
Di Marina Poci per il numero 385 de Il7 Magazine
Mentre la stagione crocieristica per il 2025 si annuncia più povera di accosti rispetto a quella precedente, la banchina di Punta delle Terrare si rifà il look in senso ecosostenibile e diventa “green” preparandosi a interventi che aumenteranno esponenzialmente l’efficienza energetica e ridurranno significativamente l’impatto ambientale delle operazioni portuali: possono riassumersi così le due velocità del porto di Brindisi, che perde traffico croceristico (le toccate passano dalle 63 del 2024 alle 52 in previsione nell’anno in corso), eppure si avvia a divenire uno scalo all’avanguardia attraverso il cosiddetto “cold ironing”, il sistema di elettrificazione delle banchine che consente la riduzione delle emissioni delle navi nella fase di stazionamento in porto.
Lo scorso 30 dicembre, infatti, l’Ufficio Gare e Contratti dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale (AdSPMAM) ha concluso positivamente la procedura per l’affidamento congiunto dei servizi tecnici attinenti all’ingegneria e all’architettura, relativi alla progettazione esecutiva, alla esecuzione e ai lavori per la realizzazione dei sistemi di cold ironing nello scalo di Brindisi e in quello di Bari.
Ad aggiudicarsi l’appalto integrato è stato il Raggruppamento Temporaneo di Imprese Consorzio Stabile Cantiere Italia / Acreide di Napoli, che progetterà ed effettuerà i lavori nei due scali adriatici.
La procedura, lunga e complessa, è stata voluta e avviata dall’ex presidente Ugo Patroni Griffi e varata dal commissario straordinario, contrammiraglio Vincenzo Leone. L’importo della somma erogata è pari a oltre 28 milioni di euro, finanziati nell’ambito del PAC 2014/2020 (Programma di Azione e Coesione complementare al PON Infrastrutture e Reti 2014-2020), a cui l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale era stato ammesso a finanziamento, classificandosi al secondo posto su quattordici progetti presentati.
L’opera prevede l’installazione di una rete di sistemi per la fornitura di energia elettrica dalla riva alle navi durante la fase di ormeggio, in modo da ridurre al minimo l’utilizzo dei motori ausiliari di bordo, normalmente alimentati a diesel, per l’autoproduzione dell’energia elettrica necessaria, limitando sensibilmente emissioni di CO2, ossidi di azoto e polveri sottili, nonché l’impatto acustico.
È prevista, inoltre, la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonte fotovoltaica, a parziale copertura del fabbisogno energetico derivante dall’attivazione dei sistemi di cold ironing.
Il progetto prevede, infatti, l’installazione di due impianti fotovoltaici, uno nel porto di Bari e uno nel porto di Brindisi, la cui produzione di energia elettrica supporterà il sistema di elettrificazione delle banchine, riducendo il fabbisogno energetico, e sarà impiegata per integrare e soddisfare le svariate esigenze degli ambiti portuali (a titolo meramente esemplificativo: catena del freddo, pubblica illuminazione, operazioni portuali).
In particolare, nel porto di Brindisi verranno elettrificati due ormeggi presso la banchina di Punta delle Terrare, con l’obiettivo di evitare che i motori a propulsione, nel periodo di ormeggio in porto, rimangano accesi, con conseguente consumo di combustibile ed emissioni di gas di scarico. L’impianto sarà dimensionato in modo da garantire l’alimentazione contemporanea di due navi Ro-Ro/Ro-Pax, attraverso l’installazione di un convertitore di potenza da 6,5 MW con uscita a 11 kV, predisposto per un futuro ampliamento dell’impianto che consenta anche l’attracco di navi da crociera.
“Senza entrare nel merito dell’intervento specifico per il quale l’Autorità ha ottenuto il finanziamento, posso dire che questa è una notizia che noi addetti ai lavori accogliamo con grande favore, perché la questione affrontata con questo progetto di cold ironing è un problema che si riscontra in diversi settori, non soltanto in quello portuale. Durante le fasi di stazionamento e di manovra non sono necessarie grandi potenze per la produzione energetica, per cui i motori di bordo, lavorando in condizioni non ottimali, funzionano inquinando molto. La soluzione migliore è quindi quella di adottare un sistema di produzione che preveda l’impiego di energia elettrica, proveniente – ovviamente – da fonti rinnovabili, come può essere un campo fotovoltaico, che consenta di produrre soltanto l’energia che effettivamente serve in quei frangenti. In questo modo si elimina una fonte di inquinamento sostituendola con un’energia totalmente rinnovabile”, dichiara il professor Antonio Ficarella, direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento, presso cui è docente di Sistemi per l’Energia e l’Ambiente, uno dei massimi esperti italiani in processi produttivi ecosostenibili (recentemente protagonista dell’attivazione del corso di laurea triennale in Ingegneria dell’Industria Sostenibile presso la Cittadella della Ricerca di Brindisi).
“Se l’energia elettrica è prodotta da fonti rinnovabili, la riduzione delle emissioni può arrivare a percentuali molto vicine al 100%. In Italia altri porti stanno lavorando in questo senso, ma sono ancora in una fase iniziale, per cui certamente per Bari e Brindisi si tratta di interventi all’avanguardia. Il nostro punto di riferimento devono essere i Paesi europei nei quali questo tipo di tecnologia è già molto diffusa (ad esempio la penisola scandinava, che ha il vantaggio di produrre l’energia elettrica con l’acqua). Sono progetti che spesso incontrano resistenza perché richiedono interventi infrastrutturali che comportano impegni di spesa notevoli. Ma non è un buon motivo per restare nella situazione attuale, la transizione energetica è necessaria: gli investimenti, certamente oculati e frutto di interventi ben studiati, sono necessari e non vanno ostacolati”, conclude il professor Ficarella.
Di “svolta epocale” parla il commissario Leone, che evidenzia come il progetto renderà gli scali coinvolti “maggiormente attrattivi” e migliorerà “significativamente la qualità della vita delle comunità portuali e dei territori circostanti”, nell’ottica in cui “crescita economica e rispetto per l’ambiente camminano finalmente assieme, dimostrando che sviluppo e sostenibilità possono e devono coesistere”.
Una prospettiva che, al momento, non sembra particolarmente vicina, se è vero – come è vero – che, dal punto di vista del volume del traffico crocieristico, il 2025 non sarà esattamente un anno da ricordare: se il 2024 aveva fatto registrato un aumento del 30% rispetto al 2023, per l’anno in corso siamo costretti a segnalare una significativa battuta d’arresto negli approdi.
Saranno appena 52, infatti, le toccate previste nel porto messapico, più della metà delle quali targate MSC: 28, per la precisione, da parte della nave Armonia (274 metri per 32), che dispone di 13 ponti, di cui 9 per passeggeri; 14 ascensori; 132 suite, 511 cabine esterne e 272 interne; un teatro da 600 posti, 8 bar e 4 ristoranti; area benessere con talassoterapia, bagno turco, sauna, palestra, centro massaggi, salone di bellezza e parrucchieri; piscine, percorso jogging, minigolf e palestre; negozi, internet cafè, casinò, discoteca, sala giochi, biblioteca e area giochi con miniclub. Arriveranno poi la Celebrity Constellation, la Senven Seas Grandeur (Seven seas cruises), la Mariella Explorer 2, la Aidablu, la Emerald azzurra, la Sea Cloud, la Seven seas voyager e la Seabourn Encore. Navi che l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Mediterraneo non esita a definire di lusso, eppure, in termini strettamente numerici, il porto di Brindisi appare letteralmente fagocitato da quello di Bari (che passerà dai 163 approdi del 2024 ai 200 del 2025). Uno scalo, quello barese, certamente più dotato dal punto di vista infrastrutturale, ma anche in grado di rendere più appetibili le toccate con un’offerta estremamente diversificata in termini di accoglienza dei croceristi, nella quale capace non è coinvolta soltanto la città, ma tutto il territorio circostante.
Lo sforzo dovrà dunque andare, innanzitutto, nella direzione di colmare le carenze (a cominciare dalla mancata realizzazione del nuovo banchinamento di Sant’Apollinare) e di adeguare le strutture esistenti in cattivo stato di conservazione. Dopodiché, occorrerà necessariamente ripensare l’intero sistema dell’accoglienza, predisponendo, con una alleanza tra istituzioni e privati, un piano di rilancio che abbracci le esigenze dei croceristi senza trascurare quelle del territorio. Soltanto così potrà ridursi il gap con Bari e rendere attuale, secondo l’auspicio del commissario Leone, la coesistenza di sviluppo e sostenibilità.