata “Stella del Sud”. Poi, nella stagione 1981-82, con l’allenatore italo americano Rudy D’Amico la squadra retrocesse in Serie A2. La stagione 1982-83 oltre al ritorno nella serie inferiore vide anche un altro ritorno, certo più illustre, quello di Elio Pentassuglia che dopo i successi a Napoli, Rieti e Varese tornava nella sua Brindisi conducendo la squadra ad un soffio da un pronto ritorno nella massima serie, e anche nella stagione successiva la Pallacanestro Brindisi sfiorò la promozione. La stagione 1984-85 invece, sempre con Elio Pentassuglia in panchina, fu una stagione deludente e si concluse con una sofferta salvezza.
Nella successiva stagione 1985-86 i problemi tecnici ed economici aumentarono e la squadra, guidata prima da Nico Messina e poi da Giovanni Rubino, finì ultima in campionato, retrocedendo in Serie B. La stagione 1986-87 vide il ritorno del derby cittadino contro l’ASSI Brindisi, divenuta Azzurra Brindisi, e per la Pallacanestro Brindisi fu comunque una stagione deludente, non riuscendo per poco a centrare la promozione e poter venir fuori dalla Serie B. A quel punto fu inevitabile l’epilogo della società, che da lì a qualche mese rinunciò all’iscrizione al campionato scomparendo dalla scena sportiva dopo oltre 40 anni di ininterrotta attività cestistica.
Con il nuovo millennio però, nuovi germogli e nuova società, la “New Basket Brindisi” iniziando con il campionato 2004-2005 una nuova stagione d’oro per la pallacanestro brindisina, una stagione che non si è più appassita, straripando anche in campo europeo, con tutta l’autorità conferitagli a pieno titolo dalla sua storia gloriosa e dalla sua ormai radicata tradizione, nel nome, nel ricordo e nel mito di Elio Pentassuglia, il grande “Big Elio”.
«…Era il 31 ottobre di ormai tantissimi anni fa – ad oggi sono 45 – ma l’immagine di “Big Elio” è tuttora scolpita nel cuore e nella mente di tutti noi. Figura indelebile nella storia dello sport brindisino e figura imprescindibile della storia cestistica di una città ormai stabilmente inserita nel panorama nazionale – oggi anche europeo – con lui, il grande Elio, che sicuramente continua a seguirci da lassù e che ne sarà certamente orgoglioso. Colleghi e appassionati di sport più giovani di me hanno letto di lui, ma non lo hanno conosciuto come me, come i giornalisti “anziani”, e non possono sapere quale spessore agonistico avesse, quanto valesse come allenatore, quale personaggio imprevedibile e istrionico fosse Elio: grande nello sport e nella vita…» [Antonio Celeste, 2014]