
La Fondazione San Raffaele ha annunciato di avere avviato la procedura di licenziamento collettivo per i 157 dipendenti del Centro di Riabilitazione per neurolesi e motulesi di Ceglie Messapica: si tratta di tutto il personale che presta servizio presso la struttura, tra medici, infermieri, cuochi, ausiliari, amministrativi e tecnici per i quali entro quattro mesi è prevista la cessazione del contratto di lavoro.
La decisione, come rende noto la famiglia Angelucci, cui fa capo la Fondazione, è stata adottata in conseguenza della legge n. 21 del 30 maggio 2024 (e delle delibere esecutive di ASL Brindisi) con la quale Regione Puglia ha disposto il rientro nella gestione pubblica del Centro, con conseguente avvio della procedura di internalizzazione del personale (che dovrà dalla Fondazione, persona giuridica privata che lo gestisce in regime di convenzione, alla struttura pubblica dell’azienda sanitaria locale, che ne recupererebbe l’esercizio con “tutte le unità operative, relativi day hospital e per tutti i livelli, regimi e fasi delle attività riabilitative”).
La questione è attualmente all’attenzione della sezione leccese del Tribunale Amministrativo Regionale che, dopo i primi provvedimenti cautelari che hanno sostanzialmente paralizzato gli effetti della legge regionale, si pronuncerà nel merito a partire dal prossimo 9 aprile.
Il consigliere regionale (ex Azione) Fabiano Amati, presidente della Commissione Bilancio, Finanze e Programmazione, promotore e primo firmatario della legge pugliese, se da un lato ha espresso apprezzamento per il futuro a gestione pubblica del Centro “La decisione di avviare la procedura di licenziamento collettivo del personale da parte della Fondazione San Raffaele, attuale gestore, favorisce in ogni caso il processo d’internalizzazione. Certo, il tutto si sarebbe potuto fare senza passare da procedure traumatiche come appunto il licenziamento, magari in concordia e soprattutto da diverse settimane, stanti le numerose problematiche oggettive emerse, ma ciò non mi esime dal rilevare a questo punto un po’ di collaborazione della Fondazione con la pubblica amministrazione”, ha scritto in una nota) dall’altro ha posto l’accento sulla questione assistenziale: “A prescindere dalle procedure di transito del personale, temo una riduzione se non una disattivazione, sia pur temporanea, dell’assistenza sanitaria. Per questi motivi ho già allertato l’Assessorato regionale alla sanità e la ASL di Brindisi, per garantire – come al solito – la domanda di salute e il personale in servizio”.
Perplessità sono state manifestate anche dai sindacati che seguono la vicenda, in particolare da CGIL e CISL, che auspicano il mantenimento di tutti i livelli occupazionali, nonché il rispetto dei diritti sino ad ora maturati dai lavoratori.
Marina Poci
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